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La visita di Sileri a San Benedetto

La carenza di medici è un problema nazionale ma nel territorio piceno assume una gravità ancor più sentita se consideriamo che siamo la cenerentola delle Marche. Con il Sottosegretario Pierpaolo Sileri ci siamo confrontati proprio su questo. La sua visita è servita a fare il punto con il personale sanitario sulle esigenze delle Marche e della nostra struttura che vive i tanti deficit ereditati sul piano del personale sanitario e delle riorganizzazioni in atto delle strutture della Regione.

Un contatto diretto che ha sempre l’intento di rappresentare il territorio, partendo purtroppo dai tanti temi da risolvere e sul quale è massima la nostra attenzione, nel sollecitare e supportare la Regione che ha nelle sue competenze la gestione del sistema sanitario delle Marche.

Sono anni che si continuano ad ignorare le situazioni economiche e le dotazioni organiche e strutturali della sanità del Piceno e delle Marche che da troppo ormai viene penalizzata nonostante rappresenti un servizio primario per il nostro territorio. Tra sgarbi, dimenticanze e negligenze varie, siamo diventati la cenerentola delle Marche e intanto il personale sanitario è sempre più ridotto all’osso. Un problema – questo – evidenziato dalla pandemia e che riguarda tutta la nazione ma questa non può essere una giustificazione. Il sottosegretario Sileri era già venuto a settembre 2021 ma ha voluto fare ritorno per esprimere ai colleghi sanitari la sua vicinanza e per capire le reali esigenze.

Gli sono grato per l’impegno e per aver deciso di dedicare al nostro territorio la sua attenzione in un momento in cui, benché sia decaduto lo stato di emergenza, c’è ancora apprensione per la pandemia e per le nuove varianti.

Covid, la road map per uscire dall’emergenza

Stiamo per dire addio al Super Green Pass e ai colori delle Regioni. Voglio quindi condividere con voi la road map per fare ritorno alla normalità. Una normalità che non si deve tradurre in un abbassamento della guardia perché il Coronavirus è sempre in circolazione e non possiamo permetterci nuovi aumenti di pazienti in terapia intensiva né, tantomeno, nuove chiusure e restrizioni.

Tra due giorni scadrà lo stato d’emergenza. A partire dal 1 Aprile, dopo oltre due anni decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo: al loro posto ci sarà un’unità operativa ad hoc, “per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia”, operativa fino al 31 dicembre.

Tramonta anche il sistema dei colori, ma il monitoraggio proseguirà. Non sarà più necessario avere il Green pass base per entrare negli uffici pubblici, nei negozi, nelle banche, alle poste o dal tabaccaio.

Per la ristorazione al chiuso, al banco o al tavolo, servirà il Green pass base e non quello rafforzato. Stop al certificato anche sui bus e in generale sui mezzi di trasporto pubblico locale, dove proseguirà invece l’obbligo di indossare le mascherine fino al 30 aprile. Dal 1 aprile decade, inoltre, il limite alle capienze nelle strutture e dunque anche negli stadi – dove per accedere sarà richiesto il Green pass base.

Cosa succede per chi entra in contatto con un positivo al Covid?

Nessuno, anche chi non è vaccinato, sarà costretto ad osservare la quarantena. Si dovrà restare in autoisolamento solo nel caso in cui si abbia contratto il virus fino a che il tampone non certificherà la negatività eseguendolo dopo almeno sette giorni, o dieci per i non vaccinati. per tutti gli altri, autosorveglianza per 10 giorni: ciò significa che si potrà uscire e andare al lavoro ma indossando la mascherina Ffp2.

Dal 1 Maggio termina l’obbligo del Green Pass quasi ovunque. Fino al 30 aprile, per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà ancora obbligatorio in versione base. Quello rafforzato resterà in vigore fino al 30 aprile per centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso. Via anche l’obbligo delle mascherine nei luoghi al chiuso e sui mezzi di trasporto.

Dal 15 Giugno decadono gli obblighi vaccinali per il personale scolastico, militari, agenti di polizia e soccorso pubblico, polizia locale, dipendenti dell’amministrazione penitenziaria e in generale lavoratori all’interno degli istituti penitenziari, personale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. L’obbligo di vaccino resterà in vigore oltre questa data soltanto per il personale sanitario e Rsa.

Il 30 Giugno è il termine fissato per il ritorno in ufficio in presenza nell’ambito privato. Fino a quella data ci sarà la possibilità di ricorrere al cosiddetto ‘lavoro agile’ nel settore privato senza l’accordo individuale tra datore e lavoratore.

Il 31 Dicembre è l’ultima scadenza del calendario. Fino ad allora resterà in vigore l’obbligo di vaccino per il personale sanitario e delle Rsa. E le visite da parte di familiari e visitatori alle persone ricoverate all’interno di ospedali e residenze socio assistenziali saranno consentite solo con il Super Green Pass.

AREA VASTA 5 E INDENNITA’ DEL PERSONALE: BASTA GIOCARE SULLA PELLE DI CHI IN SILENZIO STA LAVORANDO CON ABNEGAZIONE

Nelle scorse settimane migliaia di infermieriOss e tecnici della provincia di Ascoli Piceno hanno saputo che avrebbero subito un taglio di 200 euro nella busta paga di gennaio e di 500 in quella di febbraio. Sconcertante.

Ho seguito, in questi giorni, la preoccupante e imbarazzante situazione che riguarda il personale infermieristico dell’Area Vasta 5. Qualcuno li ha definiti “eroi usa e getta” e purtroppo la sensazione è proprio quella.

È dal 1995 che si continuano ad ignorare le situazioni economiche e le dotazioni organiche e strutturali della sanità del Piceno, da troppi anni ormai penalizzata benché rappresenti un servizio primario per il nostro territorio. Tra sgarbi, dimenticanze e negligenze varie, siamo diventati mano a mano la cenerentola delle Marche, con una politica locale-regionale più impegnata a perpetrare battaglie di potere e di campanile sulla sanità piuttosto che a lavorare per migliorare e garantire quei servizi che pazienti ed operatori meritano. Purtroppo si è sempre proceduto con interpretazioni restrittive delle norme da parte dei dirigenti dell’epoca delle ex Z.T. n. 12 e n. 13, volte esclusivamente al contenimento della spesa del personale, senza sviluppare un reale progetto di razionalizzazione ed efficientamento dei servizi, con la politica silente o addirittura attiva nel peggiorare la situazione.

Tutto questo sfocia, oggi, in una situazione inaccettabile, con il fondo dall’art. 80 del CCNL del 21/05/2018 assolutamente insufficiente per liquidare le indennità per turnazioni, lavoro festivo, notturno, notturno festivo e quant’altro.

L’attuale situazione pandemica ha poi dato il colpo di grazia alla nostra sanità, avendo comportato in molti casi una maggiore turnazione del personale e l’erogazione di ulteriori indennità che hanno aggravato ulteriormente una situazione di per se già fortemente compromessa. Chiunque abbia un po’ di buonsenso, proprio mentre il personale sta lavorando con abnegazione da oltre due anni, combattendo e rischiando in corsia per curare anche noi, i nostri familiari ed amici, immaginerebbe la necessità di compiere uno sforzo volto a supportare e premiare questo impegno. Invece bisogna assistere alla proposta della direzione sanitaria e della Giunta regionale del taglio alle dovute indennità. Personalmente sono rimasto basito del fatto che il personale infermieristico sia dovuto ricorrere alla minaccia di uno stato di agitazione perché l’Asur e l’Av5 ragionassero, seppur con un ritardo di 1.800 giorni. Mi auguro che questo problema venga risolto e che la sanità Picena possa trovare nuovo slancio con una decisa discontinuità che si attende da troppi anni.