Inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza
In Commissione Lavoro alla Camera dei deputati è in corso l’esame del testo unificato, votato all’unanimità e frutto della sintesi di alcune proposte del Movimento 5 Stelle volte a favorire l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere.
Oltre a questo, si propone di prevedere interventi di protezione, debitamente certificati dai servizi sociali o dai centri anti-violenza o dalle case-rifugio; inoltre, estende alle donne vittime di violenza di genere le agevolazioni previste per le categorie protette e le inserisce nella predetta categoria ai fini del collocamento obbligatorio al lavoro. I centri per l’impiego, poi, adottano le opportune misure di protezione al fine di garantire la riservatezza dei dati dei soggetti oggetto di protezione.
In particolare la legge modifica il comma 2 dell’articolo 18 della legge n. 68 del 1999, che stabilisce una specifica quota di riserva – pari all’1% del numero degli occupati per le imprese con più di 50 dipendenti – destinata a specifiche categorie (orfani e coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio, dei grandi invalidi per causa di guerra, di servizio e di lavoro e dei profughi italiani rimpatriati; estesa poi agli orfani di un genitore a causa di omicidio commesso dal coniuge e a coloro che, al compimento della maggiore età, vivono fuori della famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria).
Col provvedimento, prevediamo uno sgravio contributivo, per un periodo massimo di 36 mesi e nel limite di spesa di 2,5 milioni di euro per l’anno 2022 e di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2023, a tutti i datori di lavoro privati che assumono, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, donne vittime di violenza di genere debitamente certificata dai servizi sociali o dai centri anti-violenza o dalle case rifugio.
Perché è importante questa legge?
Nel 2020 le donne accolte dai centri anti violenza Donne in rete contro la violenza sono state oltre 20mila. La maggioranza ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (54,7% di cui il 26% straniere). Una donna su tre è a reddito zero (32,9%) e meno del 40% può contare su un reddito sicuro. Questi dati sono quindi la conferma di quanto sia necessario supportare e tutelare queste vittime nell’inserimento nel mondo del lavoro nell’ottica di fornire loro prospettive e speranze.