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Anche Eni a lavoro per la decarbonizzazione e la sostenibilità

Ieri Eni ha pubblicato il Rapporto “Eni for 2021 – A just transition”, il 16esimo report volontario di sostenibilità che presenta il contributo e gli obiettivi dell’azienda per una transizione equa, in un’ottica di condivisione dei risultati sociali ed economici nel percorso verso la neutralità carbonica al 2050.

Sono molto felice per le parole espresse dall’amministratore delegato, Claudio Descalzi, che ha affermato di sentire la responsabilità di contribuire a dare accesso all’energia a tutti, e di raggiungere gli obiettivi ambiziosi dell’Accordo di Parigi. Parole rassicuranti in un momento storico delicato in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte per garantire la sicurezza energetica europea, che parlano della volontà di “accelerare la decarbonizzazione”.

In particolare, sul fronte della strategia per la neutralità carbonica al 2050, dal Report emerge che Eni ha rafforzato ulteriormente i propri obiettivi, annunciando una riduzione del -35% delle emissioni nette scope 1, 2 e 3 entro il 2030 e del -80% entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018. Per quanto riguarda le emissioni nette scope 1 e 2, l’azienda arriverà a -40% entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2018) e raggiungerà le zero emissioni nette entro il 2035, in anticipo di cinque anni rispetto al precedente piano. 

Aumenterà inoltre la quota degli investimenti dedicati alle nuove soluzioni energetiche, puntando al 30% entro il 2025, raddoppiando al 60% entro il 2030 e arrivando all’80% al 2040.

Nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, una crescente attenzione è posta sul concetto di “giusta transizione”, ovvero la corretta gestione degli impatti che tale trasformazione energetica genera sulle persone, a partire dai lavoratori diretti e indiretti fino alle comunità e ai clienti.

Il report fornisce una rappresentazione sintetica di progetti e iniziative adottati da Eni nella prospettiva di garantire un percorso di transizione equo. Tali progetti si integrano nella costante evoluzione delle attività di business che comprende la conversione di raffinerie in bioraffinerie, i progetti di conservazione delle foreste, lo sviluppo delle rinnovabili e gli accordi siglati per la realizzazione degli agri-hub che consentiranno di fornire agri-feedstock per le bioraffinerie creando nuovi posti di lavoro e supportando lo sviluppo di nuove attività nei Paesi di presenza.

Decreto Energia e misure urgenti per il contenimento dei costi

Ha avuto il via libera dell’Aula della Camera – con 323 voti a favore e 49 i contrari – il Decreto legge Energia che introduce misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. Il decreto prevede anche misure per l’efficienza energetica e la riconversione, nonché altri interventi a favore delle imprese e delle utenze domestiche. Ora il provvedimento passerà all’esame del Senato.

Le risorse messe in campo ammontano a quasi 8 miliardi, di cui circa 5,5 saranno destinati a fare fronte al caro energia e la restante parte invece a sostegno delle filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase.

Il Movimento 5 Stelle ha presentato un pacchetto di emendamenti volto a creare le condizioni per accelerare al massimo la diffusione delle fonti rinnovabili. Per esempio, abbiamo semplificato gli iter per l’installazione di impianti fotovoltaici in aree idonee, sugli edifici privati, in aree industriali e su spazi disponibili di ferrovie e rete autostradale. Anche sui sistemi di accumulo energetico si imprime una forte semplificazione autorizzativa. Tra le altre cose, abbiamo esteso la possibilità di realizzare impianti per autoconsumo entro 10 Km dall’utenza di consumo.

Tutte le nostre proposte vanno nella direzione di riconoscere come idonea qualsiasi area in cui l’installazione di pannelli non arrechi danno al paesaggio, agli ecosistemi, alle colture perché l’obiettivo finale è accelerare per venire incontro a tutti i cittadini, lavoratori e imprese che vengono danneggiati quotidianamente dai rincari per le utenze. Come sempre quindi, al centro del nostro operare, c’è la massima attenzione alla tutela dei consumatori. 

Il DL Energia contiene anche alcuni interventi relativi al Superbonus 110%: proroghiamo al 15 ottobre 2022 i termini per la comunicazione della cessione dei crediti da parte delle imprese relativa ai lavori effettuati nel 2021, nonché l’introduzione di una quarta cessione del credito da effettuarsi esclusivamente nei confronti dei correntisti dell’istituto di credito cedente. Un passo in avanti che ora va completato, come già garantito dal Governo, con ulteriori interventi.

Grazie al nostro impegno sono state apportate migliorie che consentiranno all’Italia di fare passi avanti per aumentare la produzione interna di energia e quindi diventare maggiormente autonomo. Il tutto con l’ulteriore conseguenza di rafforzare le relative filiere industriali che creano molti più posti di lavoro rispetto alle corrispondenti fossili, e naturalmente implicano una forte diminuzione dei gas climalteranti che, ricordiamolo, ora come ora sono generati al 75% proprio da tale filiera.

Rinnovabili? Alcuni Paesi ne producono più di quanta ne sfruttino

Nella cronaca quotidiana di chi ha gestito questo paese per oltre 20 anni, per nascondere la loro vera incapacità di fare scelte utili alla nazione, si narra che la crisi energetica che ci troviamo ad affrontare sia colpa di chi ha detto sempre NO. Ovvero la nostra.

Perché questo accade? Perché evidentemente non comprendono ed oltretutto non possono ammettere il loro fallimento che, invece, oggi la crisi Ucraina – Russia ci sbatte in faccia. 

Oggi ci sono Stati che coprono i loro fabbisogno con le rinnovabili come la Norvegia, poi ci sono altri stati in Europa che hanno il doppio delle nostre disponibilità. Tra i 27 Paesi membri, oltre il 70% dell’elettricità consumata nel 2020 è stata prodotta da fonti rinnovabili in Austria (78,2%) e in Svezia (74,5%). Il consumo di elettricità da fonti rinnovabili è stato alto anche in Danimarca (65,3%), Portogallo (58%) e Lettonia (53,4%). La Spagna ha già in atto fortissime azioni per recuperare e virare verso le rinnovabili. 

In Italia, pur potendo disporre maggiormente della risorsa sole grazie a una quantità maggiore di ore che potrebbe farci arrivare addirittura a percentuali ben superiori a quelle del 75%, fin ora purtroppo la nostra capacità è stata pari al 39%. 

Le cose quindi non stanno come vuol farvi credere quella certa politica incapace: noi non abbiamo detto mai “no” ad una politica energetica efficiente ma solo NO ad una politica che ci rendesse dipendenti da altri paesi, NO a combustibili che non fossero compatibili con i programmi di tutela ambientali che impegnano l’Italia ad inquinare meno, SI ad una virata verso energia pulita, disponibile, efficace. 

I paesi dell’EFTA, Norvegia e Islanda, hanno prodotto più elettricità da fonti rinnovabili di quanta ne abbiano consumata nel 2020, portando quindi ad una quota superiore al 100%. Per esempio (uno dei tanti), la Norvegia è un paese petrolifero (con 2 milioni di barili al giorno di oil & gas nel 2020), ma capace di generare la maggior parte della sua energia dalla fonte idroelettrica, e da tempo investe su rinnovabili e sulla mobilità elettrica.

Per saperne di più, consultate il sito di Eruostat. Cambiare si può e si deve.

 

Energia e rincari: un Fondo energetico europeo straordinario

 

Per aiutare gli italiani e il resto dell’Europa a far fronte ai rincari dell’energia, il Movimento 5 Stelle ormai da settimane sta chiedendo un impegno coraggioso da parte dell’Europa: l’istituzione di un Energy Recovery Fund, o Fondo energetico europeo straordinario.Il prossimo Consiglio europeo tornerà a riunirsi a Bruxelles il 24 e il 25 marzo e sarà l’occasione per affrontare anche questa questione (oltre alla guerra in Ucraina, la sicurezza e difesa, le questioni economiche legate in particolare al Semestre europeo e l’epidemia di COVID-19). Ma prima di questo summit, il premier Mario Draghi oggi comunicherà alla Camera e al Senato, si discuterà delle proposte e si voteranno le risoluzioni presentate dai gruppi parlamentari.

Il tema del caro-energia è stato già affrontato al vertice di Versailles, in cui i leader dell’UE hanno convenuto di sganciarsi gradualmente ma comunque in tempi brevi dalla dipendenza dal gas, petrolio e carbone russi. In particolare, il Consiglio europeo dovrebbe discutere del persistere di prezzi elevati dell’energia e del relativo impatto sui cittadini e sulle imprese ed esaminerà la proposta della Commissione volta a garantire prezzi dell’energia accessibili e la sicurezza dell’approvvigionamento.I prezzi dell’energia, lo voglio ribadire, sono aumentati per due ragioni: prima per la forte domanda mondiale di gas nella ripresa economica post COVID-19 e dopo, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha aggravato ulteriormente la crisi energetica.Dopo un primo pacchetto di misure, risalenti allo scorso ottobre, l’8 marzo la Commissione europea ha proposto il piano REPowerEU, una serie di misure ulteriori volte a rispondere all’aumento dei prezzi dell’energia in Europa e a ricostituire le scorte di gas per il prossimo inverno, rendendo così possibile ridurre di due terzi la domanda dell’UE di gas russo entro la fine dell’anno.Ma su quali concetti si basa REPowerEU?

  • Innanzitutto la diversificazione degli approvvigionamenti di gas da fornitori non russi e all’aumento dei volumi di produzione e di importazione di biometano e idrogeno rinnovabile. Una questione su cui il nostro Ministro degli Esteri è già a lavoro da settimane.
  • E poi una rapida riduzione dell’uso dei combustibili fossili nell’edilizia, anche abitativa, nell’industria e a livello di sistema energetico grazie a miglioramenti dell’efficienza energetica, all’aumento delle energie rinnovabili e all’elettrificazione e superando le strozzature infrastrutturali. In quest’ultimo caso, necessariamente si dovrà rivedere misure come il Superbonus 110% che abbiamo introdotto proprio a tal scopo e che purtroppo è stato limitato nelle sue funzioni. Per questo il M5S riproporrà tutti gli emendamenti stralciati dal Sostegni-ter e combatterà finché la misura, che ha reso l’Italia “locomotiva d’Europa” non verrà ripristinata.

Le misure previste dal piano REPowerEU si andrebbero a sommare alle proposte della Commissione previste nel pacchetto Fit for 55. Che cos’è? Si tratta di misure volte all’eliminazione graduale dell’utilizzo di almeno 155 mld di metri cubi di gas fossile, equivalenti al volume importato dalla Russia nel 2021. La Commissione stima che quasi due terzi di tale riduzione potrebbero essere conseguiti entro un anno, ponendo fine all’eccessiva dipendenza dell’UE da un unico fornitore.Il nodo centrale e prioritario sono però gli aiuti da mettere in campo per le imprese e i cittadini. Nessuno Stato, con le proprie risorse in bilancio, riuscirebbe mai a mitigare sufficientemente la situazione. Possiamo permetterci solo interventi a breve termine come quelli approntati dal Governo per ridurre le accise, ad esempio. Ma non è sufficiente. Per questo serve fissare con urgenza un tetto europeo per il prezzo del gas e l’istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario. Solo così lo Stato potrà rispondere alle esigenze delle imprese e delle famiglie.

Raddoppiate le risorse per far fronte al caro bollette

L’aumento dei costi legati al rincaro delle materie prime è un tema di assoluta priorità. Ad esso è infatti legato il benessere della nostra economia e delle famiglie italiane e per questo all’interno della Legge di Bilancio abbiamo voluto che le risorse per far fronte a questa seria problematica venissero raddoppiate.

La nostra attenzione ai più fragili, checché se ne dica, è comprovata dai fatti, dalle azioni portate avanti nelle sedi opportune, come questo. Con la Manovra sarà introdotta la possibilità di pagare in 10 rate le bollette energetiche emesse da gennaio ad aprile 2022.
Ma, cosa più importante, abbiamo aumentato i fondi per calmierare i prezzi di luce e gas. Ai due miliardi di euro già previsti nel testo iniziale della Legge di bilancio sono stati aggiunti ulteriori 1,8 miliardi: il totale delle risorse stanziate a tal fine dalla Manovra raggiunge così i 3,8 miliardi, che però diventano 8 miliardi considerati anche gli altri interventi contro il caro-energia effettuati nel corso del 2021.
Chi beneficerà di queste novità? Sicuramente le famiglie, per le quali ci sono circa 29 milioni, e poi anche le piccole aziende, come negozi e attività artigianali, che hanno una fornitura di elettricità non superiore a 16,5 kW. In pratica, se non si riusciranno a pagare le bollette di luce e gas relative al primo trimestre 2022, si potrà concordare con l’azienda fornitrice un piano di rateizzazione, che permetta appunto di dividere gli importi in 10 rate, pagabili in 10 mesi. Gli importi rateizzati, quindi pagati in ritardo rispetto alla scadenza, non saranno aumentati da eventuali interessi. 

A mettere a punto le modalità tecniche della rateizzazione sarà l’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti), che definirà anche gli anticipi da versare agli esercenti per compensare le rate, con fondi disponibili fino a un miliardo di euro. Si procederà all’anticipo nel caso in cui la rateizzazione riguardi oltre il 3% degli utenti che ne hanno diritto. Sempre Arera definirà poi le modalità di recupero dei fondi alle imprese da parte della Cassa per i servizi energetici, suddivisi tra il 70% nel 2022 e il 30% entro il 2023.

Altra novità è la riduzione dell’Iva sul gas al 5% sia per usi civili che industriali, e ulteriori 480 milioni di euro vengono messi a disposizione per abbassare anche gli oneri di sistema. Per le famiglie svantaggiate e gli utenti in gravi condizioni di salute viene autorizzata una spesa ulteriore fino a 912 milioni di euro per il rifinanziamento del bonus sociale gas e del bonus sociale elettrico. I potenziali beneficiari sono stimati intorno ai cinque milioni di cittadini.

E’ chiaro che questa non potrà essere la soluzione al problema ma solo una misura per tamponare finché non saranno varate misure strutturali per venire stabilmente incontro a cittadini e imprese. Su questo punto da tempo il M5S chiede di reperire risorse per far fronte ai rincari dell’energia dalle aste di CO2 e di trasferire gli oneri di sistema dalle bollette, dove colpiscono tutti in modo regressivo, alla fiscalità generale.

 

caro bollette, aumentate le risorse