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Archivia Maggio 2022

Sorpresa choc, non sono i bonus edilizi a incidere sul caro materiali

I bonus edilizi non innescano spirali inflazionistiche né contribuiscono a rendere difficile l’approvvigionamento di materiali”.

Non è il Movimento 5 Stelle a dirlo ma è la CNA in una nota che sfata tutti i miti, i luoghi comuni e le fandonie inventate dai partiti contrari a questa misura e, purtroppo, anche dal presidente del consiglio Mario Draghi.

“La copiosa letteratura di luoghi comuni sui bonus edilizi – scrive la CNA – sta alterando profondamente la realtà di questi strumenti che l’anno scorso hanno inciso per oltre un terzo alla crescita del prodotto interno lordo. Leggendo con attenzione le rilevazioni di Istat ed Eurostat emerge una realtà molto diversa da come viene raccontata. I bonus edilizi, dal Superbonus 110% a quelli minori, mostrano un impatto nullo sul problema degli incrementi dei prezzi di materie prime e semilavorati. Nel quarto trimestre dell’anno scorso, infatti, l’indice dei prezzi delle costruzioni ha mostrato una crescita del 20% sui dodici mesi nei 27 Paesi membri dell’Unione europea.  L’Italia si colloca nella fascia ben sotto la media con un incremento del 9,7%, solo la Grecia evidenzia un aumento più contenuto: +4,2%. Paesi nei quali non ci sono i bonus per l’edilizia registrano crescite molto più consistenti. È il caso della Germania con +24,1%, della Spagna con +19%, dei Paesi scandinavi con rialzi tra il 23 e il 32%. Le maggiori tensioni sui costi delle costruzioni emergono in Repubblica Ceca con un aumento del 43% e in Ungheria con il 74%”.

In conclusione? Come stiamo sostenendo da mesi, il caro-materiali non è un problema solo italiano bensì un fenomeno globale anche se con intensità differenziata e l’Italia si colloca persino tra i Paesi più virtuosi, anche nel primo trimestre 2022, con l’indice che sale a 115 e solo l’Irlanda mostra un incremento inferiore.

“Lo stesso vale per l’accusa che i bonus siano i responsabili delle difficoltà dell’approvvigionamento dei materiali – torna a dire CNA –. L’accelerazione della domanda globale già da un anno ha messo in crisi molti settori in termini di puntualità delle forniture. In Francia, a esempio, senza bonus edilizi e con un mercato delle costruzioni in fase di ristagno, la percentuale di imprese delle costruzioni che lamentano riduzioni dell’attività a causa dei materiali è schizzata dal 4 al 39% in appena dieci mesi. Le vere criticità per i bonus edilizi sono piuttosto la mancanza di certezza nel tempo e di stabilità dello strumento di incentivazione”.

Sono quindi le circa 30 modifiche legislative in meno di due anni e i balletti di certi esponenti di questo Governo ad alimentare la confusione e l’incertezza, in particolare CNA parla dei quattro interventi sui meccanismi per la cessione dei crediti in un trimestre hanno paralizzato di fatto il mercato, e infine l’estensione dell’obbligo di attestazione Soa anche al settore dei bonus rischia di infliggere il colpo di grazia a uno dei pochi strumenti che stimolano la crescita economica.

“Gli incentivi non devono esprimere simpatia ma essere funzionali agli obiettivi e misurati. Da tempo la CNA ha espresso la disponibilità a discutere un riordino del sistema dei bonus all’edilizia per migliorarne l’efficacia in termini di costi/benefici nell’interesse del Paese”.

Personalmente mi sento di ringraziare la CNA per la correttezza e la trasparenza nell’ammettere quale sia la verità. E’ bene che i cittadini sappiano quante bugie gli vengono propinate loro soprattutto dalle destre.

Balneari, si lavora a soluzione condivisa

All’interno della maggioranza di governo, il MoVimento 5 Stelle è impegnato come sempre alla tutela del bene comune che in questo caso richiede di trovare il giusto punto di equilibrio tra diversi interessi: Stato, utenti, imprese, lavoratori. Una tematica complessa che si trascina da oltre un decennio, senza trovare soluzione.

Abbiamo definito la proposta approvata in Consiglio dei Ministri e presentata al decreto concorrenza una buona base di partenza che pone fine al regime delle prorogatio e sposa la direzione auspicata dal M5S già in legge di bilancio al Senato, dove si era fatto un esercizio per rispondere alle diverse problematiche e criticità. 

Dopo anni di proroghe, dal gennaio del 2024 la politica è chiamata a dare certezze ad un settore che per un decennio ha vissuto di false attese. 

Per questo riteniamo che il testo che sarà approvato nei prossimi giorni apra ad un nuovo corso con gare pubbliche e con un maggiore efficientamento di tutto il settore che consentirà di valorizzare al meglio le potenzialità economiche dello stesso e di permettere alle imprese di investire nella consapevolezza di poter realizzare gli investimenti, nel rispetto dei diritti degli utenti di corrispondere il giusto prezzo per i servizi offerti ed impedendo qualsiasi forma di speculazione. Per rispetto del settore balneare, dunque, non ci sarà nessuno spostamento in avanti del cronoprogramma, come aveva paventato nei giorni scorsi il ministro Garavaglia.

Il percorso è tracciato, e vedrà diversi step decisivi a partire da quello della mappatura di tutte le aree demaniali, quindi la digitalizzazione di tutti i dati e delle relative procedure e a seguire dunque la formulazione di gare ad evidenza pubblica. Non va dimenticato che saranno previsti meccanismi di tutela specifici per gli attuali concessionari, con un riconoscimento del valore economico degli investimenti fatti a carico di chi dovesse subentrare, oltre a precise garanzie per le imprese più piccole a carattere familiare e monoreddito.

Inoltre, ci saranno anche clausole sociali per i lavoratori, dopo anni di selvagge storture e precariato diffuso. Da un lato, non verranno dispersi know how ed esperienze virtuose di questi anni, dall’altra però metteremo fine a quel trend ereditario che ha contribuito a cristallizzare in senso negativo le perverse dinamiche del settore. Infine, verrà calibrato un meccanismo di protezione per scongiurare che arrivino multinazionali a fare incetta delle nostre spiagge per poter poi operare in regime di semi-monopolio. Insomma, da una parte verrà finalmente tutelato l’interesse dello Stato, ma dall’altra ci sarà margine per una maggiore valorizzazione economica delle pmi del comparto e dei loro investimenti: l’obiettivo prioritario che il M5s ha sempre cercato di perseguire.

Inclusione sociale, fondi per il Piceno per 5.119.500 euro

Ammontano ad oltre 32milioni di euro le risorse in arrivo per la Regione Marche derivanti dal PNRR Missione 5 Inclusione e Coesione. Per il Piceno parliamo di oltre 5.130.000 euro.

Sono infatti in arrivo i fondi del Piano Ripresa e Resilienza dedicati all’inclusione sociale. Il finanziamento arriva dalla Direzione Generale sulle Politiche Sociali del Ministero del Lavoro. 

Si tratta di progetti che sono stati ammessi a finanziamento legati ovviamente al PNRR e finalizzati ad attività di inclusione per soggetti con fragilità, come anziani non autosufficienti, persone disabili o senza fissa dimora. Con queste risorse vogliamo offrire un supporto alle famiglie che inevitabilmente si trovano a dover affrontare delle difficoltà, ma anche alloggi e soluzioni come il co-housing che consentono agli anziani di mantenere la propria autonomia e indipendenza e, al contempo, avere un supporto da parte degli operatori sociali. Destinatari dei fondi possono essere gli Ambiti Sociali Territoriali (ATS), i singoli Comuni e gli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali.

Queste le risorse suddivise per missione ed ente proponente.

Sostegno alle capacità genitoriale e prevenzione della vulnerabilità delle famiglie e dei bambini: 211.500 euro Comune Ascoli Piceno, 211.500 euro Unione dei Comuni della Vallata del Tronto, 211.500 euro Unione Montana dei Sibillini (AP-FM);

Rafforzamento dei servizi sociali domiciliari per garantire la dimissione anticipata assistita e prevenire l’ospedalizzazione: 330.000 euro Comune di Ascoli Piceno;

Rafforzamento dei servizi sociali e prevenzione del fenomeno del burn out tra gli operatori sociali: 210.000 euro Comune di Ascoli Piceno;

Percorsi di autonomia per persone con disabilità (Progetto individualizzato, Abitazione, Lavoro: 715.000 euro Comune San Benedetto del Tronto, 715.000 euro Comune Ascoli Piceno, 715.000 euro Unione Montana dei Sibillini; 

Povertà estrema – Housing first: 710.000 euro Unione dei Comuni Vallata del Tronto;

Povertà estrema – Stazioni di Posta: 1.090.000 euro Comune di San Benedetto del Tronto.

Sono felice e mi congratulo con i marchigiani che hanno saputo dimostrare, anche in questa occasione, non comuni capacità progettuali che hanno portato al riconoscimento dell’ammissione ai fondi. Il sostegno alle persone più deboli e vulnerabili è un passaggio fondamentale verso la ripresa del Paese e della nostra Regione e il primo ringraziamento va al nostro presidente Giuseppe Conte che ha saputo lavorare, in Europa, per intercettare le risorse del PNRR.

Anche Eni a lavoro per la decarbonizzazione e la sostenibilità

Ieri Eni ha pubblicato il Rapporto “Eni for 2021 – A just transition”, il 16esimo report volontario di sostenibilità che presenta il contributo e gli obiettivi dell’azienda per una transizione equa, in un’ottica di condivisione dei risultati sociali ed economici nel percorso verso la neutralità carbonica al 2050.

Sono molto felice per le parole espresse dall’amministratore delegato, Claudio Descalzi, che ha affermato di sentire la responsabilità di contribuire a dare accesso all’energia a tutti, e di raggiungere gli obiettivi ambiziosi dell’Accordo di Parigi. Parole rassicuranti in un momento storico delicato in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte per garantire la sicurezza energetica europea, che parlano della volontà di “accelerare la decarbonizzazione”.

In particolare, sul fronte della strategia per la neutralità carbonica al 2050, dal Report emerge che Eni ha rafforzato ulteriormente i propri obiettivi, annunciando una riduzione del -35% delle emissioni nette scope 1, 2 e 3 entro il 2030 e del -80% entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018. Per quanto riguarda le emissioni nette scope 1 e 2, l’azienda arriverà a -40% entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2018) e raggiungerà le zero emissioni nette entro il 2035, in anticipo di cinque anni rispetto al precedente piano. 

Aumenterà inoltre la quota degli investimenti dedicati alle nuove soluzioni energetiche, puntando al 30% entro il 2025, raddoppiando al 60% entro il 2030 e arrivando all’80% al 2040.

Nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, una crescente attenzione è posta sul concetto di “giusta transizione”, ovvero la corretta gestione degli impatti che tale trasformazione energetica genera sulle persone, a partire dai lavoratori diretti e indiretti fino alle comunità e ai clienti.

Il report fornisce una rappresentazione sintetica di progetti e iniziative adottati da Eni nella prospettiva di garantire un percorso di transizione equo. Tali progetti si integrano nella costante evoluzione delle attività di business che comprende la conversione di raffinerie in bioraffinerie, i progetti di conservazione delle foreste, lo sviluppo delle rinnovabili e gli accordi siglati per la realizzazione degli agri-hub che consentiranno di fornire agri-feedstock per le bioraffinerie creando nuovi posti di lavoro e supportando lo sviluppo di nuove attività nei Paesi di presenza.

Mobilità locale sostenibile: gli obiettivi per il 2030

Nel Rapporto “Verso un nuovo modello di mobilità locale sostenibile” del Ministero delle Infrastrutture sono stati delineati gli obiettivi strategici da conseguire entro il 2030 per rendere la mobilità locale sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.

I principali sono: l’aumento di almeno il 10% del ricorso a sistemi di mobilità sostenibile e calo del tasso di motorizzazione; riduzione della congestione nelle principali aree urbane; dimezzamento del divario territoriale in termini di accessibilità, efficienza e qualità del trasporto pubblico; miglioramento dell’accesso ai mezzi pubblici e della soddisfazione dell’utenza; sostituzione totale degli autobus di classe inferiore a Euro 5 e transizione verso veicoli a emissioni zero, in linea con gli impegni di decarbonizzazione del settore; riduzione delle emissioni di gas climalteranti e di inquinamento dell’aria; diffusione dell’approccio Mobility as a Service. 

Da anni celebriamo le giornate della Terra, le giornate per l’Ambiente, ma perché la teoria possa trasformarsi in pratica, è bene intervenire per stimolare i cittadini ad un maggiore uso del trasporto pubblico, ancora troppo poco sfruttato, in particolare nel Mezzogiorno e nelle aree suburbane e periurbane. Questo sarebbe dovuto alla qualità del servizio ritenuta non soddisfacente,  e ne conseguenze che siano utilizzate massicciamente auto private che, chiaramente, contribuiscono in modo notevole ad inquinare. 

Con il rincaro dei costi del carburante è possibile che si vada verso un’inversione di tendenza e il Governo ha il dovere di stimolare questo processo. Un esempio di quanto è già stato fatto è il bonus sugli abbonamenti, ma è necessario investire per creare piattaforme digitali in modo da facilitare la pianificazione degli spostamenti e la scelta dei mezzi.

Inoltre, con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la legge di Bilancio 2022 e il Fondo Sviluppo e Coesione vengono messi a disposizione risorse per migliorare in modo significativo il sistema di mobilità locale.

Il Rapporto del Mims, realizzato sulla base di dati statistici raccolti da diverse fonti, tra cui, Istat, Eurostat, Eurobarometro, Isfort, Asstra,Osservatorio sul Tpl Mims, Ministero dell’Interno, descrive una situazione caratterizzata da una bassa domanda di mobilità urbana sostenibile nelle grandi città italiane, in particolare Roma, Palermo e Torino, ancora molto congestionate nel confronto con città europee di pari

dimensioni, a causa dell’elevato tasso di motorizzazione. Inoltre, la qualità del servizio pubblico locale è piuttosto bassa: collegamenti scarsi, parco mezzi vecchio e basso livello di digitalizzazione dei servizi sono alcune delle criticità evidenziate nel Rapporto, che sottolinea anche come,

sebbene in crescita, la mobilità condivisa e quella ciclabile presentino ancora forti ritardi rispetto ad alcune realtà europee.

Tra gli strumenti per raggiungere gli obiettivi indicati, il Rapporto distingue quelli per stimolare la domanda e quelli che mirano a rendere più efficiente e sostenibile l’offerta. I primi includono incentivi per favorire il ricorso al trasporto pubblico locale o altre forme di mobilità sostenibile,

nonché disincentivi all’utilizzo del mezzo privato, campagne di comunicazione e altre misure che possono incidere sui comportamenti individuali, non ultima la sensibilizzazione sulle esternalità negative causate dall’uso dell’auto privata e sui benefici prodotti dalla scelta di mezzi

di mobilità sostenibile, l’uso di strumenti di pianificazione che evitino picchi di congestione della viabilità. Sul lato dell’offerta di mobilità, gli strumenti comprendono maggiori finanziamenti al Trasporto Pubblico Locale, Tpl, investimenti infrastrutturali come tram, metropolitane e ferrovie urbane, per aumentare l’offerta di modalità su ferro, nodi di trasporto rafforzati per favorire l’intermodalità, ciclovie e percorsi ciclopedonali, sostituzione dei mezzi più inquinanti con quelli elettrici o a idrogeno, interventi per integrare, anche grazie a piattaforme digitali, i servizi di mobilità a livello locale, miglioramento della regolamentazione, rafforzamento del ruolo del mobility manager, miglioramento delle modalità di affidamento e di gestione del servizio. 

Tra le iniziative del Mims in tema di investimenti per lo sviluppo della mobilità sostenibile sono previsti investimenti totali per il trasporto rapido di massa pari a 8,7 miliardi di euro. Il Pnrr e Piano Complementare prevedono inoltre 3 miliardi per autobus green urbani ed extraurbani, 600 milioni per nuovi treni Tpl, 200 milioni per la costruzione di piste ciclabili nei centri urbani e 40 milioni per le sperimentazioni di Mobility as a Service. 

I contenuti della risoluzione di maggioranza sul DEF 2022

La risoluzione di maggioranza proposta dal Movimento 5 Stelle ha l’obiettivo di dare priorità ad alcune proposte e tematiche che riteniamo prioritarie in questo momento di crisi diffusa.

In sede di approvazione del Def avevamo chiesto che il Governo fosse ambizioso e coraggioso, e soprattutto che non prevedesse un aumento repentino delle spese militari. Eravamo e rimaniamo convinti che l’urgenza sia rispondere alle esigenze di famiglie, lavoratori e imprese.

Da queste considerazioni derivano le richieste della risoluzione di maggioranza che vi illustro in sintesi e che impegna il governo:

  1. a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al prodotto interno lordo (PIL), nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini e nel periodo di riferimento indicati nel DEF 2022;
  1. a proseguire nell’iter dei disegni di legge indicati nel Def 2022 e per l’esecuzione del PNRR; 
  1. a promuovere iniziative espansive, contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, assicurare liquidità alle imprese mediante garanzie;
  1. prevedere risorse dirette in favore degli enti territoriali anche per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia;
  1. a sostenere la risposta del sistema sanitario; 
  1. Adeguare i fondi, in virtù dell’aumento dei costi dell’energia, destinati alle opere dei progetti relativi al PNRR;
  1. Rafforzare le politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini;
  1. a monitorare l’andamento della situazione macroeconomica e dei principali indicatori congiunturali al fine di prevedere interventi di sostegno, del tutto simili a quelli messi in campo durante l’emergenza pandemica, per famiglie, lavoratori, imprese, ecc;
  1. a garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico;
  1. a trovare il corretto punto di equilibrio tra interessi erariali e salvaguardia della continuità aziendale in caso di debiti erariali da parte delle imprese; 
  1. a prorogare il termine del superbonus 110% per le abitazioni unifamiliari, specificando che la percentuale del 30% dell’intervento complessivo sia riferito al complesso dei lavori e non ai singoli lavori oggetto dell’intervento;
  1. a rafforzare le misure per l’Istruzione, l’Università e la ricerca, e a garantire isorse adeguate da destinare al comparto scuola, cultura e turismo;
  1. a potenziare il sistema sanitario nazionale, compresa la domiciliarità, la medicina territoriale, l’assistenza e la terapia domiciliare, il potenziamento, l’adeguamento e rinforzo delle strutture ospedaliere;
  1. a proseguire nell’attuazione del Green New Deal individuando un piano industriale impiantistico del Paese e favorire la transizione ecologica, energetica verso l’economia circolare;
  1. ad adottare interventi in favore del settore dei trasporti, della Pesca e dell’Agricoltura, incrementando le risorse;
  1. a rafforzare il dialogo con le organizzazioni sindacali, datoriali e del lavoro autonomo promuovendo misure di sgravi fiscali o contributivi;
  1. ad adottare misure per affrontare la povertà alimentare ampliando anche il bonus sociale e le crescenti disparità generazionali, territoriali, di genere e salariali, con interventi finalizzati ad invertire il trend demografico del Paese, anche dando piena attuazione agli interventi previsti dal family act. 
  1. A favorire l’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne anche proseguendo con le misure di esonero contributivo, nonché rafforzando gli interventi a sostegno della ripresa economica nel Sud e nelle altre aree svantaggiate del Paese;
  1. Ad intervenire nella semplificazione del funzionamento del fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione e del fondo per la morosità incolpevole;
  1. a promuovere una revisione sostanziale dello stesso meccanismo del Patto di Stabilità e Crescita, che tenga conto delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascun Stato membro, a partire dal mantenimento dell’attivazione della clausola generale di salvaguardia, ove necessario, anche nel corso del 2023, per consentire agli Stati membri di continuare ad adottare le necessarie misure di flessibilità di bilancio finalizzate a ridurre al minimo l’impatto economico e sociale della grave crisi economica; 
  1. a sostenere il Governo in Europa per una modifica delle regole fiscali che prenda atto della necessità di privilegiare semplicità e flessibilità e incentivo alla controciclicità, ai fini non solo della stabilizzazione macroeconomica, ma della promozione della crescita e della coesione.

Il Documento di Economia e Finanza 2022

Il Def 2022 è stato approvato ormai un mese fa, in un momento di crisi e tensione sia a livello interno che internazionale. Due anni di pandemia hanno certamente lasciato il segno sulla nostra economica e alle dinamiche crescenti sui prezzi che ne sono derivate si sono aggiunte le tensioni internazionali di natura energetica, finanziaria e geopolitica dovute al conflitto in Ucraina.

Per questo il Movimento 5 Stelle ha sempre chiesto un Def che fosse ambizioso, nel segno delle necessità degli italiani. Su questa scia ci siamo fortemente opposti all’aumento repentino delle spese militari che il Governo aveva intenzione di applicare: per noi l’urgenza era rispondere alle esigenze di famiglie, lavoratori e imprese. Abbiamo scongiurato questo scenario, che avrebbe distratto risorse essenziali, ma crediamo che il coraggio non sia stato abbastanza. Nonostante l’aumento del deficit strutturale rispetto alla NaDef 2022, infatti, i miliardi a disposizione dei cittadini sono ancora insufficienti e lo saranno ancor più se il conflitto in Ucraina dovesse prolungarsi riducendo ulteriormente le prospettive di crescita.

Da queste considerazioni derivano le richieste della risoluzione di maggioranza a nostra prima firma: necessità di un nuovo scostamento nel caso di peggioramento del quadro economico, revisione del sistema dei prezzi del carburante, Energy Recovery Fund, ristori alle imprese più colpite, potenziamento della cessione dei crediti del Superbonus, adeguamento all’inflazione degli investimenti pubblici (compresi quelli del PNRR), revisione radicale del Patto di Stabilità. Non è il momento di tirare il freno a mano alla finanza pubblica.

Giornata mondiale della libertà di stampa: l’Italia al 58esimo posto

L’Italia si piazza al 58esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa redatta da Reporter Senza Frontiere. E obiettivamente noi del Movimento 5 Stelle lo diciamo da anni. Da quando siamo nati.

Non importa che il nostro Paese sia democratico, il problema permane: cercare di far luce su un problema, di dire la verità non è cosa semplice. La stampa italiana è ancora troppo soggetta a limitazioni e censure, se non dal Governo, dall’editore. Alcuni giornalisti arrivano persino a subire minacce e attacchi personali. L’ultimo dato a disposizione risale al 2020 quando sotto scorta c’erano 20 giornalisti. Che sarà mai, direte. Io credo invece che non ce ne dovrebbe essere nemmeno uno perché il giornalista, la stampa, dovrebbe avere il diritto oltre che il dovere di ricercare sempre e comunque la verità.

Eppure così non è. E si finisce così per avere una stampa per lo più al soldo di questo o quel partito, di questo o quel imprenditore/editore.

Noi del Movimento 5 Stelle, il nostro presidente Giuseppe Conte, lo sappiamo bene: troppo spesso le nostre parole vengono strumentalizzate, mistificate, travisate. Episodi di questo genere sono all’ordine del giorno.

Sul podio si confermano la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, l’Italia invece anche per il 2021 si posiziona solo al 41esimo posto, preceduta addirittura dal Burkina Faso (37esimo posto) e seguita dalla Sud Korea (42esimo posto).  Tra le regioni europee, solo la Germania si trova al 13esimo posto, mentre Inghilterra e Francia conquistano rispettivamente il 33esimo e 34esimo.

Pessimi, tutto considerato, anche gli Stati Uniti che sono al 44esimo posto, mentre Russia e Cina si trovano verso la fine della classifica, rispettivamente al 150esimo e  177esimo posto. 

Cosa ci dicono questi numeri? Che purtroppo ci sono ancora troppi paesi in cui la libertà di stampa non è garantita e questo a prescindere dalla tipologia di governo.

Non venga criminalizzato il comparto Gaming

Sequestri nel settore Gaming ed eSports. Sono già a lavoro per individuare una soluzione.

Mi sono immediatamente attivato dopo che venerdì scorso sono state fatte alcune operazioni di controllo sul territorio nazionale mirate a verificare la leicità dei prodotti di gioco installati all’interno dei locali pubblici, che hanno già portato ai primi sequestri. In particolare, il 29 aprile sono stati posti i sigilli ad alcune sale Lan, ovvero locali in cui sono presenti strumentazioni PC di videogaming ed eSports, a seguito di segnalazioni di una società italiana leader nel settore del gioco lecito.

Proprio per la mattinata odierna ho organizzato un incontro sul tema coinvolgendo circa 13 parlamentari delle commissioni 10^ di Camera e Senato, con i coordinatori dei Comitati nazionali M5S competenti, il Comitato per la transizione digitale Luca Carabetta ed il Comitato per le politiche giovanili Vittoria Baldino  e sono in contatto con il Ministro Fabiana Dadone.

Gli eSport non hanno ancora una legislazione adeguata. Le sale LAN non sono sale Slot, corretto assolvere a controlli conseguenti a segnalazioni ma prima di porre i sigilli a questi luoghi di socialità bisogna assicurarsi di dargli la possibilità di lavorare, semmai colmando eventuali vuoti normativi.

Nelle sale LAN la presenza di videogiochi rappresenta un modo per attrarre la clientela più giovane, non per fare profitti. 

L’attività remunerativa è quella di somministrazione con le consumazioni dei clienti e la loro frequenza assicurata dai giochi. In merito, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dai nostri territori, anche dal Piceno, e abbiamo deciso di muoverci immediatamente mettendoci in contatto con la sala di Bergamo che ha ricevuto uno dei primi sequestri delle attrezzature della loro sala LAN e poi con il loro legale. Secondo l’ADM, in questi luoghi potrebbe essere venute meno il rispetto delle procedure e delle norme di legge, ma la probabilmente la verità è che il settore innovativo degli eSport non è ad oggi adeguatamente normato. Ciò premesso, raccogliendo la preoccupazione degli operatori e dei milioni di appassionati del gaming, che in Italia coinvolge a vario titolo un numero dei gamer di circa 16,7 milioni di persone, cioè il 38% della popolazione italiana compresa tra i 6 e i 64 anni, non si deve certamente criminalizzare un settore che offre migliaia di posti di lavoro e che rappresenta occasione di socialità per i nostri giovani già provati psicologicamente dalle restrizioni imposte a seguito della pandemia da Covid-19.

Andremo a fondo su questa vicenda affinché sia trovata una soluzione, rapportandoci con tutte le figure che seguono il tema, dall’Agenzia dogane e monopoli ADM, agli operatori e fruitori. Domani una nostra delegazione organizzata dall’Onorevole Buffagni incontreremo anche il direttore dell’ADM – Agenzia delle dogane e dei monopoli dott. Marcello Minenna per approfondire le problematiche e lavorare alla loro soluzione.