Il nuovo Reddito della Cittadinanza
Reddito di cittadinanza, OCSE: “Ha permesso una riduzione dell’intensità della povertà e ha avuto un ruolo importante nel sostenere il reddito delle famiglie nel corso della pandemia. C’è molto da fare, ma riteniamo sia uno strumento molto importante e che ha permesso di prevenire alcuni degli effetti più devastanti della pandemia”.
La natura primaria del Reddito di Cittadinanza è sempre stata quella di protezione verso le fasce più deboli di reddito, verso soggetti che cercano un impiego ma che non riescono a trovarlo. Posizioni come quella dell’OCSE confermano la bontà di questa misura che certamente ha anche bisogno di essere migliorata.
Ecco perché con l’ultima Legge di Bilancio abbiamo potenziato il Reddito di Cittadinanza con un miliardo in più ma, allo stesso tempo, prevediamo controlli preventivi più stringenti e soluzioni per fluidificare l’accesso al lavoro dei percettori di RdC che sono effettivamente occupabili.
Alcune forze politiche hanno costruito sopra a questa misura una certa retorica volta a screditarne l’utilità e i benefici. Parole che però sono smentite dai numeri. Un rapporto della Guardia di Finanza relativo a quasi due anni di pandemia dice che a fronte di 15 miliardi di euro complessivamente sottratti allo Stato in termini di truffe e illeciti vari, solo lo 0,8% fa riferimento a erogazioni a titolo di RdC.
Ciò non toglie che tutto si possa migliorare e siamo d’accordo sulla necessità di avere regole maggiori che sono state recepite in Legge di Bilancio.
Più controlli.
Le condizioni per ottenere e mantenere il RdC saranno più stringenti. Non basteranno più autocertificazioni da parte dei richiedenti ma sarà l’Inps che verificherà preliminarmente l’esistenza delle condizioni per ottenere il sussidio attraverso i dati Isee, così come i controlli dell’anagrafe e il casellario giudiziario.
Ma non basta. A questo proposito, è stato esteso l’elenco dei reati incompatibili col Reddito, prosciugando così il bacino dei beneficiari che prendono il sussidio sottraendosi alle attività lavorative.
Dopo il primo rifiuto, taglio di 5 euro.
La riforma prevede anche un inasprimento del sistema sanzionatorio. D’ora in avanti, se il titolare del Reddito di cittadinanza non si presenta senza giustificazione al centro dell’impiego che lo ha convocato, incorre nella sospensione temporanea del sussidio. Dal prossimo anno, invece, anche una sola assenza ingiustificata all’appuntamento con il centro per l’impiego determinerà l’immediata decadenza dal beneficio. Inoltre, se ora il titolare del sussidio può rifiutare fino a tre offerte di lavoro congrue prima che il Reddito venga tolto, dal 2022 lo perderà già al secondo rifiuto. Non solo. Se non accetterà la prima offerta di lavoro congrua, subirà un taglio dell’assegno di 5 euro al mese per ogni mese di non lavoro, con il limite di 300 euro (il sussidio non può scendere sotto).
Subito la disponibilità a lavorare.
Fino ad oggi, i beneficiari del RdC considerati occupabili hanno dovuto sottoscrivere la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio o comunque quando ricevono la prima convocazione da parte dei centri per l’impiego. Dal 2022, invece, la Did dovrà essere firmata nel momento in cui si presenta la domanda per il Reddito. In questo modo i centri per l’impiego disporranno in anticipo di una serie di informazioni utili alla profilazione dei beneficiari.
Valide le offerte di impiego da tutta Italia.
Per favorire l’impegnò dei percettori del RdC viene cambiata la nozione di offerta congrua di lavoro, quella cioè che se rifiutata più volte determina la decadenza del sussidio. Finora la prima offerta è congrua se riguarda un’occupazione entro 100 chilometri dalla residenza del beneficiario, la seconda entro 250 chilometri e la terza da tutto il territorio nazionale. Dal 2022, invece, la prima dovrà essere entro 80 chilometri (o una percorrenza della durata non superiore a 100 minuti con i mezzi pubblici), ma già la seconda offerta di lavoro sarà congrua se arriverà da qualsiasi parte d’Italia. Inoltre verrà considerata più facilmente congrua l’offerta part-time: basta che l’orario non sia sotto il 60% di quello dell’ultimo contratto (finora la soglia è dell’80%).
Non occupabili due terzi dei percettori.
E’ sempre bene ricordare che più di due terzi dei beneficiari del Reddito non sono occupabili. E vengono indirizzati ai servizi sociali dei comuni. Gli stessi comuni dovrebbero inoltre organizzare i progetti utili alla collettività, per impiegare i titolari del sussidio occupabili. Finora solo pochi comuni lo hanno fatto, per poche migliaia di persone su una platea potenziale di un milione. Per dare una spinta, su questo fronte, la riforma stabilisce che i comuni siano obbligati a coinvolgere nei Puc almeno un terzo dei titolari del Reddito residenti. Sul versante delle aziende private, per facilitare l’assunzione dei percettori di RdC, si stabilisce che la decontribuzione scatti anche se non è stata comunicata al centro per l’impiego la vacancy.