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Archivia 2023

Nuovi dati Eurispes sulla violenza contro le donne

Quello della violenza contro le donne è un tema che ho sempre seguito attentamente sia come membro del comitato M5S sui diritti civili sia come Presidente della Commissione Diritti Umani, nella scorsa legislatura.

Un tema, peraltro, a cui tutti dovremmo porre attenzione e per il quale il Movimento 5 Stelle ha introdotto una legge ad hoc: il Codice Rosso.

Secondo i dati Eurispes del Rapporto Italia 2022, i cosiddetti reati spia sono diminuiti mentre sono aumentati gli stupri. I reati spia sono delitti ritenuti i possibili indicatori di una violenza di genere, in quanto verosimile espressione di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica diretta contro una persona in quanto donna. Negli anni 2019-2022, dopo un trend in progressivo e costante incremento, nel 2022 tali delittuosità mostrano un significativo decremento. Le violenze sessuali, invece, a fronte di un decremento nel 2020 rispetto all’anno precedente, mostrano un andamento in costante incremento nel biennio successivo.

 Per quanto attiene alle vittime, l’incidenza di quelle di genere femminile risulta pressoché costante, attestandosi tra il 74% e il 76% per gli atti persecutori, tra l’81% e l’83% per i maltrattamenti e tra il 91% e il 93% per le violenze sessuali.

Questi dati mi hanno indotto a fare un approfondimento sul Codice Rosso che è composto da 21 articoli e prevede degli inasprimenti di pena e l’introduzione di nuovi reati.

  • Per la violenza sessuale dapprima erano previsti un minimo di 5 anni e un massimo di 10. Ora passa da 6 a 12 anni, e la violenza sessuale di gruppo passa a un minimo di 8 e un massimo di 14.
  • Per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi è stata innalzata la pena da un minimo di 3 a un massimo di 7 anni;
  • Per il reato di stalking è previsto un minimo di un anno e un massimo di 6 anni e 6 mesi;

Un’altra novità del Codice Rosso è il tempo che viene concesso alle vittime di violenza per sporgere denuncia: non più sei mesi ma un anno e il minore viene sempre considerato vittima, sia qualora subisca violenza sia qualora assista ad una forma di violenza.

Quattro nuovi reati invece sono stati inseriti nel codice penale:

  • il Revenge Porn, ovvero la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate. Viene punito con la reclusione da uno a 6 anni ed è prevista una multa da 5mila a 15mila euro. E’ prevista l’aggravante se i fatti sono commessi nell’ambito di una relazione affettiva o per mezzo di strumenti informatici.
  • La deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. E’ prevista la reclusione da otto a 14 anni. Se, con tale condotta, si provoca la morte della vittima, la pena prevista è l’ergastolo;
  • Costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da 1 a 5 anni. Quando il reato è commesso a danno di minori il reato è aggravato e si procede anche quando il fatto è commesso all’estero da o in danno di un cittadino italiano o di uno straniero residente in Italia;
  • Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Chiunque violi gli obblighi o i divieti prescritti dal provvedimento che applica le misure cautelari sopra menzionate, è sanzionato con la detenzione da sei mesi a tre anni.

Ricordo inoltre un’altra legge del M5S approvata nella scorsa legislatura, quella sulle statistiche in tema di violenza di genere.

Si tratta di un altro passo avanti importante per la difesa delle donne: una legge con l’obiettivo di garantire adeguate informazioni sulla violenza di genere attraverso un’indagine triennale da realizzare tramite Istat con tutte le informazioni relative ai tanti tipi di violenza esistenti, da quella fisica, a quella sessuale, da quella economica a quella psicologica.

Sembra di poco conto all’apparenza, ma avere statistiche è in realtà imprescindibile affinché si possa intervenire con politiche e misure adeguate alla reale situazione. 

Il fenomeno ha raggiunto picchi allarmanti durante il lockdown ma è presente e riguarda tutte le culture e tutte le classi sociali. Combatterlo è un nostro dovere.

Qui trovate maggiori informazioni: https://www.giorgiofede.com/…/approvata-la-legge-sulle…/

Salvini inanella panzane, Orte-Falconara depennata dal Pnrr

Il filotto di panzane inanellato da Matteo Salvini al Senato durante i lavori sul Decreto Legge del Ponte sullo Stretto ha del pagliaccesco. Oltre agli sfondoni a sproposito su Leonardo da Vinci e alle solite filippiche sul Tav, il ministro dei Trasporti ha avuto la sfacciataggine di rivendicare tra i cantieri sbloccati il raddoppio della tratta ferroviaria Orte-Falconara.
Un’opera che, lo ricordiamo, è stata depennata dalla lista del Pnrr proprio dal suo ministero, con tanto di dichiarazioni del suo sodale Rixi, che ha detto chiaro e tondo che i soldi per completarla verranno reperiti altrove.
Quindi, ad oggi non ci sono. Salvini spara castronerie a go go senza alcun pudore: è giunto il momento che la Meloni lo fermi.

Il Superbonus costa troppo: falso!

Una delle bugie più clamorose del signor Presidente del Consiglio Meloni è che il Superbonus costerebbe troppo, addirittura, in uno dei suoi tanti video indegni, afferma che costerebbe 2mila euro per ciascun italiano, “neonati compresi”. Una bugia clamorosa, una delle tante a cui noi ci siamo già abituati (ma non per questo smetteremo di dire come stanno le cose) e a cui gli italiani dovranno abituarsi presto o tardi.

Parlando di dati nazionali:

  • A fronte di investimenti per 60,5 mld a fine ottobre 2022, il Superbonus ha generato complessivamente un valore economico pari a 195,2 miliardi tra effetti diretti (87,7 mld), indiretti (39,6 mld) e indotti (67,8 mld). Ne consegue che lo stesso effetto moltiplicatore da 1 a 3 può essere applicato a tutti i successivi aggiornamenti sui cantieri Superbonus che saranno forniti da Enea. Fonte: Nomisma – Le ultime dal Superbonus 110% del 21 febbraio 2023
  • A fronte di 55 miliardi di investimenti al 31 ottobre 2022 è stata attivata una produzione aggiuntiva nel sistema economico di 116 miliardi. Fonte: Censis – Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese – novembre 2022
  • A fronte di 60,5 miliardi di detrazioni a carico dello Stato (al 31 ottobre 2022) viene stimato un gettito derivante dalla produzione complessiva attivata nel sistema economico di 42,8 miliardi di euro, pari a circa il 70% del valore delle detrazioni a carico dello Stato. Fonte: Censis – Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese – novembre 2022 
  • Inoltre per ogni euro speso dallo Stato per finanziare la misura in termini di crediti o detrazioni fiscali 43 centesimi sono tornati allo Stato sotto forma di gettito fiscale (fonte, Consiglio e Ordine Nazionale dei Commercialisti / 22.12.22) 
  • La Meloni l’11 novembre 2022 ha sostenuto che il Superbonus pesa sulle casse per lo Stato 60 miliardi di euro. Il riferimento è alla proiezione del valore delle detrazioni previste per la fine dei lavori dei cantieri da Superbonus contenuta nell’aggiornamento Enea al 31 ottobre 2022. A parte il fatto che si tratta di un investimento (destinato a crescere), la Meloni non sa, o forse si guarda bene dal dire, che questi 60 miliardi vanno spalmati su 5 anni, ovvero il quinquiennio di utilizzabilità dei crediti in compensazione. Quindi, se proprio si deve parlare di ‘peso’, questo dovrebbe essere più correttamente raccontato in 12 miliardi l’anno. Ma il tema è sempre quello dei ritorni economici, anche perché tutte le cifre vengono mensilmente aggiornate da Enea e tutte le grandezze sono destinate ad aumentare
  • Senza contare il complessivo effetto moltiplicatore sul sistema economico, l’Ance a luglio 2022 ha stimato che il 47% del costo del Superbonus rientra allo Stato in forma di nuove tasse, Iva e contributi. Fonte: dato Centro studi Ance – luglio 2022
  • Per dimostrare quanto sia importante stimare tutti gli effetti positivi dei bonus edilizi sul sistema economico, e quindi per capire se il saldo è positivo o negativo, un Report del dicembre 2021 stima un saldo positivo di 36 miliardi di euro per gli incentivi edilizi nel periodo 1998-2021. A incidere sulla determinazione positiva del saldo sono quelli che vengono chiamati “fattore impresa” e “fattore lavoro”, ovvero tutto ciò che si scarica positivamente sui fatturati e sulle retribuzioni. Il tutto senza contare benefici economici difficili da stimare, ma pure esistenti, come la valorizzazione del patrimonio immobiliare oggetto di intervento, il miglioramento della qualità della vita e il decoro. Lo stesso Report stima inoltre un saldo positivo di 4 miliardi di euro per l’impatto dei bonus edilizi sul solo 2021, anno fortemente caratterizzato dal Superbonus 110%. Fonte: Servizio studi della Camera dei deputati – Cresme – Report dal titolo “Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima d’impatto delle misure di incentivazione – 9 dicembre 2021
  • Il Superbonus ha prodotto un incremento di 7,1 miliardi nel valore degli immobili oggetti di intervento, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiori.  Fonte: Nomisma – Le ultime dal Superbonus 110% del 21 febbraio 2023

E per le Marche? Nella nostra Regione, stando ai dati ufficiali ENEA e non alle bugie della destra, ci sono stati investimenti per 1,724 miliardi. Di questa cifra, il 70% rientra con IVA, IRES, IRPEF, CONTRIBUTI INPS, ovvero 1,206 miliardi. Quindi il costo reale per lo Stato è di 518 milioni. Se aggiungiamo la maggiorazione del 10% (51 milioni) avremo 569 milioni da spalmare su cinque anni. Il risultato di questo calcolo, ovvero 113 milioni, suddiviso per 1,4 milioni di cittadini marchigiani, fa 80 euro. Eccolo il costo reale per ciascun cittadino: 80 euro, altro che duemila euro!

Ora, calcoli matematici a parte, la levata di scudi delle imprese e delle associazioni di categoria, molte delle quali sostenitrici di questo Governo, dovrebbe far seriamente riflettere il signor presidente Meloni e il suo Ministro Giorgetti e speriamo che nella loro sordità, almeno ascoltino chi pagherà le conseguenze delle loro scelte scellerate

Il Superbonus fa risparmiare energia

Quello che il Governo del signor Meloni omette di spiegare agli italiani è che in questo momento di grave crisi legata ai costi dell’energia, una misura come il Superbonus consente a chi ne ha potuto beneficiare di risparmiare in bolletta, in un anno, fino a oltre 900 euro.

Ma vediamo più nel dettaglio quali sono i benefici apportati dal Superbonus:

  • Il Superbonus ha consentito di generare per ogni beneficiario un risparmio annuo medio in bolletta di 964 euro.  Fonte: Nomisma – Le ultime dal Superbonus 110% del 21 febbraio 2023
  • Il Superbonus ha prodotto un risparmio di 29 miliardi di euro a parità di qualità abitativa, in termini di guadagno economico-ambientale
  • Il Superbonus ha consentito di risparmiare 1,4 milioni di tonnellate di Co2.   Fonte: Nomisma – Le ultime dal Superbonus 110% del 21 febbraio 2023
  • Grazie a Superbonus ed ecobonus nel 2021 è stato centrato il 46% dei risparmi energetici previsti dal Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima). In particolare questi bonus hanno garantito risparmi energetici per 516mila tonnellate equivalenti di petrolio, in netto aumento rispetto alle 330 mila. Fonte: Enea – Rapporto efficienza energetica e detrazioni fiscali 
  • Gli investimenti attivati in questi due anni dal Superbonus hanno prodotto un risparmio energetico che è possibile stimare in quasi 11.700 GWh/anno. Questo risparmio strutturale, insieme ai 143 GWh/anno di nuova potenza rinnovabile installata, contribuiscono a un minor consumo di gas necessario per la produzione elettrica e per il riscaldamento domestico. È possibile stimare questo risparmio in oltre 1,1 miliardi di metri cubi di gas metano. Fonte: Censis – Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese – novembre 2022

 

 

Il Superbonus ha creato posti di lavoro

Oggi, cari lettori, condividerò con voi alcuni numeri relativi ai posti di lavoro creati a seguito dell’introduzione del nostro Superbonus. Un elenco molto schematico, perché perdersi in chiacchiere e rivoli non aiuta nessuno, con tanto di fonti ufficiali e autorevoli:

  • +992.000 posti di lavoro al 31 gennaio 2023, di cui 641mila nel settore costruzioni e 351mila nei settori collegati. Fonte: Nomisma – le ultime dal Superbonus 110% del 21 febbraio 2023
  • +902.000 posti di lavoro al 31 ottobre 2022 generati dal Superbonus, di cui 583.000 nella filiera delle costruzioni e 319.000 in altri settori. Fonte: Censis – Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese – novembre 2022
  • +634.000 posti di lavoro, di cui +410.000 nel settore delle costruzioni e +224.000 nei settori collegati. Fonte: Primo bilancio sociale e ambientale Superbonus redatto da Nomisma – 13 luglio 2022

Il Superbonus ha spinto il Pil

In merito al Superbonus, il governo Meloni ha deciso di danneggiare irreversibilmente cittadini e imprese. Una decisione presa con le motivazioni più in malafede che abbia mai ascoltato. Giorgetti dice che Superbonus e bonus edilizi sono costati 110miliardi e che questi oggi avrebbero aperto una voragine nei conti: una menzogna colossale.

Anche perché, se così fosse, significherebbe che questa voragine è stata alimentata dal Governo Draghi, di cui Giorgetti è stato influente ministro, e dal Governo Meloni, in cui Giorgetti, in perfetta linea di continuità, è stato promosso ministro dell’economia. Il Governo Draghi ha elaborato ben due Def e due Nadef, con una Legge di bilancio. Giorgetti ha portato in parlamento una Nadef, che era l’aggiornamento della precedente, e il governo Meloni ha confezionato una Legge di bilancio basata su questo. In tutti questi documenti contabili, trasmessi puntualmente all’Ue, non c’è traccia di buchi, voragini o pozzi senza fondo.

Quindi mentono spudoratamente al Paese. E gli italiani non meritano un governo bugiardo. Per smentire le loro bugie, condivido con voi lettori alcuni dati ufficiali suddivisi per macrotemi. Oggi parliamo del Superbonus come propulsore del PIL italiano:

● Gli investimenti attivati dal Superbonus hanno dato un contributo del 22% alla crescita del Pil nel 2022 Fonte: Report Cresme novembre 2022

● Gli investimenti in costruzioni, grazie al Superbonus e agli altri bonus edilizi, hanno contribuito alla crescita record del 6,7% del Pil italiano nel 2021. In particolare, all’interno di questo +6,7%, le costruzioni hanno dato un contributo del +1,8% alla crescita, con un’incidenza quindi del 27% sulla performance complessiva del Pil 2021. Fonte: Ance – Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2022, presentato il 25 ottobre 2022.

● Gli investimenti in costruzioni hanno fatto segnare un incremento record del 2021 (+20,1%), confermato da un ottimo trend anche per il 2022 (+12,1%). Il tutto trainato soprattutto dagli investimenti in manutenzione straordinaria delle abitazioni nel 2021 (+25%) e nel 2022 (+22%), grazie all’apporto del Superbonus e degli altri bonus edilizi. Fonte: Ance – Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2022, presentato il 25 ottobre 2022.

● Gli investimenti in costruzioni, in particolare grazie al Superbonus, hanno trainato la crescita economica del 2021, registrando un incremento del 21,8% (quindi dato in linea con quello dell’Ance). La performance è stata nettamente la migliore in Europa: in Germania gli investimenti in costruzioni nello stesso periodo sono cresciuti dell’1,1%, in Francia del’11,4% e in Spagna del 4,3%. Fonte: Centro Studi Confindustria – Rapporto di previsione autunno 2022 dal titolo ‘Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?’, presentato l’8 ottobre 2022.

Il totale degli investimenti ammessi a detrazione per il superbonus al 110% è di oltre 65 miliardi al 31 gennaio 2023. Lo comunica l’Enea in data 10.02.23. Per la precisione gli investimenti ammessi a detrazione arrivano a 65.239.761.123,23 miliardi. Il numero delle asseverazioni è di 372.303. Il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione è di 49.740.470.777,91 (76,2%). Le detrazioni previste a fine lavori sono pari a 71.763.737.235,55 miliardi. L’onere a carico dello Stato per le detrazioni maturate per i lavori conclusi è di 54.714.517.855,70 miliardi;

● Inoltre l’Eurostat ha confermato in audizione in Senato in data 14.02.23 che il superbonus 110% e la circolazione dei crediti non genera alcun debito pubblico smontando la narrazione sin qui fatta dal Governo.

Ma quale crescita? Ecco perché la manovra avrà un impatto irrilevante sulla nostra economia

Per rispondere a questa domanda basta leggere quanto scrive il ministro Giorgetti nell’aggiornamento della Nadef: l’obiettivo di crescita nel 2023 è di appena lo 0,6%. È la dimostrazione plastica di come i 39 miliardi di cui si compone la Legge di bilancio hanno un impatto irrilevante sul sistema economico. Il tutto mentre si dovrebbe investire per proteggere una crescita che, anche grazie alle politiche espansive del Governo Conte II, aveva fatto segnare un +6,7% nel 2021 e garantito un effetto trascinamento sulle stime del Pil 2022, dato attualmente al +3,7%. Con questa Manovra si riconsegna il Paese, nella migliore delle ipotesi, a un Pil da zero virgola che tanto ha penalizzato l’Italia negli anni precedenti; se invece dovessero avverarsi le previsioni dei più accreditati osservatori (Fmi su tutti) sarà recessione. La Legge di bilancio non fa nulla per prevenire questi scenari, anzi li asseconda. Non c’è nulla per contribuire alla competitività e alla resilienza del tessuto produttivo. Su misure di investimento come Superbonus e Transizione 4.0 si fanno inaccettabili passi indietro.

La Legge di bilancio è restrittiva in primis perché opera un drastico abbattimento del deficit in rapporto al Pil: dal 5,6% del 2022 al 4,5% del 2023. Parliamo di 1,1 punti percentuali, ovvero 20 miliardi di euro. Questo è un chiaro effetto restrittivo, nonostante il Governo abbia aumentato il precedente deficit tendenziale al 3,4% del Pil lasciato in eredità dal precedente Esecutivo (significa che il Governo Draghi ha fatto ancora più austerità)  

C’è un altro elemento che dimostra il ritorno al passato: l’avanzo primario. Parliamo di un autentico feticcio dell’austerity, che ci auguravamo fosse stato archiviato definitivamente, soprattutto nelle fasi di ciclo economico avverso. In sostanza con questa Legge di bilancio la Meloni intende riconsegnare il Paese a quella condizione in cui le entrate devono sempre e comunque essere superiori alle spese (al netto della spesa per interessi). Ebbene, il ritmo con cui l’attuale Governo vuole arrivare a un avanzo primario è molto più serrato di quello lasciato in eredità da Draghi: se quest’ultimo nel Def di aprile aveva previsto un avanzo primario dello 0,2% nel 2025, la Meloni anticipa questo 0,2% al 2024 e per il 2025 prevede addirittura un avanzo primario dell’1,1%. Una scossa di austerità incredibile, che si traduce in tagli o minori spese per pensioni, sanità, scuola, stipendi pubblici, approvvigionamento di beni e servizi