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Il nostro “no” alle spese militari è solo una posizione di buon senso

Il nostro “no” alle spese militari è solo una posizione di buon senso

Non siamo certo noi del M5S a creare tensioni all’interno del Governo o a mettere in fibrillazione le altre forze politiche. La questione dell’aumento delle spese militari non era nel patto che ha unito questa maggioranza di governo e pertanto è chi ora vuole per forza inserire questo argomento in corsa che sta creando dei problemi. 

C’è da chiedersi piuttosto quale sia il vero obiettivo. Tenere fede alla parola che l’Italia ha dato nel 2014 oppure mettere in difficoltà il Governo? Io credo più alla seconda ipotesi. 

Nulla quaestio sulla posizione euroatlantica del Movimento 5 Stelle e il Presidente Giuseppe Conte non fa che ripetere, in questi giorni, che gli impegni assunti in sede Nato molti anni fa vanno rispettati. Non è questo il punto. Ma è bene anche riconoscere e tenere in considerazione le difficoltà che il Paese sta affrontando in questo momento e dare ad esse la priorità di intervento. 

Va oltretutto ricordato che solo 10 Paesi membri della NATO su 30 rispettano la soglia del 2% del PIL per le spese militari. Ma eventualmente occorrerà adeguarci molto gradualmente, magari entro il 2030 come stavamo facendo con i Governi Conte 1 e 2. Siamo passati dall’1% all’1,4% del PIL per gli investimenti, in piena pandemia proprio perché siamo convinti della necessità di un aggiornamento dal punto di vista tecnologico, di un rafforzamento aerospaziale e molto altro. 

Detto tutto ciò, il M5S attualmente rappresenta la maggioranza relativa e la nostra voce deve essere ascoltata. Sarà chi non lo farà a doversi assumere la responsabilità di creare tensioni e fibrillazioni. 

giorgiofede

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