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Il Movimento 5 Stelle anche nelle Marche unito con Giuseppe Conte

Il Movimento 5 Stelle è fatto da donne e uomini che vogliono cambiare il Paese in cui viviamo e che hanno cominciato a realizzare concretamente questo sogno, sia a livello locale che a livello nazionale, con i Governi Conte I e Conte II, e provvedimenti attesi da decenni o anche completamente innovativi ma fondamentali, come il superbonus, lo spazzacorrotti, il reddito di cittadinanza è tanti altri che per brevità non citiamo.

Da sempre soffriamo il problema dei fuoriusciti o delle uscite scomposte, nei gruppi locali, nei Consigli e soprattutto in Parlamento, e quest’ultima sortita, seppur corposa e guidata dall’ex capo politico, non si differenzia dalle altre: non “scissioni” o addirittura “scismi”, ma uscite che lasciano ampi dubbi sul fatto che queste scelte possano anche essere state fatte per soldi, poltrone, non rispetto delle regole, perchè chi invoca la serietà e le regole le rispetta per primo, e andando a verificare non tutti lo hanno fatto.

Stare nel Movimento non è per tutti, richiede spirito di sacrificio, lavoro, rinunce (a partire dai soldi delle restituzioni), denunce, maturità, pazienza. Si tratta di tutelare gli interessi collettivi, mai di parte, e questo lo facciamo a tutti i livelli, dal Governo al Parlamento, dai Consigli regionali ai Consigli comunali. Il trovarsi contro praticamente tutte le forze politiche, che ancora ci percepiscono come “diversi”, di fatto è una sorta di sigillo di qualità.

Il nostro lavoro, incredibile, di qualità, non “passa” sempre come dovrebbe, si dedica più spazio a presunte imprecisioni formali dello Statuto e in generale ai nostri problemi piuttosto che alle nostre azioni politiche, mentre al tempo stesso si nascondono le condanne per reati gravi e le liti degli altri, mettendo in risalto i teatrini di leader imbarazzanti e/o inconsistenti. Ciò che la politica non dovrebbe essere.

Ma la nostra azione resta la stessa, lavorare e fare scelte per portare beneficio a tutti i cittadini, in primis quelli in difficoltà e non come avveniva da decenni solo per gli amici degli amici. E questo lavoro, a tutti i livelli, richiede resistere alle lusinghe e alle tentazioni che i tanti interessi sanno prospettare: nel Movimento resta solo la gente seria, capace di mettere da parte l’individualismo e pensare davvero al bene comune.

Anche in questo senso questa crisi è un’opportunità: come le altre volte, ci siamo “depurati” di quelli che invece hanno messo altri interessi davanti agli ideali, mentre chi resta dimostra coi fatti che il potere, il conto in banca e la carriera non sono l’interesse primario.

Peccato per chi se n’è andato, da alcuni ce lo aspettavamo, da altri no, ma è sempre preferibile capire chi si ha a fianco, perché il lavoro da fare per migliorare la nostra Italia è ancora tanto e duro, si fa insieme e questo certo non è il momento di fermarsi, anzi: servono perciò persone come quelle che sono rimaste, a partire dal Presidente Giuseppe Conte. 

Ed il lavoro non può che ripartire dai territori, dalle Marche e finalmente dopo anni avremo una struttura territoriale, definita, riconosciuta, capillare, a partire da ogni singolo gruppo cittadino fino a Roma e su questo lavoreremo tutti, insieme, per ripartire con forza e determinazione, la stessa di sempre, perchè chi ci mette la faccia in questi ruoli lo fa perchè ama la sua città, il suo territorio e il suo Paese, senza altri interessi se non il bene comune. Le clientele e il potere fine a se stesso li combattiamo.

Un forte abbraccio a tutta la comunità del Movimento 5 Stelle delle Marche, fatta di volontariato, attivismo e partecipazione civica. Avanti tutta, insieme.

sen. Giorgio Fede

sottosegretario Rossella Accoto

sen. Donatella Agostinelli

sen. Mauro Coltorti

sen. Sergio Romagnoli

on. Maurizio Cattoi

on. Roberto Cataldi

on. Mirella Emiliozzi

on. Roberto Rossini

Marta Ruggeri, consigliera regionale

Lorella Schiavoni, consigliera comunale Ancona

Roberto Ascani, sindaco Castelfidardo

Andrea Marconi, assessore Castelfidardo

Romina Calvani, assessore Castelfidardo

Ruben Cittadini, assessore Castelfidardo

Sergio Foria, assessore Castelfidardo

Amedea Agostinelli, assessore comunale Castelfidardo

Ilenia Pelati, consigliera comunale Castelfidardo

Damiano Ragnini, consigliere comunale Castelfidardo

Francesco Fagotti, consigliere comunale Castelfidardo

Ivana Camilletti, consigliera comunale Castelfidardo

Lorenzo Serenelli, consigliere comunale Castelfidardo

Aurelio Alabardi, consigliere comunale Castelfidardo

Anna Maria Mazzoni, consigliera comunale Castelfidardo

Simone Mazzocchini, consigliere comunale Castelfidardo

Annamaria Frascati, consigliera comunale Castelfidardo

Lorena Angelelli, consigliera comunale Castelfidardo

Bruno Frapiccini, consigliere comunale Falconara

Leonardo Guerro, consigliere comunale Maiolati Spontini, consigliere provinciale

Giancarlo Focante, consigliere comunale Maiolati Spontini

Edda Piergentili, consigliera comunale Montemarciano

Giovina Figliolia, consigliera comunale Monte San Vito

Caterina Donia, consigliera comunale Osimo

Massimo Tamburri, consigliere comunale Ascoli Piceno

Eleonora Camela, consigliera comunale Ascoli Piceno

Mauro Bochicchio, sindaco Castel di Lama

Roberta Celani, consigliera comunale Castel di Lama

Marco Mattoni, consigliere comunale Castel di Lama

Luca Cristofori, consigliere comunale Castel di Lama, consigliere provinciale

Nicola Accorsi, consigliere comunale Castel di Lama

Cinzia Fazzini, consigliera comunale Castel di Lama

Alessandra Manigrasso, consigliera comunale Grottammare

Stefano Fortuna, consigliere comunale Fermo

Simone Vecchi, consigliere comunale Montegiorgio

Moira Vallati, consigliere comunale Porto Sant’Elpidio

Roberto Cherubini, consigliere comunale Macerata

Roberto Spedaletti, consigliere comunale Macerata

Stefano Mezzasoma, consigliere comunale Potenza Picena

Francesco Panaroni, consigliere comunale Fano

Tommaso Mazzanti, consigliere comunale Fano

Giovanni Fontana, consigliere comunale Fano

Angelo Petrella, consigliere comunale Gradara

Francesca Frenquellucci, assessore Pesaro

Claudia Vanzolini, consigliera comunale Pesaro

Lorenzo Lugli, consigliere comunale Pesaro

Mirko Bezziccheri, consigliere comunale Vallefoglia

Marzia Cartoceti, consigliera comunale Vallefoglia

Andrea Lombardo, consigliere comunale Vallefoglia

La mozione sulla Corte Penale Internazionale

Questa mattina in Aula ho illustrato una mozione, approvata all’unanimità, che è frutto di un lavoro comune di tutti i componenti della Commissione diritti umani del Senato. 

Chiunque è rimasto profondamente colpito e addolorato dalle morti, dagli episodi di violenza e dalle sofferenze che si sono verificate in Ucraina a seguito dell’aggressione russa.

Bucha, Borodyanka, Kramatorsk, Mariupol, Kharkiv. Città che molti di noi non conosceva ma che sono divenute tristemente note per gli orrori e le atrocità.

Secondo l’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni i morti civili di questa guerra sono ormai ben oltre 4.000. Quando è stato audito in Commissione, il giudice Aitala ha parlato di dieci vittime civili ogni vittima militare. Questo quindi ci dà la misura della situazione: è evidente che i crimini di guerra si stanno pericolosamente trasformando in crimini contro l’umanità perché la popolazione civile è inerme, non è parte attiva del conflitto ma si trova inevitabilmente coinvolta nelle forme più gravi e terribili di violenza.  Per questo sempre di più dobbiamo parlare di sicurezza umana, dobbiamo sforzarci per lavorare per la pace e, nel frattempo, lavorare alla ricerca della verità. Affinché tali atrocità non rimangano impunite e non accadano più.

Non bisogna poi dimenticare le decine di migliaia di donne e uomini in divisa, ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani, che la guerra ha strappato brutalmente ai loro cari.

Proprio per fare luce su eventi di questa portata e gravità è stata istituita la Corte penale internazionale.

Una realtà importantissima, la Corte penale internazionale, che ha visto il nostro paese in prima fila nella sua istituzione e che si è sostanziata nello Statuto di Roma, firmato in Campidoglio a poche centinaia di metri in linea d’aria da qui, il 17 luglio 1998. La Corte ha competenza su genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione. 

Il lavoro svolto dalla Commissione diritti umani sul ruolo, oggi, nell’attuale momento storico, con una tragica guerra in Europa, della Corte penale internazionale, ha riguardato due momenti. 

Il primo ha visto l’intervento in Commissione del Giudice della Corte penale internazionale Rosario Aitala.

Il secondo ha visto la presenza e la testimonianza delll’Onorevole Sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova.

Entrambe queste due autorevoli voci hanno dato un contributo importante per capire concretamente quale possano essere la funzione e il ruolo della Corte penale internazionale nell’attuale situazione di crisi e come il nostro paese possa contribuire a sostenere il suo operato. E per acquisire elementi volti a rendere tale istituzione sempre più incisiva e efficace. 

La mozione si sofferma in particolare su tre profili.

Il primo riguarda la necessità di un sostegno finanziario adeguato all’attività della Corte. In questo senso l’Italia sta facendo bene la sua parte. È il quinto contributore al bilancio della Corte ed è puntuale nella erogazione dei fondi, cosa non di seconda importanza. È necessario che il nostro paese continui su questa strada.

Le risorse devono mettere in condizione la Corte penale internazionale di promuovere la sua azione laddove sia necessario.

Altro punto sollevato dalla mozione che mi pare di cruciale importanza: il fatto che lo stupro nei contesti di guerra possa essere riconosciuto non solo come crimine di guerra e crimine contro l’umanità, ma anche come atto di natura genocidaria, evidenziandone in maniera ancor più chiara l’assoluta gravità.

È un punto importante che ancora non vede pienamente concorde la comunità internazionale e che quindi richiede un lavoro. 

Penso che l’Italia abbia tutte le carte in regola per portare avanti un approccio che renda più forte sul piano della giustizia internazionale l’insopportabile tributo di sofferenze pagato dalle donne in occasione di conflitti armati, continuando così allo stesso tempo l’impegno internazionale per la piena attuazione dell’Agenda “Donne, pace e sicurezza”. 

Terzo importante punto richiamato dalla mozione, il ruolo della Commissione istituita dalla ministra Cartabia nella stesura di un codice dei crimini internazionali. È un passaggio che il nostro paese ancora deve compiere, dopo l’approvazione della legge n. 237 del 2012, per dare piena attuazione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Penso che oggi il Senato possa dare su queste tre questioni un segnale importante e che possa mostrare che sui diritti non ci sono divisioni o identità. 

Serviva un segnale importante da parte della politica perché sui diritti non ci possono essere divisioni o identità ma anzi costituiscono un patrimonio comune di quest’Aula come di tutto il Paese e dell’intera comunità internazionale.

NUOVI COORDINATORI REGIONALI DEL M5S

Quella che mi ha affidato il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è una grande responsabilità. Ne sono davvero onorato e lo ringrazio per la stima e la fiducia che ha voluto riporre in me.

Martedì sera il Presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha nominato i coordinatori regionali del Movimento nel corso di una conferenza stampa. Per le Marche la scelta è ricaduta sul sottoscritto che, nel 2020-2021, aveva già ricoperto il ruolo di facilitatore rapporti interni, fino all’introduzione del nuovo Statuto. 

Inutile dire che quella che mi ha affidato il presidente Conte è una grande responsabilità e mi impegnerò per onorarla lavorando con profondo impegno e con l’obiettivo di fare il bene della nostra meravigliosa Regione e della sua comunità di portavoce, attivisti e simpatizzanti del M5S. Credo molto nel concetto di squadra, un aspetto fondamentale del fare politica, e credo profondamente nella squadra del Movimento 5 Stelle.

Credo anche che questi ruoli siano importantissimi soprattutto dopo aver avuto conferma di quanto lavoro dobbiamo ancora fare sui territori. Dobbiamo ricostruire ed aggregare attorno al Movimento mettendo a frutto quell’impegno profuso in questi anni da tutti i nostri attivisti, lavorando per farlo comprendere di più e meglio.

La sfida è quella di dare al Movimento una struttura che non ha mai avuto, per rendere l’azione di ogni singolo componente più efficace. In quest’ottica sarà fondamentale la riorganizzazione territoriale e la nomina dei referenti provinciali che attendiamo insieme al regolamento per i gruppi locali che ci consentiranno di lavorare davvero come una squadra. Ne abbiamo estremamente bisogno per ridare slancio a questa grande famiglia che è il Movimento 5 Stelle.

Avanti tutta quindi, forti di un nuovo corso del Presidente Giuseppe Conte che è stato definitivamente giudicato in maniera favorevole per il rispetto delle regole e della democrazia anche dal Tribunale di Napoli chiudendo alle richieste di 4 ex iscritti e dando ragione alle scelte approvate a grandissima maggioranza.

Stangata a tavola da 8,1 miliardi per le famiglie. Ecco perché dobbiamo accelerare per la pace

Da settimane io e tutto il Movimento 5 Stelle stiamo ribadendo l’urgenza di dare una svolta affinché l’Ucraina si aggiudichi una vittoria politica, ovvero un negoziato di pace.

Proseguire sulla strada del conflitto sta provocando gravissime conseguenze che, peraltro, erano prevedibili. Mi riferisco all’allarme lanciato da Coldiretti: in arrivo una stangata a tavola da 8,1 miliardi per le famiglie. L’aumento dei prezzi scatenato dalla guerra in Ucraina costerà, nel 2022, alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, a causa dell’effetto dell’inflazione che colpisce soprattutto le categorie più deboli. 

Questi dati emergono in maniera incontrovertibile dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dei rincari nel carrello, sulla base dei dati Istat sui consumi degli italiani e dell’andamento dell’inflazione nei primi cinque mesi dell’anno. 

“A guidare la classifica dei rincari c’è la verdura che quest’anno costerà complessivamente alle famiglie italiane 1,95 miliardi in più – sottolinea Coldiretti – e precede sul podio pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,48 miliardi, e carne e salumi, per i quali si stima una spesa superiore di 1,35 miliardi rispetto al 2021. Al quarto posto la frutta, con 0,84 miliardi, precede il pesce (0,7 miliardi), latte, formaggi e uova (0,63 miliardi) e olio, burro e grassi (0,52 miliardi) che è però la categoria che nei primi cinque mesi del 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi. Seguono con esborsi aggiuntivi più ridotti le categorie acque minerali, bevande analcoliche e succhi, zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci, caffè, tè e cacao e sale, condimenti e alimenti per bambini”. 

Insomma, l’aumento dei prezzi riguarderà i prodotti che sono alla base della nostra alimentazione e a pagare per le conseguenze saranno soprattutto le fasce più deboli. Parliamo di 5,5 milioni di persone in una condizione di povertà assoluta. E pensare che c’è una parte della politica che vorrebbe togliere a queste persone ogni dignità eliminando il Reddito di Cittadinanza. 

Una situazione che si aggraverà peraltro, visto che si stima che con i rincari energetici aumenterà il numero di quanti non riescono più a garantirsi un pasto adeguato, con un numero crescente di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari. 

Il mio plauso personale va a Coldiretti che ha avviato l’esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica grazie alla quale sono stati raccolti oltre 6 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100 per cento italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi. 

Sorpresa choc, non sono i bonus edilizi a incidere sul caro materiali

I bonus edilizi non innescano spirali inflazionistiche né contribuiscono a rendere difficile l’approvvigionamento di materiali”.

Non è il Movimento 5 Stelle a dirlo ma è la CNA in una nota che sfata tutti i miti, i luoghi comuni e le fandonie inventate dai partiti contrari a questa misura e, purtroppo, anche dal presidente del consiglio Mario Draghi.

“La copiosa letteratura di luoghi comuni sui bonus edilizi – scrive la CNA – sta alterando profondamente la realtà di questi strumenti che l’anno scorso hanno inciso per oltre un terzo alla crescita del prodotto interno lordo. Leggendo con attenzione le rilevazioni di Istat ed Eurostat emerge una realtà molto diversa da come viene raccontata. I bonus edilizi, dal Superbonus 110% a quelli minori, mostrano un impatto nullo sul problema degli incrementi dei prezzi di materie prime e semilavorati. Nel quarto trimestre dell’anno scorso, infatti, l’indice dei prezzi delle costruzioni ha mostrato una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 Paesi membri dell’Unione europea.  L’Italia si colloca nella fascia ben sotto la media con un incremento del 9,7%, solo la Grecia evidenzia un aumento più contenuto: +4,2%. Paesi nei quali non ci sono i bonus per l’edilizia registrano crescite molto più consistenti. È il caso della Germania con +24,1%, della Spagna con +19%, dei Paesi scandinavi con rialzi tra il 23 e il 32%. Le maggiori tensioni sui costi delle costruzioni emergono in Repubblica Ceca con un aumento del 43% e in Ungheria con il 74%”.

In conclusione? Come stiamo sostenendo da mesi, il caro-materiali non è un problema solo italiano bensì un fenomeno globale anche se con intensità differenziata e l’Italia si colloca persino tra i Paesi più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022, con l’indice che sale a 115 e solo l’Irlanda mostra un incremento inferiore.

“Lo stesso vale per l’accusa che i bonus siano i responsabili delle difficoltà dell’approvvigionamento dei materiali – torna a dire CNA –. L’accelerazione della domanda globale già da un anno ha messo in crisi molti settori in termini di puntualità delle forniture. In Francia, a esempio, senza bonus edilizi e con un mercato delle costruzioni in fase di ristagno, la percentuale di imprese delle costruzioni che lamentano riduzioni dell’attività a causa dei materiali è schizzata dal 4 al 39% in appena dieci mesi. Le vere criticità per i bonus edilizi sono piuttosto la mancanza di certezza nel tempo e di stabilità dello strumento di incentivazione”.

Sono quindi le circa 30 modifiche legislative in meno di due anni e i balletti di certi esponenti di questo Governo ad alimentare la confusione e l’incertezza, in particolare CNA parla dei quattro interventi sui meccanismi per la cessione dei crediti in un trimestre hanno paralizzato di fatto il mercato, e infine l’estensione dell’obbligo di attestazione Soa anche al settore dei bonus rischia di infliggere il colpo di grazia a uno dei pochi strumenti che stimolano la crescita economica.

“Gli incentivi non devono esprimere simpatia ma essere funzionali agli obiettivi e misurati. Da tempo la CNA ha espresso la disponibilità a discutere un riordino del sistema dei bonus all’edilizia per migliorarne l’efficacia in termini di costi/benefici nell’interesse del Paese”.

Personalmente mi sento di ringraziare la CNA per la correttezza e la trasparenza nell’ammettere quale sia la verità. E’ bene che i cittadini sappiano quante bugie gli vengono propinate loro soprattutto dalle destre.

Balneari, si lavora a soluzione condivisa

All’interno della maggioranza di governo, il MoVimento 5 Stelle è impegnato come sempre alla tutela del bene comune che in questo caso richiede di trovare il giusto punto di equilibrio tra diversi interessi: Stato, utenti, imprese, lavoratori. Una tematica complessa che si trascina da oltre un decennio, senza trovare soluzione.

Abbiamo definito la proposta approvata in Consiglio dei Ministri e presentata al decreto concorrenza una buona base di partenza che pone fine al regime delle prorogatio e sposa la direzione auspicata dal M5S già in legge di bilancio al Senato, dove si era fatto un esercizio per rispondere alle diverse problematiche e criticità. 

Dopo anni di proroghe, dal gennaio del 2024 la politica è chiamata a dare certezze ad un settore che per un decennio ha vissuto di false attese. 

Per questo riteniamo che il testo che sarà approvato nei prossimi giorni apra ad un nuovo corso con gare pubbliche e con un maggiore efficientamento di tutto il settore che consentirà di valorizzare al meglio le potenzialità economiche dello stesso e di permettere alle imprese di investire nella consapevolezza di poter realizzare gli investimenti, nel rispetto dei diritti degli utenti di corrispondere il giusto prezzo per i servizi offerti ed impedendo qualsiasi forma di speculazione. Per rispetto del settore balneare, dunque, non ci sarà nessuno spostamento in avanti del cronoprogramma, come aveva paventato nei giorni scorsi il ministro Garavaglia.

Il percorso è tracciato, e vedrà diversi step decisivi a partire da quello della mappatura di tutte le aree demaniali, quindi la digitalizzazione di tutti i dati e delle relative procedure e a seguire dunque la formulazione di gare ad evidenza pubblica. Non va dimenticato che saranno previsti meccanismi di tutela specifici per gli attuali concessionari, con un riconoscimento del valore economico degli investimenti fatti a carico di chi dovesse subentrare, oltre a precise garanzie per le imprese più piccole a carattere familiare e monoreddito.

Inoltre, ci saranno anche clausole sociali per i lavoratori, dopo anni di selvagge storture e precariato diffuso. Da un lato, non verranno dispersi know how ed esperienze virtuose di questi anni, dall’altra però metteremo fine a quel trend ereditario che ha contribuito a cristallizzare in senso negativo le perverse dinamiche del settore. Infine, verrà calibrato un meccanismo di protezione per scongiurare che arrivino multinazionali a fare incetta delle nostre spiagge per poter poi operare in regime di semi-monopolio. Insomma, da una parte verrà finalmente tutelato l’interesse dello Stato, ma dall’altra ci sarà margine per una maggiore valorizzazione economica delle pmi del comparto e dei loro investimenti: l’obiettivo prioritario che il M5s ha sempre cercato di perseguire.

I contenuti della risoluzione di maggioranza sul DEF 2022

La risoluzione di maggioranza proposta dal Movimento 5 Stelle ha l’obiettivo di dare priorità ad alcune proposte e tematiche che riteniamo prioritarie in questo momento di crisi diffusa.

In sede di approvazione del Def avevamo chiesto che il Governo fosse ambizioso e coraggioso, e soprattutto che non prevedesse un aumento repentino delle spese militari. Eravamo e rimaniamo convinti che l’urgenza sia rispondere alle esigenze di famiglie, lavoratori e imprese.

Da queste considerazioni derivano le richieste della risoluzione di maggioranza che vi illustro in sintesi e che impegna il governo:

  1. a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al prodotto interno lordo (PIL), nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel DEF 2022;
  1. a proseguire nell’iter dei disegni di legge indicati nel Def 2022 e per l’esecuzione del PNRR; 
  1. a promuovere iniziative espansive, contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, assicurare liquidità alle imprese mediante garanzie;
  1. prevedere risorse dirette in favore degli enti territoriali anche per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia;
  1. a sostenere la risposta del sistema sanitario; 
  1. Adeguare i fondi, in virtù dell’aumento dei costi dell’energia, destinati alle opere dei progetti relativi al PNRR;
  1. Rafforzare le politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini;
  1. a monitorare l’andamento della situazione macroeconomica e dei principali indicatori congiunturali al fine di prevedere interventi di sostegno, del tutto simili a quelli messi in campo durante l’emergenza pandemica, per famiglie, lavoratori, imprese, ecc;
  1. a garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico;
  1. a trovare il corretto punto di equilibrio tra interessi erariali e salvaguardia della continuità aziendale in caso di debiti erariali da parte delle imprese; 
  1. a prorogare il termine del superbonus 110% per le abitazioni unifamiliari, specificando che la percentuale del 30% dell’intervento complessivo sia riferito al complesso dei lavori e non ai singoli lavori oggetto dell’intervento;
  1. a rafforzare le misure per l’Istruzione, l’Università e la ricerca, e a garantire isorse adeguate da destinare al comparto scuola, cultura e turismo;
  1. a potenziare il sistema sanitario nazionale, compresa la domiciliarità, la medicina territoriale, l’assistenza e la terapia domiciliare, il potenziamento, l’adeguamento e rinforzo delle strutture ospedaliere;
  1. a proseguire nell’attuazione del Green New Deal individuando un piano industriale impiantistico del Paese e favorire la transizione ecologica, energetica verso l’economia circolare;
  1. ad adottare interventi in favore del settore dei trasporti, della Pesca e dell’Agricoltura, incrementando le risorse;
  1. a rafforzare il dialogo con le organizzazioni sindacali, datoriali e del lavoro autonomo promuovendo misure di sgravi fiscali o contributivi;
  1. ad adottare misure per affrontare la povertà alimentare ampliando anche il bonus sociale e le crescenti disparità generazionali, territoriali, di genere e salariali, con interventi finalizzati ad invertire il trend demografico del Paese, anche dando piena attuazione agli interventi previsti dal family act. 
  1. A favorire l’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne anche proseguendo con le misure di esonero contributivo, nonché rafforzando gli interventi a sostegno della ripresa economica nel Sud e nelle altre aree svantaggiate del Paese;
  1. Ad intervenire nella semplificazione del funzionamento del fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e del fondo per la morosità incolpevole;
  1. a promuovere una revisione sostanziale dello stesso meccanismo del Patto di Stabilità e Crescita, che tenga conto delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascun Stato membro, a partire dal mantenimento dell’attivazione della clausola generale di salvaguardia, ove necessario, anche nel corso del 2023, per consentire agli Stati membri di continuare ad adottare le necessarie misure di flessibilità di bilancio finalizzate a ridurre al minimo l’impatto economico e sociale della grave crisi economica; 
  1. a sostenere il Governo in Europa per una modifica delle regole fiscali che prenda atto della necessità di privilegiare semplicità e flessibilità e incentivo alla controciclicità, ai fini non solo della stabilizzazione macroeconomica, ma della promozione della crescita e della coesione.

Il Documento di Economia e Finanza 2022

Il Def 2022 è stato approvato ormai un mese fa, in un momento di crisi e tensione sia a livello interno che internazionale. Due anni di pandemia hanno certamente lasciato il segno sulla nostra economica e alle dinamiche crescenti sui prezzi che ne sono derivate si sono aggiunte le tensioni internazionali di natura energetica, finanziaria e geopolitica dovute al conflitto in Ucraina.

Per questo il Movimento 5 Stelle ha sempre chiesto un Def che fosse ambizioso, nel segno delle necessità degli italiani. Su questa scia ci siamo fortemente opposti all’aumento repentino delle spese militari che il Governo aveva intenzione di applicare: per noi l’urgenza era rispondere alle esigenze di famiglie, lavoratori e imprese. Abbiamo scongiurato questo scenario, che avrebbe distratto risorse essenziali, ma crediamo che il coraggio non sia stato abbastanza. Nonostante l’aumento del deficit strutturale rispetto alla NaDef 2022, infatti, i miliardi a disposizione dei cittadini sono ancora insufficienti e lo saranno ancor più se il conflitto in Ucraina dovesse prolungarsi riducendo ulteriormente le prospettive di crescita.

Da queste considerazioni derivano le richieste della risoluzione di maggioranza a nostra prima firma: necessità di un nuovo scostamento nel caso di peggioramento del quadro economico, revisione del sistema dei prezzi del carburante, Energy Recovery Fund, ristori alle imprese più colpite, potenziamento della cessione dei crediti del Superbonus, adeguamento all’inflazione degli investimenti pubblici (compresi quelli del PNRR), revisione radicale del Patto di Stabilità. Non è il momento di tirare il freno a mano alla finanza pubblica.

Giornata mondiale della libertà di stampa: l’Italia al 58esimo posto

L’Italia si piazza al 58esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa redatta da Reporter Senza Frontiere. E obiettivamente noi del Movimento 5 Stelle lo diciamo da anni. Da quando siamo nati.

Non importa che il nostro Paese sia democratico, il problema permane: cercare di far luce su un problema, di dire la verità non è cosa semplice. La stampa italiana è ancora troppo soggetta a limitazioni e censure, se non dal Governo, dall’editore. Alcuni giornalisti arrivano persino a subire minacce e attacchi personali. L’ultimo dato a disposizione risale al 2020 quando sotto scorta c’erano 20 giornalisti. Che sarà mai, direte. Io credo invece che non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno perché il giornalista, la stampa, dovrebbe avere il diritto oltre che il dovere di ricercare sempre e comunque la verità.

Eppure così non è. E si finisce così per avere una stampa per lo più al soldo di questo o quel partito, di questo o quel imprenditore/editore.

Noi del Movimento 5 Stelle, il nostro presidente Giuseppe Conte, lo sappiamo bene: troppo spesso le nostre parole vengono strumentalizzate, mistificate, travisate. Episodi di questo genere sono all’ordine del giorno.

Sul podio si confermano la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, l’Italia invece anche per il 2021 si posiziona solo al 41esimo posto, preceduta addirittura dal Burkina Faso (37esimo posto) e seguita dalla Sud Korea (42esimo posto).  Tra le regioni europee, solo la Germania si trova al 13esimo posto, mentre Inghilterra e Francia conquistano rispettivamente il 33esimo e 34esimo.

Pessimi, tutto considerato, anche gli Stati Uniti che sono al 44esimo posto, mentre Russia e Cina si trovano verso la fine della classifica, rispettivamente al 150esimo e  177esimo posto. 

Cosa ci dicono questi numeri? Che purtroppo ci sono ancora troppi paesi in cui la libertà di stampa non è garantita e questo a prescindere dalla tipologia di governo.

Non venga criminalizzato il comparto Gaming

Sequestri nel settore Gaming ed eSports. Sono già a lavoro per individuare una soluzione.

Mi sono immediatamente attivato dopo che venerdì scorso sono state fatte alcune operazioni di controllo sul territorio nazionale mirate a verificare la leicità dei prodotti di gioco installati all’interno dei locali pubblici, che hanno già portato ai primi sequestri. In particolare, il 29 aprile sono stati posti i sigilli ad alcune sale Lan, ovvero locali in cui sono presenti strumentazioni PC di videogaming ed eSports, a seguito di segnalazioni di una società italiana leader nel settore del gioco lecito.

Proprio per la mattinata odierna ho organizzato un incontro sul tema coinvolgendo circa 13 parlamentari delle commissioni 10^ di Camera e Senato, con i coordinatori dei Comitati nazionali M5S competenti, il Comitato per la transizione digitale Luca Carabetta ed il Comitato per le politiche giovanili Vittoria Baldino  e sono in contatto con il Ministro Fabiana Dadone.

Gli eSport non hanno ancora una legislazione adeguata. Le sale LAN non sono sale Slot, corretto assolvere a controlli conseguenti a segnalazioni ma prima di porre i sigilli a questi luoghi di socialità bisogna assicurarsi di dargli la possibilità di lavorare, semmai colmando eventuali vuoti normativi.

Nelle sale LAN la presenza di videogiochi rappresenta un modo per attrarre la clientela più giovane, non per fare profitti. 

L’attività remunerativa è quella di somministrazione con le consumazioni dei clienti e la loro frequenza assicurata dai giochi. In merito, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dai nostri territori, anche dal Piceno, e abbiamo deciso di muoverci immediatamente mettendoci in contatto con la sala di Bergamo che ha ricevuto uno dei primi sequestri delle attrezzature della loro sala LAN e poi con il loro legale. Secondo l’ADM, in questi luoghi potrebbe essere venute meno il rispetto delle procedure e delle norme di legge, ma la probabilmente la verità è che il settore innovativo degli eSport non è ad oggi adeguatamente normato. Ciò premesso, raccogliendo la preoccupazione degli operatori e dei milioni di appassionati del gaming, che in Italia coinvolge a vario titolo un numero dei gamer di circa 16,7 milioni di persone, cioè il 38% della popolazione italiana compresa tra i 6 e i 64 anni, non si deve certamente criminalizzare un settore che offre migliaia di posti di lavoro e che rappresenta occasione di socialità per i nostri giovani già provati psicologicamente dalle restrizioni imposte a seguito della pandemia da Covid-19.

Andremo a fondo su questa vicenda affinché sia trovata una soluzione, rapportandoci con tutte le figure che seguono il tema, dall’Agenzia dogane e monopoli ADM, agli operatori e fruitori. Domani una nostra delegazione organizzata dall’Onorevole Buffagni incontreremo anche il direttore dell’ADM – Agenzia delle dogane e dei monopoli dott. Marcello Minenna per approfondire le problematiche e lavorare alla loro soluzione.