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Ferrovia Salaria, lo studio di fattibilità finanziato grazie a noi

Quando siamo arrivati al governo, la ferrovia dei Due Mari era ferma da secoli e non c’era nulla di concreto. Le cose sono cambiate dal 2018. In commissione Lavori Pubblici, io e il presidente Mauro Coltorti, abbiamo chiesto e ottenuto uno studio di fattibilità. Questo è il punto essenziale di partenza per qualsiasi opera. Con tale passaggio sarà possibile valutare come completare l’opera, soprattutto per le tratte mancanti che sono Rieti – Passo Corese e Ascoli – Antrodoco. È stato solo grazie all’azione parlamentare del M5S se c’è stato questo passo in avanti: ritengo necessario precisarlo perché, ahimé, troppo spesso si travisano funzioni e competenze.

Infatti RFI risponde solo al Governo e al Parlamento attraverso Anas. Noi del M5S abbiamo ottenuto il finanziamento di 40 milioni di euro che ricadrà sui territori, dopo di che potrà esserci l’azione conseguente degli enti territoriali. Ad esempio, i comuni dovranno decidere come inserire il tracciato nei piani regolatori e come facilitare l’avanzamento dell’opera affinché non si blocchi a causa di vicende locali. Da inizio legislatura seguo questa vicenda riuscendo, con il collega Gabriele Lorenzoni e con il costante appoggio del Presidente Coltorti, a rilanciare concretamente un progetto che era in stallo da oltre un secolo e che offrirebbe un futuro ai territori colpiti dal terremoto che, senza adeguate infrastrutture, non potranno considerarsi completamente ricostruite.

PNRR, al via il “Piano Scuola 4.0”

PNRR, al via il “Piano Scuola 4.0”: 2,1 miliardi per 100.000 classi innovative e laboratori per le professioni digitali del futuro.

Quello in atto è il più grande programma di innovazione didattica. E lo dobbiamo al lavoro svolto dall’allora premier Conte per portare in Italia il PNRR. Siamo partiti da scuole gestite ‘dai migliori’, in cui in molti casi a causa del taglio delle risorse all’istruzione si chiedeva ai genitori di portare da casa carta igienica, gessi e carta per fotocopie. Oggi, grazie, al nostro lavoro in Europa e in Parlamento, finalmente, la scuola ritorna al centro degli investimenti per il futuro dei nostri figli.

Nelle Marche arriveranno ben 44.311.434,8 euro. Si tratta di uno stanziamento che, a livello nazionale, si attesta sui  2,1 miliardi di euro. L’obiettivo è  trasformare 100mila classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e creare laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del secondo ciclo. Spazi di apprendimento flessibili e tecnologici per favorire la collaborazione e l’inclusione. Lo possiamo fare grazie al PNRR ed è l’intervento più grande di questo tipo mai realizzato. L’intervento mette al centro le studentesse e gli studenti, utilizzando la tecnologia come risorsa per l’innovazione e alleata dell’apprendimento. Fra risorse PNRR e altri fondi europei sono già stati investiti, per il digitale, circa 4,9 miliardi ma d’altronde solo così potremo garantire una scuola al passo con i tempi. Il minimo comune denominatore saranno arredi facilmente posizionabili, attrezzature digitali versatili, la rete wireless o cablata. Ma a scegliere come saranno disposti o articolati saranno le scuole.

Il piano è suddiviso in 2 azioniNext generation classrooms, per 100.000 classi innovative: ciascuna scuola del primo e del secondo ciclo potrà trasformare almeno la metà delle classi attuali, progettando nuovi ambienti e una nuova didattica; Next generation labs: questa azione si rivolge alle scuole secondarie di secondo grado per realizzare laboratori in grado di sviluppare competenze digitali.

Di seguito la ripartizione delle risorse per provincia: 

Riparto risorse Azione Next Generation Classroom

Ancona: 10.007.539,81 euro

Ascoli Piceno e Fermo: 7.714.037,58 euro

Macerata: 6.681.986,76 euro

Pesaro e Urbino: 7.584.434,04 euro

TOT Marche: 31.987.998,19 euro

Riparto risorse Azione Next Generation Labs

Ancona: 3.586.064,58 euro

Ascoli Piceno e Fermo: 2.884.642,41 euro

Macerata: 3.173.331,21 euro

Pesaro e Urbino: 2.679.398,52 euro

TOT Marche: 12.323.436.72 euro

Il Movimento 5 Stelle crede fermamente nel ruolo dell’istruzione e della formazione delle future generazioni. Dopo anni di disastri e di tagli dei governi che si sono avvicendati negli ultimi 20 anni, in questi quattro anni abbiamo decisamente invertito la rotta investendo come non era mai stato fatto nella scuola. È una grande soddisfazione e un grande motivo di orgoglio.

Di seguito il link con l’elenco delle scuole interessate: https://www.miur.gov.it/-/pnrr-al-via-il-piano-scuola-4-0-2-1-miliardi-per-100-000-classi-innovative-e-laboratori-per-le-professioni-digitali-del-futuro-bianchi-in-atto-il-piu-

Le modifiche proposte al Reddito di Cittadinanza

Come promesso, torno a parlarvi degli “assurdi” 9 punti che il presidente Conte aveva presentato al premier Draghi chiedendo risposte urgenti. 

Uno di questi riguardava il Reddito di Cittadinanza, tanto criticato dalle forze politiche che si dicono patriottiche, e da Renzi che ormai, poverino, non ne azzecca più una. 

Anche le forze di maggioranza, quelle che oggi ci addossano (o ci provano) la colpa della caduta del governo Draghi non hanno fatto altro che rivolgere attacchi pretestuosi e strumentali a questo minimale sistema di protezione sociale che peraltro è presentato in larghissima parte d’Europa, scagliandosi vergognosamente contro le fasce più vulnerabili della popolazione. 

Avevamo noi per primi suggerito e approvato, ancora di recente, significative modifiche per contrastare eventuali abusi e per incentivare i cosidetti “occupabili” ad accettare le offerte di lavoro. Ci siamo detti disponibili a valutare soluzioni utili a migliorare il sistema delle politiche attive, che però riguarda solo una percentuale modesta dei percettori di reddito, gli “occupabili”. Da questo punto di vista, la riforma del Reddito di cittadinanza è stata salutare, perché ha messo in evidenza le carenze e il bisogno di una radicale trasformazione delle politiche attive. 

La nostra proposta era di procedere alla creazione di una piattaforma nazionale di domanda e offerta di lavoro, che raccogliesse tutti i dati dei beneficiari di prestazioni (non solo percettori del Rdc, ma anche di Naspi, Discol, Ds agricola etc…) e veicolasse queste informazioni alle imprese, anche mediante notifiche riguardanti il profilo, il settore, il luogo, in modo da incontrare la relativa domanda da parte delle aziende.

Questa piattaforma avrebbe dovuto servire anche ad anticipare alle aziende le varie agevolazioni, in termini di esonero contributivo, di cui avrebbero goduto assumendo i percettori di reddito.

Perché questa modifica? Ruolo centrale nel RdC come lo avevamo pensato inizialmente, era delle Regioni che gestiscono i centri per l’impiego. C’erano ingenti risorse a disposizione per l’assunzione di lavoratori nei centri per l’impiego, eppure molte Regioni hanno boicottato, letteralmente, la misura non sfruttando le risorse.

Creando una piattaforma nazionale avremmo bypassato il problema ma per Draghi e i suoi scudieri, evidentemente era chiedere troppo. 

Salario Minimo: il 70% dei direttori del personale è favorevole

Anche i direttori del personale si dicono favorevoli al Salario Minimo e ne colgono le diverse opportunità. L’AIDP lo ha fatto sapere tramite le maggiori agenzie stampa: “il 70% dei direttori è favorevole all’introduzione alla misura”. 

Quello del Salario Minimo è divenuto un tema di stretta attualità dopo che il Consiglio e Parlamento Ue hanno tracciato le linee di un accordo che attende di essere approvato definitivamente. Ma è anche un tema al quale noi del Movimento 5 Stelle teniamo particolarmente e di cui parliamo da anni. Tanto che c’è già una proposta di legge depositata in merito. 

Oggi tutti cercano di salire sul carro dei “giusti”, tentando di intestarsi l’dea della misura.

Da un lato, i risultati dell’indagine condotta sui membri dell’AIDP evidenziano una sostanziale e diffusa consapevolezza che l’introduzione di tale misura non inciderà negativamente nel nostro sistema di relazioni sindacali: il 74% dei rispondenti, infatti, ritiene che non impatterà sull’aumento del costo del lavoro, oltre l’86% che le relazioni sindacali non verranno indebolite o inasprite e il 66% che la misura non allontanerà le imprese dal contratto nazionale (Ccnl). Dall’altro prevale la convinzione che il salario minimo avrà effetti benefici sui una specifica categoria di lavoratori più deboli e meno qualificati: il 61% ritiene, infatti, che il salario minimo ridurrà la disuguaglianza nei livelli salariali aumentando il salario dei lavoratori meno retribuiti, circa il 71% che ne trarranno beneficio soprattutto i lavoratori meno qualificati e protetti. Da evidenziare, inoltre, che un’elevata percentuale di rispondenti (il 70%) ritiene necessario legare il salario minimo al costo della vita su base regionale. 

“Il punto di partenza di ogni dibattito intorno al salario minimo deve tener conto della situazione italiana. Parliamo di una lunga storia di relazioni sindacali e di contrattazione e che molti paesi europei hanno in misura minore, che ha coperto, e copre, gran parte del mercato del lavoro con diritti e doveri, compreso ovviamente il tema salariale, regolati dai contratti collettivi nazionali ampiamente diffusi”, spiega Matilde Marandola, presidente nazionale Aidp. “La vera questione è capire come garantire anche a quella parte minoritaria del nostro sistema che è fuori dai contratti nazionali un’adeguata tutela salariale. In questo senso l’introduzione di una misura che vada in questa direzione come il salario minimo per legge può avere una sua ragion d’essere. La sua introduzione, tuttavia, deve avvenire in modo equilibrato e virtuoso all’interno di un sistema come il nostro in cui il ruolo e la funzione regolatrice delle parti sociali sono largamente estesi”.

Questo era uno dei nove temi che il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha sottoposto all’ormai ex premier Mario Draghi. Argomenti di cui vi parlerò nei prossimi giorni, per cercare di capire insieme a voi se le nostre richieste, nell’esclusivo interesse dei cittadini, fossero tanto assurde e inopportune da decidere di far cadere un Governo.

DIRITTI UMANI, FEDE (M5S): UN TAVOLO PER COSTRUIRE UN’AUTORITA’ NAZIONALE

Roma, 8 luglio – “L’anno prossimo avremo una imbarazzante ricorrenza: saranno passati infatti 30 anni dall’approvazione della risoluzione 48/134 che impegna tutti i Paesi membri dell’Onu a dare vita ad una istituzione nazionale indipendente per i diritti umani. E il nostro Paese è ancora inadempiente. È vero che abbiamo una pluralità di soggetti che si occupano della protezione dei diritti fondamentali della persona, ma un’Autorità Nazionale indipendente, oltre a rispondere alla pluridecennale richiesta delle Nazioni Unite, svolgerebbe il necessario ruolo di completamento, coordinamento e monitoraggio delle realtà già esistenti”.

Così il senatore cinquestelle Giorgio Fede, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, intervenendo al convegno dal titolo “Un’Autorità Nazionale per i Diritti Umani in Italia: una prospettiva internazionale”.

“Per costituire l’Autorità prima della fine della legislatura – ha proseguito il senatore cinquestelle – occorre lavorare insieme e di concerto, tenendo conto di tutte le proposte presenti, trovando al contempo una sintesi. Mi impegnerò personalmente per facilitare questo percorso” ha concluso il presidente Fede, lanciando la proposta di “un tavolo che coinvolga tutte le istituzioni che in Italia si occupano di diritti umani, comprendendo anche la società civile”.

 

VIOLENZA DONNE: LE “CINQUE PROPOSTE PER CONTRASTARLA” DI FNOPI

Gli infermieri sono figure fondamentali per riconoscere gli episodi di violenza domestica quando la vittima si rivolge al pronto soccorso. 

La violenza domestica può essere di tipo “orizzontale“, ossia tra uomo e donna, o di tipo “verticale“, cioè da adulti verso minori. E può essere fisica, psicologica, sessuale ed economica. Di solito la vittima è una donna che subisce una violenza da parte del padre o del compagno, ma anche gli uomini – in percentuale più bassa (15%) – sono vittime di tale sopruso.

Un dato allarmante è quello fornito dall’OMS sulla violenza sugli anziani. Uno su sei ha subito forme di violenza lo scorso anno, ma il numero di persone colpite nelle loro comunità aumenterà rapidamente per l’invecchiamento della popolazione, crescendo nel mondo dai 141 attuali a 320 milioni di vittime entro il 2050. 

Sono interessanti le cinque proposte di FNOPI per contrastare la violenza: Messa in rete almeno in ambito regionale di tutti i pronto soccorso per conoscere gli accessi e le cause/diagnosi; Contrasto e identificazione di strumenti anche alle forme di violenza ‘economica’; Implementazione di servizi all’interno del sistema pubblico e di servizi per la presa in carico della persona violenta che ne ha consapevolezza e chiede aiuto; Rafforzamento, soprattutto nelle ore serali/notturne dell’integrazione dei servizi sanitari con i servizi sociali territoriali per l’accoglienza logistica della vittima di violenza; Definizione di corsi di formazione per il personale infermieristico con contenuti specifici in materia di violenza, abilità comunicative e anche di natura giuridico/forense per favorire la gestione appropriata degli episodi di violenza.

Il Movimento 5 Stelle è particolarmente attento al tema della violenza, tanto che proprio grazie al nostro impegno e alla nostra presenza al Governo, nel 2019, è stata approvata la legge Codice Rosso che prevede un inasprimento delle pene per gli autori di violenza e maggiori protezioni per le vittime. Oltre a questo aspetto è però importante avere delle comunità sempre più attente e sensibili al tema, un sistema di prevenzione e operatori sanitari che abbiano gli strumenti per poter intervenire in maniera incisiva per quanto di loro competenza. 

26 giugno, Giornata internazionale per le vittime di tortura

“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura, a trattamenti o a punizioni crudeli, inumani o degradanti”: la tortura è un crimine sancito dal diritto internazionale, presente nella Dichiarazione Universale dei Diritti umani. Eppure, ancora troppi paesi nel mondo la praticano.

Per questo 26 giugno, Giornata Internazionale per le Vittime della Tortura, voglio proporvi una riflessione su una pratica aberrante, ancora troppo praticata nonostante sia assolutamente vietata dal diritto internazionale in tutto il mondo.

Guerre fra Stati e lotte intestine “giustificano” ancora la tortura e altre forme di trattamento crudele, degradante e disumano.

Le Nazioni Unite hanno condannato la tortura come uno degli atti più vili perpetrati dagli esseri umani sui loro simili. Questa giornata è stata istituita il 12 dicembre 1997, tramite la Risoluzione 52/149 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha proclamato il 26 giugno Giornata internazionale delle Nazioni unite a sostegno delle vittime della tortura.

Un momento per riflettere e per invitare Stati, società civile e singoli individui ad una ferma condanna di tali pratiche e al sostegno convinto delle vittime di tortura e di coloro che sono ancora torturati oggi.

Qual è la situazione in Italia?

L’Italia ha ratificato la Convenzione contro la Tortura nel 1989, con l’impegno a inserire all’interno del  codice penale una norma che individui e punisca il reato di tortura. Reato inserito però solo nel luglio 2017 e punibile dai 4 ai 10 anni.

E nel mondo?

Secondo Amnesty International, in Siria esistono

oltre 30 metodi di tortura: haflet al-istiqbal (“festa di benvenuto”: duri pestaggi, spesso con spranghe di silicone o di metallo e cavi elettrici); dulab (“pneumatico”: il corpo del detenuto viene contorto fino a farlo entrare in uno pneumatico da camion, poi via ai pestaggi); falaqa (“bastonatura”: il classico pestaggio sulle piante dei piedi); shabeh (“impiccato”: il detenuto viene tenuto appeso per i polsi per parecchie ore, coi piedi nel vuoto, e picchiato ripetutamente); bisat al-rih (“tappeto volante”: la vittima è legata a una struttura pieghevole, la cui parte inferiore viene pressata su quella superiore)”.

La tortura è utilizzata anche in Messico, in particolare contro le donne.

“Nello scantinato di una stazione di polizia delle Filippine – racconta Amnesty International –  nel 2014, è stata trovata una “ruota della tortura”, un’imitazione tragicamente fedele della nota “ruota della fortuna”. A seconda di dove si fermasse la ruota, il detenuto poteva essere sottoposto a “30 secondi in posizione pipistrello” (ossia tenuto appeso a testa in giù per mezzo minuto) o a “20 secondi di Manny Pacquiao” (ossia a pugni in faccia, in onore del più famoso pugile filippino) o ad altri metodi di tortura efferati.

Ma accanto alla tortura prevalentemente fisica, si sta affermando una forma di tortura più sofisticata, che non lascia ferite o segni visibili sul corpo ma che devasta la mente, fino a farla impazzire e a rendere non credibile la vittima della tortura. Perché uno degli obiettivi di fondo del sistema della tortura è di non far raccontare alla vittima ciò che le è accaduto. Ecco alcuni dei numerosi metodi praticati nel centro di detenzione statunitense di Guantánamo Bay: esporre un prigioniero a luci accecanti, a musica assordante o a temperature gelide o torride, tenerlo incappucciato per mesi, isolarlo dal punto di vista acustico, costringerlo a rimanere seduto in posizioni scomode per giorni e giorni, negargli il cibo, non farlo dormire, minacciare di morte i suoi familiari, obbligarlo a rimanere nudo di fronte a estranei o ad assistere a spogliarelli di donne”.

La tortura oggi sembra essere il prodotto di studi, di un sistema certosino che ha l’obiettivo di colpire i punti deboli delle vittime. E in fondo quale differenza c’è la tortura fisica e la paura di dover subire la tortura stessa, l’incertezza e la costante angoscia? Entrambe provocano danni, annichiliscono, distruggono identità.

Ma torniamo a noi. La tortura è praticata anche in Iraq, in Egitto (ricordiamo la morte di Giulio Regeni), Uzbekistan,

“Sono passati 34 anni – dice Amnesty International – da quando, il 10 dicembre 1984, l’Assemblea generale ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Quel testo è rimasto purtroppo un pezzo di carta. Il numero dei paesi che l’hanno ratificato, impegnandosi a prevenire e punire la tortura, è solo di poco superiore a quello dei paesi in cui è praticata”.

Il Movimento 5 Stelle anche nelle Marche unito con Giuseppe Conte

Il Movimento 5 Stelle è fatto da donne e uomini che vogliono cambiare il Paese in cui viviamo e che hanno cominciato a realizzare concretamente questo sogno, sia a livello locale che a livello nazionale, con i Governi Conte I e Conte II, e provvedimenti attesi da decenni o anche completamente innovativi ma fondamentali, come il superbonus, lo spazzacorrotti, il reddito di cittadinanza è tanti altri che per brevità non citiamo.

Da sempre soffriamo il problema dei fuoriusciti o delle uscite scomposte, nei gruppi locali, nei Consigli e soprattutto in Parlamento, e quest’ultima sortita, seppur corposa e guidata dall’ex capo politico, non si differenzia dalle altre: non “scissioni” o addirittura “scismi”, ma uscite che lasciano ampi dubbi sul fatto che queste scelte possano anche essere state fatte per soldi, poltrone, non rispetto delle regole, perchè chi invoca la serietà e le regole le rispetta per primo, e andando a verificare non tutti lo hanno fatto.

Stare nel Movimento non è per tutti, richiede spirito di sacrificio, lavoro, rinunce (a partire dai soldi delle restituzioni), denunce, maturità, pazienza. Si tratta di tutelare gli interessi collettivi, mai di parte, e questo lo facciamo a tutti i livelli, dal Governo al Parlamento, dai Consigli regionali ai Consigli comunali. Il trovarsi contro praticamente tutte le forze politiche, che ancora ci percepiscono come “diversi”, di fatto è una sorta di sigillo di qualità.

Il nostro lavoro, incredibile, di qualità, non “passa” sempre come dovrebbe, si dedica più spazio a presunte imprecisioni formali dello Statuto e in generale ai nostri problemi piuttosto che alle nostre azioni politiche, mentre al tempo stesso si nascondono le condanne per reati gravi e le liti degli altri, mettendo in risalto i teatrini di leader imbarazzanti e/o inconsistenti. Ciò che la politica non dovrebbe essere.

Ma la nostra azione resta la stessa, lavorare e fare scelte per portare beneficio a tutti i cittadini, in primis quelli in difficoltà e non come avveniva da decenni solo per gli amici degli amici. E questo lavoro, a tutti i livelli, richiede resistere alle lusinghe e alle tentazioni che i tanti interessi sanno prospettare: nel Movimento resta solo la gente seria, capace di mettere da parte l’individualismo e pensare davvero al bene comune.

Anche in questo senso questa crisi è un’opportunità: come le altre volte, ci siamo “depurati” di quelli che invece hanno messo altri interessi davanti agli ideali, mentre chi resta dimostra coi fatti che il potere, il conto in banca e la carriera non sono l’interesse primario.

Peccato per chi se n’è andato, da alcuni ce lo aspettavamo, da altri no, ma è sempre preferibile capire chi si ha a fianco, perché il lavoro da fare per migliorare la nostra Italia è ancora tanto e duro, si fa insieme e questo certo non è il momento di fermarsi, anzi: servono perciò persone come quelle che sono rimaste, a partire dal Presidente Giuseppe Conte. 

Ed il lavoro non può che ripartire dai territori, dalle Marche e finalmente dopo anni avremo una struttura territoriale, definita, riconosciuta, capillare, a partire da ogni singolo gruppo cittadino fino a Roma e su questo lavoreremo tutti, insieme, per ripartire con forza e determinazione, la stessa di sempre, perchè chi ci mette la faccia in questi ruoli lo fa perchè ama la sua città, il suo territorio e il suo Paese, senza altri interessi se non il bene comune. Le clientele e il potere fine a se stesso li combattiamo.

Un forte abbraccio a tutta la comunità del Movimento 5 Stelle delle Marche, fatta di volontariato, attivismo e partecipazione civica. Avanti tutta, insieme.

sen. Giorgio Fede

sottosegretario Rossella Accoto

sen. Donatella Agostinelli

sen. Mauro Coltorti

sen. Sergio Romagnoli

on. Maurizio Cattoi

on. Roberto Cataldi

on. Mirella Emiliozzi

on. Roberto Rossini

Marta Ruggeri, consigliera regionale

Lorella Schiavoni, consigliera comunale Ancona

Roberto Ascani, sindaco Castelfidardo

Andrea Marconi, assessore Castelfidardo

Romina Calvani, assessore Castelfidardo

Ruben Cittadini, assessore Castelfidardo

Sergio Foria, assessore Castelfidardo

Amedea Agostinelli, assessore comunale Castelfidardo

Ilenia Pelati, consigliera comunale Castelfidardo

Damiano Ragnini, consigliere comunale Castelfidardo

Francesco Fagotti, consigliere comunale Castelfidardo

Ivana Camilletti, consigliera comunale Castelfidardo

Lorenzo Serenelli, consigliere comunale Castelfidardo

Aurelio Alabardi, consigliere comunale Castelfidardo

Anna Maria Mazzoni, consigliera comunale Castelfidardo

Simone Mazzocchini, consigliere comunale Castelfidardo

Annamaria Frascati, consigliera comunale Castelfidardo

Lorena Angelelli, consigliera comunale Castelfidardo

Bruno Frapiccini, consigliere comunale Falconara

Leonardo Guerro, consigliere comunale Maiolati Spontini, consigliere provinciale

Giancarlo Focante, consigliere comunale Maiolati Spontini

Edda Piergentili, consigliera comunale Montemarciano

Giovina Figliolia, consigliera comunale Monte San Vito

Caterina Donia, consigliera comunale Osimo

Massimo Tamburri, consigliere comunale Ascoli Piceno

Eleonora Camela, consigliera comunale Ascoli Piceno

Mauro Bochicchio, sindaco Castel di Lama

Roberta Celani, consigliera comunale Castel di Lama

Marco Mattoni, consigliere comunale Castel di Lama

Luca Cristofori, consigliere comunale Castel di Lama, consigliere provinciale

Nicola Accorsi, consigliere comunale Castel di Lama

Cinzia Fazzini, consigliera comunale Castel di Lama

Alessandra Manigrasso, consigliera comunale Grottammare

Stefano Fortuna, consigliere comunale Fermo

Simone Vecchi, consigliere comunale Montegiorgio

Moira Vallati, consigliere comunale Porto Sant’Elpidio

Roberto Cherubini, consigliere comunale Macerata

Roberto Spedaletti, consigliere comunale Macerata

Stefano Mezzasoma, consigliere comunale Potenza Picena

Francesco Panaroni, consigliere comunale Fano

Tommaso Mazzanti, consigliere comunale Fano

Giovanni Fontana, consigliere comunale Fano

Angelo Petrella, consigliere comunale Gradara

Francesca Frenquellucci, assessore Pesaro

Claudia Vanzolini, consigliera comunale Pesaro

Lorenzo Lugli, consigliere comunale Pesaro

Mirko Bezziccheri, consigliere comunale Vallefoglia

Marzia Cartoceti, consigliera comunale Vallefoglia

Andrea Lombardo, consigliere comunale Vallefoglia

La mozione sulla Corte Penale Internazionale

Questa mattina in Aula ho illustrato una mozione, approvata all’unanimità, che è frutto di un lavoro comune di tutti i componenti della Commissione diritti umani del Senato. 

Chiunque è rimasto profondamente colpito e addolorato dalle morti, dagli episodi di violenza e dalle sofferenze che si sono verificate in Ucraina a seguito dell’aggressione russa.

Bucha, Borodyanka, Kramatorsk, Mariupol, Kharkiv. Città che molti di noi non conosceva ma che sono divenute tristemente note per gli orrori e le atrocità.

Secondo l’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni i morti civili di questa guerra sono ormai ben oltre 4.000. Quando è stato audito in Commissione, il giudice Aitala ha parlato di dieci vittime civili ogni vittima militare. Questo quindi ci dà la misura della situazione: è evidente che i crimini di guerra si stanno pericolosamente trasformando in crimini contro l’umanità perché la popolazione civile è inerme, non è parte attiva del conflitto ma si trova inevitabilmente coinvolta nelle forme più gravi e terribili di violenza.  Per questo sempre di più dobbiamo parlare di sicurezza umana, dobbiamo sforzarci per lavorare per la pace e, nel frattempo, lavorare alla ricerca della verità. Affinché tali atrocità non rimangano impunite e non accadano più.

Non bisogna poi dimenticare le decine di migliaia di donne e uomini in divisa, ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani, che la guerra ha strappato brutalmente ai loro cari.

Proprio per fare luce su eventi di questa portata e gravità è stata istituita la Corte penale internazionale.

Una realtà importantissima, la Corte penale internazionale, che ha visto il nostro paese in prima fila nella sua istituzione e che si è sostanziata nello Statuto di Roma, firmato in Campidoglio a poche centinaia di metri in linea d’aria da qui, il 17 luglio 1998. La Corte ha competenza su genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione. 

Il lavoro svolto dalla Commissione diritti umani sul ruolo, oggi, nell’attuale momento storico, con una tragica guerra in Europa, della Corte penale internazionale, ha riguardato due momenti. 

Il primo ha visto l’intervento in Commissione del Giudice della Corte penale internazionale Rosario Aitala.

Il secondo ha visto la presenza e la testimonianza delll’Onorevole Sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova.

Entrambe queste due autorevoli voci hanno dato un contributo importante per capire concretamente quale possano essere la funzione e il ruolo della Corte penale internazionale nell’attuale situazione di crisi e come il nostro paese possa contribuire a sostenere il suo operato. E per acquisire elementi volti a rendere tale istituzione sempre più incisiva e efficace. 

La mozione si sofferma in particolare su tre profili.

Il primo riguarda la necessità di un sostegno finanziario adeguato all’attività della Corte. In questo senso l’Italia sta facendo bene la sua parte. È il quinto contributore al bilancio della Corte ed è puntuale nella erogazione dei fondi, cosa non di seconda importanza. È necessario che il nostro paese continui su questa strada.

Le risorse devono mettere in condizione la Corte penale internazionale di promuovere la sua azione laddove sia necessario.

Altro punto sollevato dalla mozione che mi pare di cruciale importanza: il fatto che lo stupro nei contesti di guerra possa essere riconosciuto non solo come crimine di guerra e crimine contro l’umanità, ma anche come atto di natura genocidaria, evidenziandone in maniera ancor più chiara l’assoluta gravità.

È un punto importante che ancora non vede pienamente concorde la comunità internazionale e che quindi richiede un lavoro. 

Penso che l’Italia abbia tutte le carte in regola per portare avanti un approccio che renda più forte sul piano della giustizia internazionale l’insopportabile tributo di sofferenze pagato dalle donne in occasione di conflitti armati, continuando così allo stesso tempo l’impegno internazionale per la piena attuazione dell’Agenda “Donne, pace e sicurezza”. 

Terzo importante punto richiamato dalla mozione, il ruolo della Commissione istituita dalla ministra Cartabia nella stesura di un codice dei crimini internazionali. È un passaggio che il nostro paese ancora deve compiere, dopo l’approvazione della legge n. 237 del 2012, per dare piena attuazione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Penso che oggi il Senato possa dare su queste tre questioni un segnale importante e che possa mostrare che sui diritti non ci sono divisioni o identità. 

Serviva un segnale importante da parte della politica perché sui diritti non ci possono essere divisioni o identità ma anzi costituiscono un patrimonio comune di quest’Aula come di tutto il Paese e dell’intera comunità internazionale.

Pescatori: firmata un’interrogazione per chiedere intervento straordinari contro il caro-gasolio

Anche a seguito dei vari incontri avuti con i pescatori, sia a Roma che a San Benedetto del Tronto, cosciente della situazione estremamente delicata, ho firmato un’interrogazione, depositata dal collega senatore Vincenzo Santangelo, che chiede interventi straordinari contro il caro gasolio nel settore della pesca marittima, area del Ministero delle politiche agricole di competenza del sottosegretario Francesco Battistoni.

Il costo del carburante per i pescherecci è quasi raddoppiato in pochi mesi, e così i pescatori sono costretti a navigare in perdita o a tagliare il numero delle loro uscite, con le aree portuali che diventano luoghi di confronto anche aspro tra diverse marinerie, che nella difficoltà del momento faticano a trovare una linea comune. 

Il caro gasolio è costato ai pescatori italiani 200 milioni di euro di mancato fatturato con una perdita di profitto lordo nel 2022 di circa il 28% rispetto al 2019 e 2020. E ovviamente questo ha ripercussioni anche sui costi per il consumatore finale, con una scarsa disponibilità dei prodotti italiani e aumenti fino al 30% nei supermercati e nei ristoranti. Le misure finora adottate non sono sufficienti. 

Anche se consapevoli che l’aumento del costo del carburante dipende dal complesso quadro internazionale e non dal Ministero, servono comunque interventi strutturali per scongiurare la crisi della filiera, di migliaia di imprese ittiche italiane e le ripercussioni sulla spesa dei cittadini.