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Archivia Marzo 2022

Presto al Senato il testo di legge sull’ergastolo ostativo

A breve, al Senato, discuteremo il testo di legge approvato alla Camera sul cosiddetto Ergastolo Ostativo.

Il testo rappresenta una sintesi positiva della necessità di preservare l’efficacia di questa misura e, allo stesso tempo, di rispettare la pronuncia della Corte Costituzionale in merito a questo prezioso strumento ideato da Falcone per cercare di spezzare il vincolo tra il condannato e l’associazione criminale.

È stata confermata la validità della linea del MoVimento 5 Stelle per ridefinire i meccanismi dell’ergastolo ostativo. 

Grazie al nostro impegno, presto potremo scongiurare il rischio che boss mafiosi possano accedere tranquillamente a benefici penitenziari. 

Le nuove norme, che ora dovranno essere discusse e approvate al Senato, hanno l’obiettivo di istituire rigide condizioni per quei detenuti, condannati per gravi reati, che non abbiano collaborato con i magistrati, che fanno istanza per ottenere i benefici penitenziari. In particolare, tra le misure previste, c’è l’obbligo per tali detenuti di allegare alle loro richieste elementi che dimostrino di non avere più alcun rapporto con l’organizzazione criminale di provenienza. 

Imprenditoria femminile: da maggio le domande per gli incentivi

Da maggio sarà operativo il Fondo del Ministero dello sviluppo economico che incentiva le donne ad avviare e rafforzare nuove attività imprenditoriali. 

Era una delle priorità del Governo e del PNRR a cui sono stati destinati 200 milioni di euro con l’obiettivo di supportare la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili.

Da maggio potranno essere presentate le richieste di contributo, a fondo perduto o finanziamenti agevolati, secondo questo calendario: per l’avvio di nuove imprese femminili o costituite da meno di 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle 10 del 5 maggio 2022 e la presentazione a partire dalle 10 del 19 maggio 2022; per lo sviluppo di imprese femminili costituite oltre 12 mesi la compilazione delle domande è possibile dalle 10 del 24 maggio 2022 mentre la presentazione a partire dalle 10 del 7 giugno 2022. 

È uno strumento che siamo sicuri potrà dare un concreto sostegno a tante donne imprenditrici che potranno valorizzare la propria attività.

Il Fondo dispone di 160 milioni di euro di fondi PNRR che si sono sommati ai 40 milioni di euro già stanziati con la legge di bilancio 2021 ed è articolato su incentivi dedicati a imprese femminili (intese come imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome) con sede legale e/o operativa situata sul territorio nazionale. 

L’avvio di nuove attività imprenditoriali sarà inoltre supportato con azioni dirette ad affiancare le donne nel percorso di formazione ma anche attraverso servizi di assistenza tecnico-gestionale della misura.

Le agevolazioni saranno concesse a fronte di programmi di investimento nei settori dell’industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, commercio e turismo, nonché nella fornitura dei servizi.

Gli sportelli per la presentazione delle domande saranno gestiti da Invitalia per conto del Ministero dello sviluppo economico.

Con prossimi provvedimenti ministeriali verranno infine rifinanziate le altre misure già avviate come Imprese ON (Oltre Nuove Imprese a Tasso zero), a supporto della creazione di piccole e medie imprese e auto imprenditoria, e Smart&Start, a supporto di startup e PMI innovative. 

Il nostro “no” alle spese militari è solo una posizione di buon senso

Non siamo certo noi del M5S a creare tensioni all’interno del Governo o a mettere in fibrillazione le altre forze politiche. La questione dell’aumento delle spese militari non era nel patto che ha unito questa maggioranza di governo e pertanto è chi ora vuole per forza inserire questo argomento in corsa che sta creando dei problemi. 

C’è da chiedersi piuttosto quale sia il vero obiettivo. Tenere fede alla parola che l’Italia ha dato nel 2014 oppure mettere in difficoltà il Governo? Io credo più alla seconda ipotesi. 

Nulla quaestio sulla posizione euroatlantica del Movimento 5 Stelle e il Presidente Giuseppe Conte non fa che ripetere, in questi giorni, che gli impegni assunti in sede Nato molti anni fa vanno rispettati. Non è questo il punto. Ma è bene anche riconoscere e tenere in considerazione le difficoltà che il Paese sta affrontando in questo momento e dare ad esse la priorità di intervento. 

Va oltretutto ricordato che solo 10 Paesi membri della NATO su 30 rispettano la soglia del 2% del PIL per le spese militari. Ma eventualmente occorrerà adeguarci molto gradualmente, magari entro il 2030 come stavamo facendo con i Governi Conte 1 e 2. Siamo passati dall’1% all’1,4% del PIL per gli investimenti, in piena pandemia proprio perché siamo convinti della necessità di un aggiornamento dal punto di vista tecnologico, di un rafforzamento aerospaziale e molto altro. 

Detto tutto ciò, il M5S attualmente rappresenta la maggioranza relativa e la nostra voce deve essere ascoltata. Sarà chi non lo farà a doversi assumere la responsabilità di creare tensioni e fibrillazioni. 

Covid, la road map per uscire dall’emergenza

Stiamo per dire addio al Super Green Pass e ai colori delle Regioni. Voglio quindi condividere con voi la road map per fare ritorno alla normalità. Una normalità che non si deve tradurre in un abbassamento della guardia perché il Coronavirus è sempre in circolazione e non possiamo permetterci nuovi aumenti di pazienti in terapia intensiva né, tantomeno, nuove chiusure e restrizioni.

Tra due giorni scadrà lo stato d’emergenza. A partire dal 1 Aprile, dopo oltre due anni decadono il Comitato tecnico scientifico e la struttura del Commissario straordinario Francesco Figliuolo: al loro posto ci sarà un’unità operativa ad hoc, “per il completamento della campagna vaccinale e per l’adozione di altre misure di contrasto alla pandemia”, operativa fino al 31 dicembre.

Tramonta anche il sistema dei colori, ma il monitoraggio proseguirà. Non sarà più necessario avere il Green pass base per entrare negli uffici pubblici, nei negozi, nelle banche, alle poste o dal tabaccaio.

Per la ristorazione al chiuso, al banco o al tavolo, servirà il Green pass base e non quello rafforzato. Stop al certificato anche sui bus e in generale sui mezzi di trasporto pubblico locale, dove proseguirà invece l’obbligo di indossare le mascherine fino al 30 aprile. Dal 1 aprile decade, inoltre, il limite alle capienze nelle strutture e dunque anche negli stadi – dove per accedere sarà richiesto il Green pass base.

Cosa succede per chi entra in contatto con un positivo al Covid?

Nessuno, anche chi non è vaccinato, sarà costretto ad osservare la quarantena. Si dovrà restare in autoisolamento solo nel caso in cui si abbia contratto il virus fino a che il tampone non certificherà la negatività eseguendolo dopo almeno sette giorni, o dieci per i non vaccinati. per tutti gli altri, autosorveglianza per 10 giorni: ciò significa che si potrà uscire e andare al lavoro ma indossando la mascherina Ffp2.

Dal 1 Maggio termina l’obbligo del Green Pass quasi ovunque. Fino al 30 aprile, per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà ancora obbligatorio in versione base. Quello rafforzato resterà in vigore fino al 30 aprile per centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso. Via anche l’obbligo delle mascherine nei luoghi al chiuso e sui mezzi di trasporto.

Dal 15 Giugno decadono gli obblighi vaccinali per il personale scolastico, militari, agenti di polizia e soccorso pubblico, polizia locale, dipendenti dell’amministrazione penitenziaria e in generale lavoratori all’interno degli istituti penitenziari, personale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. L’obbligo di vaccino resterà in vigore oltre questa data soltanto per il personale sanitario e Rsa.

Il 30 Giugno è il termine fissato per il ritorno in ufficio in presenza nell’ambito privato. Fino a quella data ci sarà la possibilità di ricorrere al cosiddetto ‘lavoro agile’ nel settore privato senza l’accordo individuale tra datore e lavoratore.

Il 31 Dicembre è l’ultima scadenza del calendario. Fino ad allora resterà in vigore l’obbligo di vaccino per il personale sanitario e delle Rsa. E le visite da parte di familiari e visitatori alle persone ricoverate all’interno di ospedali e residenze socio assistenziali saranno consentite solo con il Super Green Pass.

Rinnovabili? Alcuni Paesi ne producono più di quanta ne sfruttino

Nella cronaca quotidiana di chi ha gestito questo paese per oltre 20 anni, per nascondere la loro vera incapacità di fare scelte utili alla nazione, si narra che la crisi energetica che ci troviamo ad affrontare sia colpa di chi ha detto sempre NO. Ovvero la nostra.

Perché questo accade? Perché evidentemente non comprendono ed oltretutto non possono ammettere il loro fallimento che, invece, oggi la crisi Ucraina – Russia ci sbatte in faccia. 

Oggi ci sono Stati che coprono i loro fabbisogno con le rinnovabili come la Norvegia, poi ci sono altri stati in Europa che hanno il doppio delle nostre disponibilità. Tra i 27 Paesi membri, oltre il 70% dell’elettricità consumata nel 2020 è stata prodotta da fonti rinnovabili in Austria (78,2%) e in Svezia (74,5%). Il consumo di elettricità da fonti rinnovabili è stato alto anche in Danimarca (65,3%), Portogallo (58%) e Lettonia (53,4%). La Spagna ha già in atto fortissime azioni per recuperare e virare verso le rinnovabili. 

In Italia, pur potendo disporre maggiormente della risorsa sole grazie a una quantità maggiore di ore che potrebbe farci arrivare addirittura a percentuali ben superiori a quelle del 75%, fin ora purtroppo la nostra capacità è stata pari al 39%. 

Le cose quindi non stanno come vuol farvi credere quella certa politica incapace: noi non abbiamo detto mai “no” ad una politica energetica efficiente ma solo NO ad una politica che ci rendesse dipendenti da altri paesi, NO a combustibili che non fossero compatibili con i programmi di tutela ambientali che impegnano l’Italia ad inquinare meno, SI ad una virata verso energia pulita, disponibile, efficace. 

I paesi dell’EFTA, Norvegia e Islanda, hanno prodotto più elettricità da fonti rinnovabili di quanta ne abbiano consumata nel 2020, portando quindi ad una quota superiore al 100%. Per esempio (uno dei tanti), la Norvegia è un paese petrolifero (con 2 milioni di barili al giorno di oil & gas nel 2020), ma capace di generare la maggior parte della sua energia dalla fonte idroelettrica, e da tempo investe su rinnovabili e sulla mobilità elettrica.

Per saperne di più, consultate il sito di Eruostat. Cambiare si può e si deve.

 

Energia e rincari: un Fondo energetico europeo straordinario

 

Per aiutare gli italiani e il resto dell’Europa a far fronte ai rincari dell’energia, il Movimento 5 Stelle ormai da settimane sta chiedendo un impegno coraggioso da parte dell’Europa: l’istituzione di un Energy Recovery Fund, o Fondo energetico europeo straordinario.Il prossimo Consiglio europeo tornerà a riunirsi a Bruxelles il 24 e il 25 marzo e sarà l’occasione per affrontare anche questa questione (oltre alla guerra in Ucraina, la sicurezza e difesa, le questioni economiche legate in particolare al Semestre europeo e l’epidemia di COVID-19). Ma prima di questo summit, il premier Mario Draghi oggi comunicherà alla Camera e al Senato, si discuterà delle proposte e si voteranno le risoluzioni presentate dai gruppi parlamentari.

Il tema del caro-energia è stato già affrontato al vertice di Versailles, in cui i leader dell’UE hanno convenuto di sganciarsi gradualmente ma comunque in tempi brevi dalla dipendenza dal gas, petrolio e carbone russi. In particolare, il Consiglio europeo dovrebbe discutere del persistere di prezzi elevati dell’energia e del relativo impatto sui cittadini e sulle imprese ed esaminerà la proposta della Commissione volta a garantire prezzi dell’energia accessibili e la sicurezza dell’approvvigionamento.I prezzi dell’energia, lo voglio ribadire, sono aumentati per due ragioni: prima per la forte domanda mondiale di gas nella ripresa economica post COVID-19 e dopo, dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha aggravato ulteriormente la crisi energetica.Dopo un primo pacchetto di misure, risalenti allo scorso ottobre, l’8 marzo la Commissione europea ha proposto il piano REPowerEU, una serie di misure ulteriori volte a rispondere all’aumento dei prezzi dell’energia in Europa e a ricostituire le scorte di gas per il prossimo inverno, rendendo così possibile ridurre di due terzi la domanda dell’UE di gas russo entro la fine dell’anno.Ma su quali concetti si basa REPowerEU?

  • Innanzitutto la diversificazione degli approvvigionamenti di gas da fornitori non russi e all’aumento dei volumi di produzione e di importazione di biometano e idrogeno rinnovabile. Una questione su cui il nostro Ministro degli Esteri è già a lavoro da settimane.
  • E poi una rapida riduzione dell’uso dei combustibili fossili nell’edilizia, anche abitativa, nell’industria e a livello di sistema energetico grazie a miglioramenti dell’efficienza energetica, all’aumento delle energie rinnovabili e all’elettrificazione e superando le strozzature infrastrutturali. In quest’ultimo caso, necessariamente si dovrà rivedere misure come il Superbonus 110% che abbiamo introdotto proprio a tal scopo e che purtroppo è stato limitato nelle sue funzioni. Per questo il M5S riproporrà tutti gli emendamenti stralciati dal Sostegni-ter e combatterà finché la misura, che ha reso l’Italia “locomotiva d’Europa” non verrà ripristinata.

Le misure previste dal piano REPowerEU si andrebbero a sommare alle proposte della Commissione previste nel pacchetto Fit for 55. Che cos’è? Si tratta di misure volte all’eliminazione graduale dell’utilizzo di almeno 155 mld di metri cubi di gas fossile, equivalenti al volume importato dalla Russia nel 2021. La Commissione stima che quasi due terzi di tale riduzione potrebbero essere conseguiti entro un anno, ponendo fine all’eccessiva dipendenza dell’UE da un unico fornitore.Il nodo centrale e prioritario sono però gli aiuti da mettere in campo per le imprese e i cittadini. Nessuno Stato, con le proprie risorse in bilancio, riuscirebbe mai a mitigare sufficientemente la situazione. Possiamo permetterci solo interventi a breve termine come quelli approntati dal Governo per ridurre le accise, ad esempio. Ma non è sufficiente. Per questo serve fissare con urgenza un tetto europeo per il prezzo del gas e l’istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario. Solo così lo Stato potrà rispondere alle esigenze delle imprese e delle famiglie.

Covid e Green Pass. Verso il cambiamento

Covid e Green Pass, in vista della fine dello stato d’emergenza, fissata al 31 marzo, il Governo ha predisposto nuove norme per il contenimento del Coronavirus.

La fine dello stato di emergenza è sicuramente un momento molto atteso da tutti quanti. Come ha avuto già modo di affermare il Presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, un allentamento delle misure è importante. Certo è che bisognerà comunque tenere conto dell’andamento della curva epidemiologica.

Ma cosa cambierà?

Fermo restando quanto previsto dall’articolo 3 per il sistema educativo, scolastico e formativo, fino al 30 aprile 2022 sarà obbligatorio indossare mascherine FFP2  sui treni Intercity, Intercity Notte e Alta Velocita’; autobus che collegano più di due regioni; aerei, navi e traghetti ; treni interregionali; mezzi del trasporto pubblico locale o regionale; mezzi di trasporto scolastico dedicato agli studenti di scuola primaria, secondaria di primo grado e di secondo grado; per l’accesso a funivie, cabinovie e seggiovie, qualora utilizzate con la chiusura delle cupole paravento.

La mascherina dovrà essere indossata anche nei teatri, auditorium, cinema, locali di intrattenimento e musica dal vivo e durante gli eventi e le competizioni sportive. Nelle sale da ballo la mascherina sarà sempre obbligatoria, ad eccezione del momento del ballo.

La copertura di bocca e naso con mascherine (non necessariamente FFP2) sarà obbligatoria in tutti i luoghi al chiuso.

E il GREEN PASS?

Fino al 30 aprile resterà obbligatorio esibire il GREEN PASS rafforzato per accedere nei ristoranti al chiuso e nelle palestre. Più precisamente il GREEN PASS rafforzato servirà per l’accesso ai seguenti servizi e attività: a) servizi di ristorazione svolti al banco o al tavolo, al chiuso ad eccezione dei servizi di ristorazione all’interno di alberghi e di altre strutture ricettive riservati esclusivamente ai clienti alloggiati; b) piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, per le attività che si svolgono al chiuso, nonché spogliatoi e docce; c) convegni e congressi; d) centri culturali, centri sociali e ricreativi, per le attività che si svolgono al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, compresi i centri estivi, e le relative attività di ristorazione; e) feste, conseguenti e non conseguenti alle cerimonie civili o religiose, nonché eventi a queste assimilati che si svolgono al chiuso; f) attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; g) attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati; h) partecipazione del pubblico agli spettacoli aperti al pubblico, nonché agli eventi e alle competizioni di carattere sportivo che si svolgono al chiuso.

Infrastrutture, quasi 20 milioni per il Piceno

La manutenzione e la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali come prima grande opera necessaria. Sono oltre 20 i milioni di euro in arrivo nei prossimi anni dal Governo per la manutenzione di ponti, viadotti e la rete viaria secondaria della provincia di Ascoli Piceno.

La Conferenza Stato-Città e autonomie locali ha oggi dato l’assenso a due schemi di decreto del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco.

I fondi, che sarà compito della Provincia utilizzare, verranno corrisposti secondo un programma pluriennale: 11,8 milioni di euro (su un totale, per le Marche, di 63 milioni) da utilizzare esclusivamente per la messa in sicurezza o sostituzione di ponti o viadotti (o opere accessorie), sono stanziati per il periodo 2024-2029, mentre 8 milioni di euro (su un totale di oltre 50 milioni) saranno destinati alla manutenzione straordinaria e alla messa in sicurezza della rete viaria secondaria e riguarderanno il periodo 2025-2029.

I fondi arrivano da due provvedimenti distinti inseriti nella Legge di Bilancio 2022.

Da sempre nella mia terra, il Piceno, i collegamenti sono difficili, a volte persino impossibili. Queste risorse potranno quindi contribuire a rendere più sicure le infrastrutture già esistenti in attesa che le grandi opere a cui abbiamo ridato slancio in questi quattro anni possano vedere finalmente la luce. Mi auguro che quanto meno le persone si rendano conto che, da quando il Movimento 5 Stelle è nella maggioranza di governo, tante situazioni incancrenite hanno avuto una svolta e che abbiamo detto basta ad una politica di tagli.

Per saperne di più: https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/sicurezza-stradale-oltre-27-miliardi-per-ponti-viadotti-manutenzione-straordinaria

 

Serve un nuovo Patto per la crescita del Paese

In questi giorni si sta parlando del Patto di Stabilità e Crescita, ovvero di quell’accordo su cui si basa la politica europea che impone il rispetto di alcuni parametri di bilancio.

Essenzialmente ruota intorno al deficit pubblico (cioè la differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi), che non deve superare il 3% del Pil, e al debito pubblico, che non deve superare il 60% del Prodotto interno lordo.

Inizialmente era nato perché la stragrande maggioranza dei Paesi europei hanno un debito molto elevato che potrebbe mettere a rischio la tenuta non solo dei paesi stessi ma dell’intera Unione Europea.

Il rispetto del Patto di Stabilità è stato momentaneamente interrotto a seguito dell’insorgere della pandemia da Coronavirus e in questi giorni si sta temendo una possibile ripresa che rappresenterebbe il vero colpo di grazia.

La crisi e le difficoltà che stanno vivendo gli italiani e le imprese impongono allo Stato di intervenire in loro aiuto ma col Patto di Stabilità avremmo le mani legate con politiche di rigore.

Per questo il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte sta da giorni chiedendo a gran voce che il Patto sia rivisto radicalmente.

Così come Conte, a seguito della pandemia, è riuscito a far sedere intorno ad un tavolo tutti i leader europei e a ottenere il Recovery Fund dimostrando una incredibile capacità di mediazione e sintesi, ci aspettiamo che l’attuale premier, che gode di stima a livello non solo europeo ma mondiale, riesca ad introdurre nel dibattito europeo un nuovo Patto, non di austerità ma piuttosto per la Crescita e lo Sviluppo, coerente con gli obiettivi della transizione ecologica e del rilancio dell’occupazione. 

L’Unione Europea ha dimostrato in queste ultime settimane un’unione di intenti mai vista prima e noi del M5S vogliamo che si prosegua con le politiche di espansione.

Tutte le accise sul prezzo dei carburanti

E’ risaputo che le tasse applicate sui carburanti, in particolare su benzina e gasolio, rappresentano oltre il 50% del prezzo complessivo che noi consumatori paghiamo. In particolare, per il diesel Iva e accise pesano sul totale per il 51,8%, per la benzina verde salgono addirittura al 55,3%.

Questi dati sono stati messi a disposizione dal Mise e fanno riferimento alla settimana dal 28 febbraio al 6 marzo. La benzina costava alla stazione di servizio 1.953,14 euro, di cui: 0,73 euro sono accise (728,40 euro), 0,35 euro Iva (352,21 euro) e 0,87 euro era il costo netto del carburante (872,53 euro).

Sul gpl grava un minor peso delle accise sul totale, riducendo il prelievo fiscale al 35,3% del prezzo di vendita. 

Secondo le rilevazioni dell’Unem, l’Unione energia per la mobilità, “si verifica una situazione paradossale di emergenza” per quanto riguarda il gasolio: il costo della materia prima è ”nettamente superiore al prezzo di vendita senza tasse’‘. Sulla benzina invece si registra un margine lordo di 0,045 euro e, spiega l’associazione, è l’unica voce su cui ”l’operatore può agire per modificare il prezzo alla pompa”.

L’Iva, imposta sul valore aggiunto, prevede un’aliquota del 22% sul prezzo mentre le accise sono un tributo che viene introdotto per affrontare una situazione di emergenza (come i conflitti) e quindi dovrebbero avere un tempo definito.

Peccato che in Italia l’emergenza venga superata ma la lunga lista di accise resti invariata. Oggi paghiamo ben 19 emergenze a partire dalla guerra d’Etiopia (1935-1936).

E nonostante siano passati 87 anni dall’introduzione del prelievo (e 86 dalla fine del conflitto), i consumatori oggi continuano a pagare 0,000981 euro su ogni litro di benzina. Ma in questo elenco non figurano solo conflitti. Ci sono disastri naturali, rinnovi di contratti, missioni Onu e gestione immigrati. L’utilizzo di questo strumento sembra aver preso piede soprattutto a partire dal nuovo millennio. A partire dal 2000 sono state introdotte 9 accise (quasi la metà del totale).

Ma vediamo più approfonditamente:

1) per il conflitto in Etiopia (1936) si applica un prelievo di 

0,000981 euro;

2) per la crisi di Suez (1956) si applica un prelievo di 0,00723 euro;

3) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963) si applica 

un prelievo di 0,00516 euro;

4) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966) si applica 

un prelievo di 0,00516 euro;

5) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968) si applica

un prelievo di 0,00516 euro;

6) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (197) si applica 

un prelievo di 0,0511 euro;

7) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980) si 

applica un prelievo di 0,0387 euro;

8) per la missione Onu durante la guerra del Libano (1982) si applica 

un prelievo di 0,106 euro;

9) per la missione Onu durante la guerra in Bosnia (1995) si applica 

un prelievo di 0,0114 euro;

10) per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004) si 

applica un prelievo di 0,02 euro;

11) per l’acquisto di autobus ecologici (2005) si applica un prelievo 

di 0,005 euro;

12) per l’emergenza terremoto in Abruzzo (2009) si applica un prelievo

di 0,0051 euro;

13) per il finanziamento alla cultura (2011) si applica un prelievo da

0,0071 a 0,0055 euro;

14) per la gestione immigrati dopo la crisi libica (2011) si applica 

un prelievo di 0,04 euro;

15) per l’emergenza alluvione Liguria e Toscana (2011) si applica un 

prelievo di 0,0089 euro;

16) per il decreto legge ‘Salva Italia’ (2011) si applica un prelievo 

di 0,082 euro;

17) per l’emergenza terremoti dell’Emilia (2012) si applica un 

prelievo di 0,024 euro;

18) per il finanziamento del ‘bonus gestori’ (2014) si applica un 

prelievo di 0,005 euro;

19) per le spese del ‘decreto legge del fare’ (2014) si applica un 

prelievo di 0,0024 euro.

 

Un elenco troppo lungo che è ora di snellire. Oltre a questo, come ha anche affermato il presidente Conte

è necessario lavorare sugli extraprofitti delle major del petrolio: istituire un fondo di solidarietà per famiglie e imprese ci pare il minimo. Inoltre ci aspettiamo che il premier Draghi inizi seriamente a ragionare sulla necessità di uno scostamento di bilancio: abbiamo intere filiere al palo a causa dell’escalation incontrollata del costo dell’energia.

Questi rincari, oltre ad essere ingiustificati, stanno terribilmente pesando sulle tasche degli italiani. Cittadini e imprese già in estrema difficoltà a causa di due anni di pandemia.

Per questo il Governo deve intervenire subito approntando tutte le misure necessarie per calmierare i costi del carburante, anche bloccando IVA e le accise. Soprattuto si prenda in considerazione un nuovo scostamento di bilancio.