Lavoro Agile: qual è la situazione?
Prima della pandemia, i lavoratori italiani in smart working rappresentavano solo il 7% dei lavoratori, contro una media Europa del 17%. Durante le diverse fasi di lockdown, e in particolare la prima, ben 9 milioni di lavoratori hanno lavorato da remoto (dati INAPP).
A marzo 2021, un anno dopo il primo lockdown, l’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano ha stimato che siano stati 5,37 milioni gli smart worker italiani, di cui 1,95 milioni nelle grandi imprese, 830mila nelle PMI, 1,15 milioni nelle microimprese e 1,44 milioni nella pubblica amministrazione.
Chiaramente poi il numero ha iniziato progressivamente a diminuire fino a 4,71 milioni anche se lo smart Dworkin continua ad essere molto diffuso, con una media rispettivamente di 3 o 4 giorni a settimana.
Fra le grandi imprese che hanno definito o stanno definendo un progetto di smart working, il 40% afferma che il progetto non era presente prima dell’emergenza e che è stata la pandemia l’occasione per introdurlo, l’85% fra le Pubbliche Amministrazioni.
Quello che sorprende è l’impatto sulle prestazioni: lo smart working ha migliorato la vita e gli equilibri dei lavoratori, che a loro volta hanno migliorato le loro prestazioni. Questo vale per il 59% delle grandi imprese e il 30% delle Pubbliche Amministrazioni contro rispettivamente il 5% e il 16% che dichiarano un peggioramento. Più incerto e controverso l’impatto su tali prestazioni nelle PMI.
I benefici e le opportunità che derivano dallo smart working riguardano non solo le organizzazioni e i lavoratori, ma anche una maggiore sostenibilità sociale e ambientale. Secondo le grandi imprese, la sua applicazione su larga scala favorisce l’inclusione delle persone che vivono lontano dalla sede di lavoro (81%), dei genitori (79%) e di chi si prende cura di anziani e disabili (63%).
E’ forse scontato affermare che lavorare da casa consente anche di risparmiare tempo e risorse: parliamo di 123 ore l’anno e 1.450 euro in meno per ogni lavoratore che usa l’automobile per recarsi in ufficio, con una riduzione di emissioni per circa 1,8 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, pari all’anidride carbonica che potrebbero assorbire 51 milioni di alberi.
Migliora anche la fiducia e la capacità do delegare dei manager nei confronti dei propri collaboratori, e la loro autonomia.
Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio PA, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, lo smart working è considerato un’opportunità per un’amministrazione efficiente e moderna dal 49% degli italiani e un rischio solo da uno su tre. Otto italiani su 10 considerano fondamentali gli investimenti nelle infrastrutture di rete per innovare il Paese; l’86% afferma che il governo dovrebbe investire nella formazione digitale dei dipendenti pubblici.