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Archivia Giugno 2022

26 giugno, Giornata internazionale per le vittime di tortura

“Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura, a trattamenti o a punizioni crudeli, inumani o degradanti”: la tortura è un crimine sancito dal diritto internazionale, presente nella Dichiarazione Universale dei Diritti umani. Eppure, ancora troppi paesi nel mondo la praticano.

Per questo 26 giugno, Giornata Internazionale per le Vittime della Tortura, voglio proporvi una riflessione su una pratica aberrante, ancora troppo praticata nonostante sia assolutamente vietata dal diritto internazionale in tutto il mondo.

Guerre fra Stati e lotte intestine “giustificano” ancora la tortura e altre forme di trattamento crudele, degradante e disumano.

Le Nazioni Unite hanno condannato la tortura come uno degli atti più vili perpetrati dagli esseri umani sui loro simili. Questa giornata è stata istituita il 12 dicembre 1997, tramite la Risoluzione 52/149 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha proclamato il 26 giugno Giornata internazionale delle Nazioni unite a sostegno delle vittime della tortura.

Un momento per riflettere e per invitare Stati, società civile e singoli individui ad una ferma condanna di tali pratiche e al sostegno convinto delle vittime di tortura e di coloro che sono ancora torturati oggi.

Qual è la situazione in Italia?

L’Italia ha ratificato la Convenzione contro la Tortura nel 1989, con l’impegno a inserire all’interno del  codice penale una norma che individui e punisca il reato di tortura. Reato inserito però solo nel luglio 2017 e punibile dai 4 ai 10 anni.

E nel mondo?

Secondo Amnesty International, in Siria esistono

oltre 30 metodi di tortura: haflet al-istiqbal (“festa di benvenuto”: duri pestaggi, spesso con spranghe di silicone o di metallo e cavi elettrici); dulab (“pneumatico”: il corpo del detenuto viene contorto fino a farlo entrare in uno pneumatico da camion, poi via ai pestaggi); falaqa (“bastonatura”: il classico pestaggio sulle piante dei piedi); shabeh (“impiccato”: il detenuto viene tenuto appeso per i polsi per parecchie ore, coi piedi nel vuoto, e picchiato ripetutamente); bisat al-rih (“tappeto volante”: la vittima è legata a una struttura pieghevole, la cui parte inferiore viene pressata su quella superiore)”.

La tortura è utilizzata anche in Messico, in particolare contro le donne.

“Nello scantinato di una stazione di polizia delle Filippine – racconta Amnesty International –  nel 2014, è stata trovata una “ruota della tortura”, un’imitazione tragicamente fedele della nota “ruota della fortuna”. A seconda di dove si fermasse la ruota, il detenuto poteva essere sottoposto a “30 secondi in posizione pipistrello” (ossia tenuto appeso a testa in giù per mezzo minuto) o a “20 secondi di Manny Pacquiao” (ossia a pugni in faccia, in onore del più famoso pugile filippino) o ad altri metodi di tortura efferati.

Ma accanto alla tortura prevalentemente fisica, si sta affermando una forma di tortura più sofisticata, che non lascia ferite o segni visibili sul corpo ma che devasta la mente, fino a farla impazzire e a rendere non credibile la vittima della tortura. Perché uno degli obiettivi di fondo del sistema della tortura è di non far raccontare alla vittima ciò che le è accaduto. Ecco alcuni dei numerosi metodi praticati nel centro di detenzione statunitense di Guantánamo Bay: esporre un prigioniero a luci accecanti, a musica assordante o a temperature gelide o torride, tenerlo incappucciato per mesi, isolarlo dal punto di vista acustico, costringerlo a rimanere seduto in posizioni scomode per giorni e giorni, negargli il cibo, non farlo dormire, minacciare di morte i suoi familiari, obbligarlo a rimanere nudo di fronte a estranei o ad assistere a spogliarelli di donne”.

La tortura oggi sembra essere il prodotto di studi, di un sistema certosino che ha l’obiettivo di colpire i punti deboli delle vittime. E in fondo quale differenza c’è la tortura fisica e la paura di dover subire la tortura stessa, l’incertezza e la costante angoscia? Entrambe provocano danni, annichiliscono, distruggono identità.

Ma torniamo a noi. La tortura è praticata anche in Iraq, in Egitto (ricordiamo la morte di Giulio Regeni), Uzbekistan,

“Sono passati 34 anni – dice Amnesty International – da quando, il 10 dicembre 1984, l’Assemblea generale ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Quel testo è rimasto purtroppo un pezzo di carta. Il numero dei paesi che l’hanno ratificato, impegnandosi a prevenire e punire la tortura, è solo di poco superiore a quello dei paesi in cui è praticata”.

Il Movimento 5 Stelle anche nelle Marche unito con Giuseppe Conte

Il Movimento 5 Stelle è fatto da donne e uomini che vogliono cambiare il Paese in cui viviamo e che hanno cominciato a realizzare concretamente questo sogno, sia a livello locale che a livello nazionale, con i Governi Conte I e Conte II, e provvedimenti attesi da decenni o anche completamente innovativi ma fondamentali, come il superbonus, lo spazzacorrotti, il reddito di cittadinanza è tanti altri che per brevità non citiamo.

Da sempre soffriamo il problema dei fuoriusciti o delle uscite scomposte, nei gruppi locali, nei Consigli e soprattutto in Parlamento, e quest’ultima sortita, seppur corposa e guidata dall’ex capo politico, non si differenzia dalle altre: non “scissioni” o addirittura “scismi”, ma uscite che lasciano ampi dubbi sul fatto che queste scelte possano anche essere state fatte per soldi, poltrone, non rispetto delle regole, perchè chi invoca la serietà e le regole le rispetta per primo, e andando a verificare non tutti lo hanno fatto.

Stare nel Movimento non è per tutti, richiede spirito di sacrificio, lavoro, rinunce (a partire dai soldi delle restituzioni), denunce, maturità, pazienza. Si tratta di tutelare gli interessi collettivi, mai di parte, e questo lo facciamo a tutti i livelli, dal Governo al Parlamento, dai Consigli regionali ai Consigli comunali. Il trovarsi contro praticamente tutte le forze politiche, che ancora ci percepiscono come “diversi”, di fatto è una sorta di sigillo di qualità.

Il nostro lavoro, incredibile, di qualità, non “passa” sempre come dovrebbe, si dedica più spazio a presunte imprecisioni formali dello Statuto e in generale ai nostri problemi piuttosto che alle nostre azioni politiche, mentre al tempo stesso si nascondono le condanne per reati gravi e le liti degli altri, mettendo in risalto i teatrini di leader imbarazzanti e/o inconsistenti. Ciò che la politica non dovrebbe essere.

Ma la nostra azione resta la stessa, lavorare e fare scelte per portare beneficio a tutti i cittadini, in primis quelli in difficoltà e non come avveniva da decenni solo per gli amici degli amici. E questo lavoro, a tutti i livelli, richiede resistere alle lusinghe e alle tentazioni che i tanti interessi sanno prospettare: nel Movimento resta solo la gente seria, capace di mettere da parte l’individualismo e pensare davvero al bene comune.

Anche in questo senso questa crisi è un’opportunità: come le altre volte, ci siamo “depurati” di quelli che invece hanno messo altri interessi davanti agli ideali, mentre chi resta dimostra coi fatti che il potere, il conto in banca e la carriera non sono l’interesse primario.

Peccato per chi se n’è andato, da alcuni ce lo aspettavamo, da altri no, ma è sempre preferibile capire chi si ha a fianco, perché il lavoro da fare per migliorare la nostra Italia è ancora tanto e duro, si fa insieme e questo certo non è il momento di fermarsi, anzi: servono perciò persone come quelle che sono rimaste, a partire dal Presidente Giuseppe Conte. 

Ed il lavoro non può che ripartire dai territori, dalle Marche e finalmente dopo anni avremo una struttura territoriale, definita, riconosciuta, capillare, a partire da ogni singolo gruppo cittadino fino a Roma e su questo lavoreremo tutti, insieme, per ripartire con forza e determinazione, la stessa di sempre, perchè chi ci mette la faccia in questi ruoli lo fa perchè ama la sua città, il suo territorio e il suo Paese, senza altri interessi se non il bene comune. Le clientele e il potere fine a se stesso li combattiamo.

Un forte abbraccio a tutta la comunità del Movimento 5 Stelle delle Marche, fatta di volontariato, attivismo e partecipazione civica. Avanti tutta, insieme.

sen. Giorgio Fede

sottosegretario Rossella Accoto

sen. Donatella Agostinelli

sen. Mauro Coltorti

sen. Sergio Romagnoli

on. Maurizio Cattoi

on. Roberto Cataldi

on. Mirella Emiliozzi

on. Roberto Rossini

Marta Ruggeri, consigliera regionale

Lorella Schiavoni, consigliera comunale Ancona

Roberto Ascani, sindaco Castelfidardo

Andrea Marconi, assessore Castelfidardo

Romina Calvani, assessore Castelfidardo

Ruben Cittadini, assessore Castelfidardo

Sergio Foria, assessore Castelfidardo

Amedea Agostinelli, assessore comunale Castelfidardo

Ilenia Pelati, consigliera comunale Castelfidardo

Damiano Ragnini, consigliere comunale Castelfidardo

Francesco Fagotti, consigliere comunale Castelfidardo

Ivana Camilletti, consigliera comunale Castelfidardo

Lorenzo Serenelli, consigliere comunale Castelfidardo

Aurelio Alabardi, consigliere comunale Castelfidardo

Anna Maria Mazzoni, consigliera comunale Castelfidardo

Simone Mazzocchini, consigliere comunale Castelfidardo

Annamaria Frascati, consigliera comunale Castelfidardo

Lorena Angelelli, consigliera comunale Castelfidardo

Bruno Frapiccini, consigliere comunale Falconara

Leonardo Guerro, consigliere comunale Maiolati Spontini, consigliere provinciale

Giancarlo Focante, consigliere comunale Maiolati Spontini

Edda Piergentili, consigliera comunale Montemarciano

Giovina Figliolia, consigliera comunale Monte San Vito

Caterina Donia, consigliera comunale Osimo

Massimo Tamburri, consigliere comunale Ascoli Piceno

Eleonora Camela, consigliera comunale Ascoli Piceno

Mauro Bochicchio, sindaco Castel di Lama

Roberta Celani, consigliera comunale Castel di Lama

Marco Mattoni, consigliere comunale Castel di Lama

Luca Cristofori, consigliere comunale Castel di Lama, consigliere provinciale

Nicola Accorsi, consigliere comunale Castel di Lama

Cinzia Fazzini, consigliera comunale Castel di Lama

Alessandra Manigrasso, consigliera comunale Grottammare

Stefano Fortuna, consigliere comunale Fermo

Simone Vecchi, consigliere comunale Montegiorgio

Moira Vallati, consigliere comunale Porto Sant’Elpidio

Roberto Cherubini, consigliere comunale Macerata

Roberto Spedaletti, consigliere comunale Macerata

Stefano Mezzasoma, consigliere comunale Potenza Picena

Francesco Panaroni, consigliere comunale Fano

Tommaso Mazzanti, consigliere comunale Fano

Giovanni Fontana, consigliere comunale Fano

Angelo Petrella, consigliere comunale Gradara

Francesca Frenquellucci, assessore Pesaro

Claudia Vanzolini, consigliera comunale Pesaro

Lorenzo Lugli, consigliere comunale Pesaro

Mirko Bezziccheri, consigliere comunale Vallefoglia

Marzia Cartoceti, consigliera comunale Vallefoglia

Andrea Lombardo, consigliere comunale Vallefoglia

La mozione sulla Corte Penale Internazionale

Questa mattina in Aula ho illustrato una mozione, approvata all’unanimità, che è frutto di un lavoro comune di tutti i componenti della Commissione diritti umani del Senato. 

Chiunque è rimasto profondamente colpito e addolorato dalle morti, dagli episodi di violenza e dalle sofferenze che si sono verificate in Ucraina a seguito dell’aggressione russa.

Bucha, Borodyanka, Kramatorsk, Mariupol, Kharkiv. Città che molti di noi non conosceva ma che sono divenute tristemente note per gli orrori e le atrocità.

Secondo l’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni i morti civili di questa guerra sono ormai ben oltre 4.000. Quando è stato audito in Commissione, il giudice Aitala ha parlato di dieci vittime civili ogni vittima militare. Questo quindi ci dà la misura della situazione: è evidente che i crimini di guerra si stanno pericolosamente trasformando in crimini contro l’umanità perché la popolazione civile è inerme, non è parte attiva del conflitto ma si trova inevitabilmente coinvolta nelle forme più gravi e terribili di violenza.  Per questo sempre di più dobbiamo parlare di sicurezza umana, dobbiamo sforzarci per lavorare per la pace e, nel frattempo, lavorare alla ricerca della verità. Affinché tali atrocità non rimangano impunite e non accadano più.

Non bisogna poi dimenticare le decine di migliaia di donne e uomini in divisa, ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani, che la guerra ha strappato brutalmente ai loro cari.

Proprio per fare luce su eventi di questa portata e gravità è stata istituita la Corte penale internazionale.

Una realtà importantissima, la Corte penale internazionale, che ha visto il nostro paese in prima fila nella sua istituzione e che si è sostanziata nello Statuto di Roma, firmato in Campidoglio a poche centinaia di metri in linea d’aria da qui, il 17 luglio 1998. La Corte ha competenza su genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione. 

Il lavoro svolto dalla Commissione diritti umani sul ruolo, oggi, nell’attuale momento storico, con una tragica guerra in Europa, della Corte penale internazionale, ha riguardato due momenti. 

Il primo ha visto l’intervento in Commissione del Giudice della Corte penale internazionale Rosario Aitala.

Il secondo ha visto la presenza e la testimonianza delll’Onorevole Sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova.

Entrambe queste due autorevoli voci hanno dato un contributo importante per capire concretamente quale possano essere la funzione e il ruolo della Corte penale internazionale nell’attuale situazione di crisi e come il nostro paese possa contribuire a sostenere il suo operato. E per acquisire elementi volti a rendere tale istituzione sempre più incisiva e efficace. 

La mozione si sofferma in particolare su tre profili.

Il primo riguarda la necessità di un sostegno finanziario adeguato all’attività della Corte. In questo senso l’Italia sta facendo bene la sua parte. È il quinto contributore al bilancio della Corte ed è puntuale nella erogazione dei fondi, cosa non di seconda importanza. È necessario che il nostro paese continui su questa strada.

Le risorse devono mettere in condizione la Corte penale internazionale di promuovere la sua azione laddove sia necessario.

Altro punto sollevato dalla mozione che mi pare di cruciale importanza: il fatto che lo stupro nei contesti di guerra possa essere riconosciuto non solo come crimine di guerra e crimine contro l’umanità, ma anche come atto di natura genocidaria, evidenziandone in maniera ancor più chiara l’assoluta gravità.

È un punto importante che ancora non vede pienamente concorde la comunità internazionale e che quindi richiede un lavoro. 

Penso che l’Italia abbia tutte le carte in regola per portare avanti un approccio che renda più forte sul piano della giustizia internazionale l’insopportabile tributo di sofferenze pagato dalle donne in occasione di conflitti armati, continuando così allo stesso tempo l’impegno internazionale per la piena attuazione dell’Agenda “Donne, pace e sicurezza”. 

Terzo importante punto richiamato dalla mozione, il ruolo della Commissione istituita dalla ministra Cartabia nella stesura di un codice dei crimini internazionali. È un passaggio che il nostro paese ancora deve compiere, dopo l’approvazione della legge n. 237 del 2012, per dare piena attuazione allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale.

Penso che oggi il Senato possa dare su queste tre questioni un segnale importante e che possa mostrare che sui diritti non ci sono divisioni o identità. 

Serviva un segnale importante da parte della politica perché sui diritti non ci possono essere divisioni o identità ma anzi costituiscono un patrimonio comune di quest’Aula come di tutto il Paese e dell’intera comunità internazionale.

Pescatori: firmata un’interrogazione per chiedere intervento straordinari contro il caro-gasolio

Anche a seguito dei vari incontri avuti con i pescatori, sia a Roma che a San Benedetto del Tronto, cosciente della situazione estremamente delicata, ho firmato un’interrogazione, depositata dal collega senatore Vincenzo Santangelo, che chiede interventi straordinari contro il caro gasolio nel settore della pesca marittima, area del Ministero delle politiche agricole di competenza del sottosegretario Francesco Battistoni.

Il costo del carburante per i pescherecci è quasi raddoppiato in pochi mesi, e così i pescatori sono costretti a navigare in perdita o a tagliare il numero delle loro uscite, con le aree portuali che diventano luoghi di confronto anche aspro tra diverse marinerie, che nella difficoltà del momento faticano a trovare una linea comune. 

Il caro gasolio è costato ai pescatori italiani 200 milioni di euro di mancato fatturato con una perdita di profitto lordo nel 2022 di circa il 28% rispetto al 2019 e 2020. E ovviamente questo ha ripercussioni anche sui costi per il consumatore finale, con una scarsa disponibilità dei prodotti italiani e aumenti fino al 30% nei supermercati e nei ristoranti. Le misure finora adottate non sono sufficienti. 

Anche se consapevoli che l’aumento del costo del carburante dipende dal complesso quadro internazionale e non dal Ministero, servono comunque interventi strutturali per scongiurare la crisi della filiera, di migliaia di imprese ittiche italiane e le ripercussioni sulla spesa dei cittadini.

Superbonus 110%: le modifiche del Decreto Aiuti

Il Decreto Aiuti ha previsto due importanti modifiche agli articoli 119 e 121 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio):

  • con la prima modifica viene posticipata la data per realizzare il 30% dell’intervento che serve per prorogare la scadenza del bonus al 31 dicembre 2022. Modifica che riguarda, dunque, gli edifici unifamiliari. Nel dettaglio, viene previsto che per gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche, la detrazione del 110% spetti anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, a condizione che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo, nel cui computo devono essere compresi anche i lavori non agevolati;
  • con la seconda modifica viene consentita alle banche la cessione a favore dei clienti professionali privati, che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa, o con la banca capogruppo, senza facoltà di ulteriore cessione.

Superbonus 110% e cessione del credito: nuove ipotesi di modifica

In discussione alla Camera dei Deputati è stata segnalata la principale criticità relativa alle parecchie modifiche che ha subito negli ultimi mesi la disciplina della cessione dei crediti edilizi. Criticità che hanno determinato preoccupazioni tra famiglie e imprese sulle quali il Parlamento ha il dovere di intervenire, soprattutto in considerazione che ci sono oltre 5 miliardi di euro sospesi a causa del blocco della cessione dei crediti alle banche, con conseguenti gravi problemi di liquidità.

Altra problematica riguarda le tempistiche visto che a seguito delle numerose modifiche, molte famiglie non sono riuscite a inviare, entro il 29 aprile 2022, la documentazione relativa alle spese sostenute nel 2021 per gli interventi effettuati sugli edifici unifamiliari.

Le proposte emendative della maggioranza

Partendo da questi presupposti sono stati presentati diversi pacchetti di emendamento, tra cui quelli della maggioranza. Ecco, nel dettaglio, alcune questioni:

  • proroga al 30 settembre 2022 per il supersismabonus acquisti, una misura che al momento si concluderà il 30 giugno 2022. La norma prevede, infatti, che l’atto di acquisto relativo agli immobili oggetto dei lavori sia stipulato entro il 30 giugno 2022;
  • nuovo intervento trainato: è stato richiesto l’inserimento tra gli interventi trainati anche quelli che riguardano l’installazione di elementi BIPV (building integrated photovoltaic) su facciate edili verticali o per l’installazione di elementi in vetro fotovoltaico su coperture o superfici orizzontali sopraelevate;
  • nuova possibile proroga per le unifamiliari che potrebbero dover realizzare il 30% dell’intervento complessivo entro il 31 ottobre 2022 per poter arrivare al 31 dicembre 2022 (scadenza che nella peggiore delle ipotesi darebbe solo 2 mesi, novembre e dicembre, per completare il restante 70% dell’intervento ma che, parlando di unifamiliari, potrebbe anche bastare);
  • nuova proroga per l’Edilizia Residenziale Pubblica (case popolari) che potrebbero utilizzare il bonus 110% fino al 31 dicembre 2025;
  • nuova proroga anche per gli IACP che potrebbero utilizzare il superbonus fino al 31 dicembre 2026, ma sulle quali è previsto che per affidamento sia necessario ricorrere alle procedure selettive pubbliche e a condizione che al 31 dicembre 2023 siano stati pubblicati i relativi bandi; sino al 31 dicembre 2022, per l’acquisto di case derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione con miglioramento sismico, con riferimento ai rogiti stipulati, dopo il termine dei lavori, entro la medesima data;
  • estensione della possibilità per le banche e le società appartenenti ad un gruppo bancario, di cedere liberamente i crediti d’imposta nei confronti dei correntisti corporate rientranti nella definizione europea di PMI, oltre che ai “clienti professionali privati”, anche ai soggetti in possesso di partita iva che nell’anno precedente abbiano depositato un bilancio a partire da 50mila euro;
  • introduzione, per i crediti oggetto di acquisto successivamente al 1° gennaio 2022, della possibilità da parte dei soli soggetti bancari e assicurativi che residuino al termine del periodo ordinario di un ulteriore utilizzo all’unico fine di sottoscrivere le successive emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza non inferiore ad anni 10;
  • consentire a CDP di assistere il processo di riqualificazione energetica e antisismica dell’edilizia residenziale pubblica la si equipara ai soggetti abilitati a ricevere la cessione del credito ovvero lo sconto in fattura per gli interventi del superbonus in Edilizia Residenziale Pubblica;
  • consentire, limitatamente alle spese sostenute nell’anno 2021, l’utilizzo anche negli anni successivi della quota di credito d’imposta non fruita entro la fine del 2022.

Le proposte emendative della Movimento 5 Stelle

Un altro pacchetto di emendamenti è stato presentato dal Movimento 5 Stelle. Ecco le nostre proposte:

  • viene chiesto di chiarire meglio le componenti su cui calcolare il 30% dell’intervento complessivo per le unifamiliari che vogliano utilizzare il bonus fino al 31 dicembre 2022;
  • estensione della cessione da parte delle banche verso le PMI (misura che potrebbe aprire il mercato dei crediti edilizi);
  • possibilità di cessioni integrali o parziali di una o più singole annualità, anche successivamente alla prima comunicazione dell’opzione all’Agenzia delle Entrate;
  • inserimento della possibilità di utilizzo, limitatamente alle spese sostenute nell’anno 2021, anche negli anni successivi della quota di credito d’imposta non fruita entro la fine del 2022;
  • introduzione di un ulteriore comma che prevede per i crediti oggetto di acquisto successivamente al 1° gennaio 2022 la possibilità da parte dei soli soggetti bancari e assicurativi di un ulteriore utilizzo al termine di ciascun periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2022 e non oltre il 31 dicembre 2026 all’unico fine di sottoscrivere le successive emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza non inferiore ad anni 5. Inoltre, si prevede l’esclusione della responsabilità solidale a carico degli enti creditizi cessionari, essendo ciascun procedimento ormai garantito dall’attribuzione di un codice univoco;
  • proroga al 15 settembre 2022 del termine del 29 aprile 2022 per la comunicazione all’Agenzia delle entrate della cessione del credito e dello sconto in fattura per le spese sostenute nel 2021, per impedire che molti contribuenti perdano la quota del credito annuale, specie se incapienti in dichiarazione dei redditi;
  • soppressione della previsione introdotta dal comma 3 dell’articolo 29-bis del DL energia n. 17/22 secondo cui le nuove disposizioni si applicano alle comunicazioni della prima cessione del credito o dello sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022. Ne consegue che le nuove disposizioni (ulteriore cessione da parte delle banche verso altri soggetti) si applicano quindi a tutte le cessioni di credito, con particolare riferimento a quelle rimaste “incagliate”. Stando ai lavori di conversione del decreto energia citato, alla norma non si ascrivono effetti finanziari.

 

NUOVI COORDINATORI REGIONALI DEL M5S

Quella che mi ha affidato il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è una grande responsabilità. Ne sono davvero onorato e lo ringrazio per la stima e la fiducia che ha voluto riporre in me.

Martedì sera il Presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha nominato i coordinatori regionali del Movimento nel corso di una conferenza stampa. Per le Marche la scelta è ricaduta sul sottoscritto che, nel 2020-2021, aveva già ricoperto il ruolo di facilitatore rapporti interni, fino all’introduzione del nuovo Statuto. 

Inutile dire che quella che mi ha affidato il presidente Conte è una grande responsabilità e mi impegnerò per onorarla lavorando con profondo impegno e con l’obiettivo di fare il bene della nostra meravigliosa Regione e della sua comunità di portavoce, attivisti e simpatizzanti del M5S. Credo molto nel concetto di squadra, un aspetto fondamentale del fare politica, e credo profondamente nella squadra del Movimento 5 Stelle.

Credo anche che questi ruoli siano importantissimi soprattutto dopo aver avuto conferma di quanto lavoro dobbiamo ancora fare sui territori. Dobbiamo ricostruire ed aggregare attorno al Movimento mettendo a frutto quell’impegno profuso in questi anni da tutti i nostri attivisti, lavorando per farlo comprendere di più e meglio.

La sfida è quella di dare al Movimento una struttura che non ha mai avuto, per rendere l’azione di ogni singolo componente più efficace. In quest’ottica sarà fondamentale la riorganizzazione territoriale e la nomina dei referenti provinciali che attendiamo insieme al regolamento per i gruppi locali che ci consentiranno di lavorare davvero come una squadra. Ne abbiamo estremamente bisogno per ridare slancio a questa grande famiglia che è il Movimento 5 Stelle.

Avanti tutta quindi, forti di un nuovo corso del Presidente Giuseppe Conte che è stato definitivamente giudicato in maniera favorevole per il rispetto delle regole e della democrazia anche dal Tribunale di Napoli chiudendo alle richieste di 4 ex iscritti e dando ragione alle scelte approvate a grandissima maggioranza.

Stangata a tavola da 8,1 miliardi per le famiglie. Ecco perché dobbiamo accelerare per la pace

Da settimane io e tutto il Movimento 5 Stelle stiamo ribadendo l’urgenza di dare una svolta affinché l’Ucraina si aggiudichi una vittoria politica, ovvero un negoziato di pace.

Proseguire sulla strada del conflitto sta provocando gravissime conseguenze che, peraltro, erano prevedibili. Mi riferisco all’allarme lanciato da Coldiretti: in arrivo una stangata a tavola da 8,1 miliardi per le famiglie. L’aumento dei prezzi scatenato dalla guerra in Ucraina costerà, nel 2022, alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, a causa dell’effetto dell’inflazione che colpisce soprattutto le categorie più deboli. 

Questi dati emergono in maniera incontrovertibile dall’analisi della Coldiretti sugli effetti dei rincari nel carrello, sulla base dei dati Istat sui consumi degli italiani e dell’andamento dell’inflazione nei primi cinque mesi dell’anno. 

“A guidare la classifica dei rincari c’è la verdura che quest’anno costerà complessivamente alle famiglie italiane 1,95 miliardi in più – sottolinea Coldiretti – e precede sul podio pane, pasta e riso, con un aggravio di 1,48 miliardi, e carne e salumi, per i quali si stima una spesa superiore di 1,35 miliardi rispetto al 2021. Al quarto posto la frutta, con 0,84 miliardi, precede il pesce (0,7 miliardi), latte, formaggi e uova (0,63 miliardi) e olio, burro e grassi (0,52 miliardi) che è però la categoria che nei primi cinque mesi del 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi. Seguono con esborsi aggiuntivi più ridotti le categorie acque minerali, bevande analcoliche e succhi, zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci, caffè, tè e cacao e sale, condimenti e alimenti per bambini”. 

Insomma, l’aumento dei prezzi riguarderà i prodotti che sono alla base della nostra alimentazione e a pagare per le conseguenze saranno soprattutto le fasce più deboli. Parliamo di 5,5 milioni di persone in una condizione di povertà assoluta. E pensare che c’è una parte della politica che vorrebbe togliere a queste persone ogni dignità eliminando il Reddito di Cittadinanza. 

Una situazione che si aggraverà peraltro, visto che si stima che con i rincari energetici aumenterà il numero di quanti non riescono più a garantirsi un pasto adeguato, con un numero crescente di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari. 

Il mio plauso personale va a Coldiretti che ha avviato l’esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica grazie alla quale sono stati raccolti oltre 6 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100 per cento italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi. 

Il Reddito di Cittadinanza, i giochetti senza scrupoli sulla pelle dei cittadini in difficoltà, le domande che i Mentana non fanno, le falsità che diffondono o non contrastano e… Stefano Mei

L’altro giorno Mentana, non potendo fare sondaggi esplicitamente elettorali per legge, se n’è uscito con un sondaggio sul reddito di cittadinanza. Il risultato, col valore relativo che hanno i sondaggi fatti per la tv, dice che il 25% degli italiani sarebbe d’accordo con la misura voluta fortemente e strenuamente difesa dal solo Movimento 5 Stelle. 

Ma… c’è tutta una serie di “ma”:

  il sondaggio è stato fatto dopo mesi di campagna asfissiante, con politici senza scrupoli e personaggi di vario genere che riportano il proprio punto di vista individuale su un fenomeno sociale (e non si dovrebbero fare teorie dai casi personali), coi costanti ritornelli sul Reddito di Cittadinanza che spingerebbe a non lavorare o al lavoro nero, e i vari personaggi a dire che non trovano lavoratori per colpa del RdC.

– questa propaganda costante è FALSA, smentita dai dati e dai sindacato, e spinge il pubblico verso una visione distorta della realtà degli effetti di questa misura fondamentale, presente da decenni nei principali Paesi europei. Facile quindi essere contrari proprio a causa dell’inganno di questa propaganda.

– perché Mentana e colleghi non fanno il loro mestiere seriamente, con un fact checking ogni qualvolta qualcuno dice falsità su un argomento così importante e delicato?

Secondo Salvini, «il Reddito di Cittadinanza crea lavoro nero». FALSO: secondo un report dell’ISTAT, nel 2019, primo anno di applicazione del Reddito, le unità di lavoro irregolare sono calate di oltre 57mila casi rispetto all’anno precedente.

Secondo il grande Matteo Renzi, re dei referendum persi, «Diamo i soldi alla gente perché non lavori». FALSO: secondo i dati dell’INAPP, infatti, circa il 46% dei beneficiari del Reddito sono lavoratori poveri.

Secondo Confindustria «il reddito di cittadinanza fa concorrenza alle imprese che cercano lavoratori». FALSO: secondo dati INPS a maggio 2021, col RdC, ci sono stati 142mila contratti, mai così tanti da 8 anni.

E poi ci sono le vere esperienze a smentire queste falsità senza scrupoli, come quella del nostro consigliere comunale a Civitanova, candidato anche per le prossime elezioni comunali, , proprietario di un hotel: a una sua offerta di lavoro pubblicata su facebook hanno risposto in tantissimi, molti più di quelli che poteva assumere, e da imprenditore serio ed essere umano lo ha addolorato non poterli assumere tutti.

Possibile che un hotel a Civitanova trovi lavoratori mentre ristoranti stellati, balere per vip e altri luoghi ameni con proprietari che vivono e sfoggiano il lusso, no? 

È tutto poco credibile, e anche molto triste.

Come si fa a vivere con 3 – 4 euro l’ora?

I dati dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dimostrano come l’Italia sia l’unico Paese in Europa in cui negli ultimi 30 anni c’è stata una riduzione del 3% dei salari.

In tutti gli altri paesi, compresa la Grecia, è stato registrato un incremento medio dei salari del 30%. In Italia invece il trend è piuttosto grave: gli stipendi si stanno riducendo mentre il costo della vita sta aumentando.

Per questo abbiamo presentato una proposta di legge sul Salario Minimo che preveda l’introduzione di una soglia minima di 9 euro lordi l’ora, che consideriamo il limite al di sotto del quale non si debba scendere. D’altronde questa è la stessa soglia dalla quale sono partiti paesi come la Germania e la Spagna dove, una volta riscontrati i benefici di questa misura, sono stati aumentati a 12 euro (Leggi qui).

Spesso sentiamo o leggiamo di imprenditori, titolari di ristoranti e hotel che si lamentano della mancanza di persone disposte a lavorare per la stagione estiva. Ma è chiaro che la colpa non può essere imputata solo al Reddito di Cittadinanza, percepito per lo più da soggetti inoccupabili o che hanno già un lavoro il cui stipendio però si colloca al di sotto della soglia di povertà.

Il punto è questo: i giovani studiano, hanno un livello di istruzione più alto rispetto al passato e non sono più disposti ad accettare di lavorare con paghe da fame per 10 o 12 ore al giorno, magari senza nemmeno giorno di riposo. Chi mai deciderebbe di accettare di arrivare a casa la sera, stanco dopo una giornata di lavoro, e non avere comunque di che sopravvivere? 

Dobbiamo intervenire subito per dare ai lavoratori quello che la nostra Costituzione garantisce: un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la propria famiglia. Non possiamo rinviare la questione alla prossima legislatura. 

Accolgo con grande piacere, quindi, la notizia che l’Europa sia vicina all’individuazione di un accordo politico sulla direttiva per il salario minimo.

Il round decisivo di negoziati tra le istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue) prenderà il via oggi, lunedì 6 giugno, a Strasburgo, a margine della plenaria del Parlamento europeo. Le probabilità di arrivare a un accordo nella notte tra oggi e domani, a quanto si apprende, sono molto alte. La direttiva, proposta dalla Commissione europea nel 2020, punta a istituire un quadro per fissare salari minimi adeguati ed equi rispettando le diverse impostazioni nazionali dei 27 e a rafforzare il ruolo della contrattazione collettiva. 

E in tutto ciò, voglio spendere due parole per le parole del Ministro Brunetta: “Il Salario Minimo non appartiene alla nostra cultura di relazioni industriali”. Mi chiedo proprio quale sia la cultura di cui parla. Magari quella di pagare i lavoratori qualche spicciolo l’ora? Quella di mantenere le persone in uno stato di povertà? Perché, caro Brunetta, questo cultura evidentemente appartiene solo al nostro Paese, non di certo alle principali nazioni europee. Forse, se c’è un problema di cultura, è il suo.

E infine mi rivolgo alle altre forze politiche della maggioranza: qual è il senso di proporre emendamenti che vanno a rivedere se non addirittura a togliere la soglia minima del salario?

Che Paese strano il nostro. Chiaramente per noi questo è inaccettabile e continueremo a batterci finché non raggiungeremo anche questo obiettivo.