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Il Salario Minimo: l’inchiesta di Presa Diretta

Il Salario Minimo: l’inchiesta di Presa Diretta

Di Salario Minimo si è parlato sabato nel programma Rai Presa Diretta. Un’interessante inchiesta ha messo in luce da un lato il triste record negativo dell’Italia in fatto di occupazione e di salari e, dall’altro, il successo che sta avendo questa misura in Germania. E’ stata introdotta sei anni fa con una base di 8 euro e quest’anno il nuovo Cancelliere l’ha addirittura elevata a 12 euro.

Ma vediamo più nello specifico i risultati dimostrati dal programma Rai.

Il reportage è iniziato con una premessa: secondo un’analisi di Mediobanca del 2021, ad un dipendente servirebbero

36 anni per guadagnare quanto guadagna un top manager in un anno.

Dopo la pandemia l’occupazione è senz’altro tornata a crescere: baristi, cameriere, commesse. Ovunque si cerca personale. Ma il dato negativo è che a trainare questo trend positivo solo in apparenza sarebbero proprio i contratti a termine, ovvero quelli precari, che incidono per il 60%. Ma ciò che colpisce ancor di più sono i salari offerti.

Quando va bene, si parla di una media di 5€ all’ora, ma si arriva anche a 3,50€. 

Secondo i dati Istat riportati dalla trasmissione, in Italia oltre 5 mln di lavoratori guadagna meno di 10mila euro all’anno, ovvero uno stipendio medio di 830 euro al mese.

A favorire questo sistema è il Jobs Act del governo Renzi.

Come dimostra il grafico qui sotto, in quasi tutti i paesi europei i salari sono aumentati, compresi quelli della Grecia che nel 2008 era andata in default. L’unico Paese in cui ciò non è avvenuto è l’Italia. 

Ma chi sono i lavoratori italiani che prendono una stipendio da fame?

Senz’altro commesse e baristi, ma anche i lavoratori del patrimonio culturale italiano che spesso hanno anche un alto livello di istruzione; operatori socio sanitari; giornalisti; lavoratori stagionali; baby sitter; architetti; ingegneri. 

Secondo il ricercatore Michele Bavaro

un terzo dei lavoratori italiani sono da considerare poveri. Il lavoratore povero tipico è la donna, il lavoratore del sud e il giovane. 

E poi viene riportato l’esempio virtuoso della Germania, uno dei 21 Stati su 27 dell’UE in cui il salario minimo è legge. Lo è precisamente da 6 anni ed ha evidentemente apportato benefici all’intera economia.

Appena introdotto, il salario minimo era di 8 € circa. Dal gennaio 2022 è salito a 9,82 € ma il nuovo cancelliere lo ha aumentato a ben 12 €.

Quando è stato introdotto i sindacati tedeschi non erano d’accordo poiché temevano che la contrattazione collettiva venisse penalizzata ma col tempo hanno compreso come il salario minimo fosse solo la base da cui partire per la contrattazione. 

È stato dimostrato come tutto il sistema economico tedesco abbia beneficiato dell’introduzione del salario minimo:

è diminuito il divario tra redditi bassi e alti e quasi un milione di persone lavora con il salario minimo, oltre 807mila sono donne. Dove c’è il salario minimo l’occupazione aumenta e da quando c’è questa legge in Germania, l’indice di disoccupazione si è ridotto dal 7,1 al 6,1% e il PIL è cresciuto del 20%.

Quindi la nostra idea e la nostra battaglia per introdurre anche in Italia il salario minimo non rappresenta solo un capriccio del Movimento 5 Stelle, un argomento “acchiappa voti”. La nostra non è mai stata una politica di false promesse né di bugie e stando al Governo con tutte le forze che hanno aderito alla maggioranza lo abbiamo dimostrato: abbiamo anteposto la nostra volontà di introdurre il maggior numero di misure che apportassero benefici agli italiani agli interessi elettorali e continueremo su questa linea finché ne avremo la possibilità.

L’Italia deve adeguarsi agli altri Paesi dell’UE e introdurre ora il salario minimo. Noi non ci arrendiamo.

giorgiofede

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