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Archivia Febbraio 2022

Una corsa a staffetta per un progetto comune

 

La tecnica della staffetta rientra tra le discipline a squadre e consiste nel condurre più rapidamente possibile il “testimone” all’arrivo. Richiede coordinamento nei passaggi e la consapevolezza che si è parte di un team che può vincere solo se si passa il testimone.

Il Movimento 5 Stelle ha messo sempre al centro la partecipazione, il voto degli iscritti coinvolti in ogni decisione cruciale e nel condividere l’alternanza dei nostri vertici, i nostri “staffettisti”. Ma il MoVimento è un unicum nato nel 2009 e passato, come ogni forza “giovane”, in una naturale fase di crescita e di cambiamenti che si sono manifestati anche con il mutare del nostro simbolo.

Il tutto però non deve mai essere visto come una corsa singola, ma sempre come una staffetta in cui i vari leader che si alternano, lo debbono fare nella logica di un gioco di squadra. Siamo nati da un’idea di Gianroberto Casaleggio e di Beppe Grillo, poi fatta crescere con gli strumenti formativi della piattaforma Rousseau, creata ed implementata da Davide Casaleggio con le risorse di decine di migliaia di attivisti e di portavoce che hanno alimentato ed investito, in questa crescita, risorse e lavoro per il progetto comune. Poi l’impegno di Luigi Di Maio e, a seguire, quello di Vito Crimi. Abbiamo vissuto divisioni, polemiche, attacchi interni ed esterni, ma siamo andati avanti non per la simpatia verso il capo politico “pro tempore” ma sempre e solo per un percorso collettivo difficile che non si arresta con la storia di un singolo o di un semplice attivista.

Le scelte sono a maggioranza e le maggioranze si rispettano, altrimenti non si potrebbe parlare di democrazia. L’unicità del Movimento rispetto alle altre forze politiche è quella di dare voce a ciascuno degli iscritti, con il peso di ogni singolo voto pur nel rispetto del gruppo, del progetto collettivo.

Oggi abbiamo delegato a portare avanti questa fase il nostro Presidente, Giuseppe Conte, che con un consenso mai così alto ha raccolto la sfida. A lui oggi rimettiamo la fiducia in questo percorso verso il futuro, ma sempre con la gratitudine verso tutti quelli che lo hanno preceduto.

Nella staffetta non si guarda indietro, si supporta chi è in pista e corre per i nostri colori. Avanti insieme, per chi ha voglia di correre, chi è stanco si sieda pure, la corsa continua ed abbiamo bisogno di tutto il supporto perché le altre squadre sono determinate ma noi abbiamo come sempre scelto i nostri atleti migliori, guardando avanti e non indietro.

Di seguito il link all’avviso di convocazione dell’Assemblea degli Iscritti.

Quattro anni al lavoro per voi!

Oggi voglio parlarvi del nostro lavoro per voi.

Spesso, fra i miei post, trovo commenti negativi rispetto alle scelte del Movimento 5 Stelle di far parte della maggioranza di Governo prima con Salvini, poi con il Pd e con Matteo Renzi e, infine, con l’ampia maggioranza che oggi sostiene Draghi.

Siamo perfettamente consapevoli che la via intrapresa non ci premierà alle prossime elezioni politiche ma, in cuor nostro, abbiamo sempre creduto che la priorità dovesse essere il fare.
Approvare ed introdurre quante più misure possibili.
Cosa che non avremmo potuto certamente fare se fossimo rimasti in minoranza.

E’ per questo che oggi voglio elencarvi tutto ciò che abbiamo fatto in questi quattro anni, auspicando che davvero possa aiutarvi a comprendere la ragione della strada che abbiamo intrapreso.

 

Iniziamo da Bilancio, Finanze e Tesori

  • Ottenuto, grazie al lavoro del Presidente Giuseppe Conte in Europa, i fondi del PNRR
  • Assunto 50mila insegnanti precari
  • Assunto 25mila insegnanti di sostegno
  • Emanato il Decreto Scuola
  • Aumentato il tempo pieno nelle scuole
  • Introdotto l’insegnamento dell’Educazione Civica
  • Introdotto il Fondo Finanziamenti Piccoli Musei
  • Introduzione del CashBack per incentivare i pagamenti digitali
  • Istituzione di un Fondo, con una dotazione di 8milioni di euro per l’anno 2022 e 7 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023, per interventi di riforma del sistema fiscale

Ambiente, Territorio e Impresa

  • Piano Transizione 4.0 stabilizzato per 3 anni, ampliato ai beni intangibili
  • Finanziamenti a fondo perduto “Resto al Sud”
  • Emanato il Decreto Sblocca Cantieri (nominati 30 commissari per 59 opere)
  • Introdotto il Superbonus 110%
  • Emanato il Decreto Genova
  • Emanato il Decreto Clima (210 milioni per mobilità sostenibile e 30 milioni riforestazione urbana)
  • Emanato il Decreto Sisma
  • Stop alle nuove concessioni per trivelle nei nostri mari
  • Introdotti i green bonus
  • Istituito il Fondo nazionale innovazione
  • Introdotte le Comunità energetiche
  • Varato il Piano Proteggi Italia con 11 miliardi per il dissesto idrogeologico
  • Emanato il Decreto Terra dei Fuochi
  • Stanziati 4 miliardi per il Green New Deal
  • Legge Salvamare
  • Legge Plastic Free
  • Istituzione del Ministero della Transizione Ecologica
  • Stanziati 2 miliardi per l’edilizia e l’innovazione tecnologica
  • Prevista la decontribuzione al 30% per le assunzioni al Sud
  • Prevista la decontribuzione al 100% per chi assume donne disoccupate al Sud e donne disoccupate da almeno 24 mesi nel resto d’Italia
  • Prevista la decontribuzione al 100% per l’assunzione di giovani under 35 Iscro (indennità straordinaria di continuità reddituale), prima forma di ammortizzatore sociale per autonomi e professionisti
  • Emanata, nel Decreto Imprese, la norma per i Riders
  • Istituzione del Piano triennale Nazionale per la lotta al caporalato
  • Istituzione dei Protocolli per la Sicurezza nei luoghi di lavoro.
  • Emanato il Decreto Liquidità con 400miliardi per prestiti alle imprese con garanzia statale
  • Emanato il Decreto Salva Impresa
  • Introduzione del Superbonus 110%
  • Introduzione di Fondi per le Start Up
  • Costituzione, nell’ambito di Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., di un patrimonio le cui risorse sono destinate all’attuazione di interventi e operazioni di sostegno e rilancio del sistema economico-produttivo italiano
  • Introduzione di misure di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali

Lavoro e Previdenza Sociale

  • Introduzione del Reddito di Cittadinanza
  • Introduzione della pensione di Cittadinanza
  • Introduzione del Reddito d’emergenza d’emergenza
  • Emanato il Decreto Dignità che ha posto un freno al precariato
  • Introduzione di Quota 100 triennale
  • Anno bianco contributivo per autonomi e professionisti
  • Istituzione del Fondo Nuove Competenze
  • Introduzione del GOL, Garanzia Occupabilità dei lavoratori. E’ il programma nazionale di presa in carico dei senza lavoro finalizzato al loro inserimento occupazionale.
  • Istituzione di un Fondo straordinario nazionale per gli enti del terzo settore.
  • Introduzione dell’Aliquota agevolata per P.Iva
  • Introduzione del Bonus P.Iva
  • Introduzione dell’Assegno Unico Familiare
  • Introduzione del’Assegno Natalità
  • Introduzione del Family Act
  • Aumento delle pensioni minime
  • Introduzione del Fondo a sostegno dell’impresa femminile
  • Taglio del cuneo fiscale per 16 milioni di dipendenti

Sanità

  • 2 miliardi in più per il fondo sanitario nazionale nel 2020 e 2 miliardi per l’edilizia e l’innovazione tecnologica
  • 3,2 miliardi per la sanità nel Decreto Rilancio con il raddoppio dei posti in terapia intensiva e sub intensiva
  • Creata la figura dell’infermiere di famiglia
  • Effettuate 37 mila assunzioni tra medici e infermieri
  • 3,5 miliardi per la sanità e per la protezione civile nel decreto Cura Italia
  •  235 milioni in bilancio ai Medici di Medicina Generale per apparecchiature diagnostiche
  • Stabilizzazione del personale precario con 36 mesi di contratti a tempo determinato (circa 37mila fra medici e infermieri)
  • Abolito il Superticket
  • Istituita la rete nazionale dei registri tumori e referto epidemiologico
  • Con il Decreto Calabria sbloccato il tetto di spesa e del turn over in sanità
  • Assunzione specializzandi al 4 e 5 anno
  • Ddl aggressioni agli operatori sanitari che prevede l’inasprimento delle pene
  • Fondi per persone con disabilità
  • Emanazione del Decreto Cura Italia con 25 miliardi per l’Emergenza da Covid-19
  • Emanazione della Legge Sileri che disciplina la donazione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica.

Affari Costituzionali e Giustizia

  • Introduzione del Codice Rosso per la Protezione di Donne e Bambini
  • Introduzione della Legge Spazzacorrotti (daspo, agente infiltrato, trasparenza partiti, trojan)
  • Introduzione della Legge Anticorruzione
  • Carcere duro per i grandi evasori
  • Nuove assunzioni di magistrati e personale amministrativo nei tribunali
  • Emanata la Legge sulla Class Action
  • Emanato il Decreto Legge Antimafia
  • Emanato il Decreto Calabria che vieta nomine politiche in Sanità
  • Introduzione della Prescrizione breve
  • Introduzione della Norma Fraccaro (500 milioni per i Comuni)
  • Stop alla Pubblicità per il Gioco d’Azzardo
  • Effettuato il taglio dei Parlamentari
  • Effettuato il taglio dei Vitalizi
  • Effettuato il taglio delle Pensioni d’Oro
  • Introduzione della legge per la tutela delle vittime di induzione al matrimonio

Trasporti e Infrastrutture

  • Concessione pubblica per l’Autostrada del Brennero
  • Emanato il Decreto Mobilità
  • Emanato il Decreto Sblocca Cantieri
  • Introdotto l’Ecobonus per le auto elettriche
  • Emanato il Decreto Genova e ricostruito il ponte Morandi
  • Varato il Piano Dighe
  • Introdotti nuovi fondi per ponti e cavalcavia
  • Introdotti incentivi alla mobilità sostenibile
  • Sbloccate le autostrade Asti-Cuneo e Ragusa-Catania
  • Sbloccate numerosissime opere in stallo da decenni: Quadrilatero Marche-Umbria, Aeroporto di Crotone, metropolitana Milano-Monza, Alta Velocità Napoli-Bari, Aeroporti di Foggia e di Salerno, Porto di Gioia Tauro, Ferrovia dei Due Mari.
  • Emanato il Decreto Semplificazioni con l’introduzione di 50 opere prioritarie
  • Piano di digitalizzazione di tutti i processi e i servizi della Pubblica Amministrazione
  • Sblocco della Manutenzione stradale
  • Emanato il Decreto Barriere Salva Motociclisti

Difesa

  • Assunte 10mila nuove unità delle Forze dell’Ordine
  • Aumentati gli stipendi delle Forze dell’Ordine
  • Stanziati 3,5 miliardi per la Protezione Civile nel decreto Cura Italia
  • Emanazione della Legge sulla Sicurezza Cibernetica per potenziare le capacità di difesa in ambito informatico e delle telecomunicazioni con particolare attenzione alle infrastrutture critiche 

Affari Esteri e Emigrazione 

  • Patto per l’export da 1,4 miliardi per il rilancio del Made in Italy nel mondo dopo la crisi sanitaria
  • Accordo commerciale Italia-Cina per la Nuova Via della Seta da 2,5 miliardi per rilanciare il Made in Italy sul mercato cinese
  • Emanato il decreto Immigrazione per conciliare rigore e accoglienza e favorire un sistema trasparente di integrazione a tutela della sicurezza sociale
  • Varato il Piano ‘Rimpatri Sicuri’ per accelerare le espulsioni dei migranti irregolari provenienti da Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del nord, Montenegro Serbia e Ucraina per i Balcani e da Algeria, Marocco, Tunisia, Capo Verde, Ghana e Senegal, per il continente africano

Il Salario Minimo: l’inchiesta di Presa Diretta

Di Salario Minimo si è parlato sabato nel programma Rai Presa Diretta. Un’interessante inchiesta ha messo in luce da un lato il triste record negativo dell’Italia in fatto di occupazione e di salari e, dall’altro, il successo che sta avendo questa misura in Germania. E’ stata introdotta sei anni fa con una base di 8 euro e quest’anno il nuovo Cancelliere l’ha addirittura elevata a 12 euro.

Ma vediamo più nello specifico i risultati dimostrati dal programma Rai.

Il reportage è iniziato con una premessa: secondo un’analisi di Mediobanca del 2021, ad un dipendente servirebbero

36 anni per guadagnare quanto guadagna un top manager in un anno.

Dopo la pandemia l’occupazione è senz’altro tornata a crescere: baristi, cameriere, commesse. Ovunque si cerca personale. Ma il dato negativo è che a trainare questo trend positivo solo in apparenza sarebbero proprio i contratti a termine, ovvero quelli precari, che incidono per il 60%. Ma ciò che colpisce ancor di più sono i salari offerti.

Quando va bene, si parla di una media di 5€ all’ora, ma si arriva anche a 3,50€. 

Secondo i dati Istat riportati dalla trasmissione, in Italia oltre 5 mln di lavoratori guadagna meno di 10mila euro all’anno, ovvero uno stipendio medio di 830 euro al mese.

A favorire questo sistema è il Jobs Act del governo Renzi.

Come dimostra il grafico qui sotto, in quasi tutti i paesi europei i salari sono aumentati, compresi quelli della Grecia che nel 2008 era andata in default. L’unico Paese in cui ciò non è avvenuto è l’Italia. 

Ma chi sono i lavoratori italiani che prendono una stipendio da fame?

Senz’altro commesse e baristi, ma anche i lavoratori del patrimonio culturale italiano che spesso hanno anche un alto livello di istruzione; operatori socio sanitari; giornalisti; lavoratori stagionali; baby sitter; architetti; ingegneri. 

Secondo il ricercatore Michele Bavaro

un terzo dei lavoratori italiani sono da considerare poveri. Il lavoratore povero tipico è la donna, il lavoratore del sud e il giovane. 

E poi viene riportato l’esempio virtuoso della Germania, uno dei 21 Stati su 27 dell’UE in cui il salario minimo è legge. Lo è precisamente da 6 anni ed ha evidentemente apportato benefici all’intera economia.

Appena introdotto, il salario minimo era di 8 € circa. Dal gennaio 2022 è salito a 9,82 € ma il nuovo cancelliere lo ha aumentato a ben 12 €.

Quando è stato introdotto i sindacati tedeschi non erano d’accordo poiché temevano che la contrattazione collettiva venisse penalizzata ma col tempo hanno compreso come il salario minimo fosse solo la base da cui partire per la contrattazione. 

È stato dimostrato come tutto il sistema economico tedesco abbia beneficiato dell’introduzione del salario minimo:

è diminuito il divario tra redditi bassi e alti e quasi un milione di persone lavora con il salario minimo, oltre 807mila sono donne. Dove c’è il salario minimo l’occupazione aumenta e da quando c’è questa legge in Germania, l’indice di disoccupazione si è ridotto dal 7,1 al 6,1% e il PIL è cresciuto del 20%.

Quindi la nostra idea e la nostra battaglia per introdurre anche in Italia il salario minimo non rappresenta solo un capriccio del Movimento 5 Stelle, un argomento “acchiappa voti”. La nostra non è mai stata una politica di false promesse né di bugie e stando al Governo con tutte le forze che hanno aderito alla maggioranza lo abbiamo dimostrato: abbiamo anteposto la nostra volontà di introdurre il maggior numero di misure che apportassero benefici agli italiani agli interessi elettorali e continueremo su questa linea finché ne avremo la possibilità.

L’Italia deve adeguarsi agli altri Paesi dell’UE e introdurre ora il salario minimo. Noi non ci arrendiamo.

Parliamo di sanità

Giorgio Fede

Oggi vorrei affrontare un tema di primaria importanza: quello della sanità. La pandemia ci ha ricordato quanto ancora c’è da fare per avere un sistema sanitario efficiente e quanto siano preziosi i professionisti del settore che, ogni giorno, hanno lavorato e lavorano con abnegazione.

Per riconoscere questo loro impegno, tra pochi giorni si celebrerà la seconda Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato.

Anche in qualità di presidente della commissione Diritti Umani, sono impegnato da due anni affinché si dia la giusta importanza a questi professionisti straordinari. Quest’anno abbiamo conferito il riconoscimento per la categoria delle istituzioni del Premio CIDU proprio al Sistema Sanitario Nazionale. La proposta è stata proprio la mia ma è chiaro che non è sufficiente.

Servono azioni concrete per chi ha fronteggiato con pieno spirito di sacrificio, umanità e solidarietà un periodo straordinario di emergenza. Servono i giusti ristori per i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e i professionisti della sanità che hanno riportato una grave invalidità permanente a causa del Covid e per le famiglie dei sanitari che purtroppo hanno perso la vita dopo aver contratto il Covid.

Al Senato la proposta non è passata ma continueremo ad impegnarci in Parlamento affinché ciò si concretizzi il prima possibile.

È invece di ieri la notizia secondo cui in Italia mancherebbero oltre 60mila infermieri

Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia presenta in media un gap di -3,93 infermieri ogni mille abitanti. Questo dato è stato fornito da FNOPI, la Federazione nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche, alla Winter School 2022 di Pollenzo durante la sessione intitolata “Distinzione tra diagnostica di 1° e 2° livello, home care di alta complessità e offerte integrate – La normativa sui futuri ruoli del personale non medico nel territorio”.

I dati sono allarmanti e ci devono spingere ad un cambiamento organizzativo. Nel 2018 in Italia operavano 5,5 infermieri per mille abitanti contro i 7,8 del Regno Unito, i 10,8 della Francia ed i 13,2 della Germania. Solo la Spagna si attesta a un tasso simile a quello italiano.

Da questi numeri se ne deduce che, per poter mettere in pratica la riorganizzazione dell’assistenza territoriale, mancano oltre 60mila con una suddivisione su base regionale pari a 27mila al Nord, circa 13mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole.

FNOPI ha anche fatto alcune proposte a breve, medio e lungo termine: la possibilità di aumentare il numero di docenti-infermieri nelle università; la previsione di una valorizzazione economica e organizzativa delle competenze specialistiche degli infermieri introducendo corsi di laurea magistrale ad indirizzo specialistico professionale e sviluppare le competenze digitali per supportare l’innovazione dei modelli di servizio; promuovere una cultura diffusa della ricerca clinica; il superamento del vincolo di esclusività che oggi lega l’infermiere nel rapporto di lavoro con il servizio sanitario pubblico.

Mi associo alle parole di Carmelo Gagliano, componente Comitato Centrale FNOPI: un Paese che voglia definirsi civile valorizza valorizza il proprio personale sanitario mettendolo in condizione di

poter sempre rispondere ai nuovi fabbisogni di salute, all’evoluzione demografica e sociale, alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, agli shock come quello dell’epidemia di Covid-19”.

L’epidemia ha suonato un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Balneari: finalmente il Governo nella giusta direzione

Finalmente il Governo ha imboccato la giusta direzione sulla questione Bolkestein.

Dopo troppi anni di mancate scelte e di false e strumentali promesse, l’Italia avrà una disciplina chiara sulle concessioni demaniali, oggetto della direttiva Bolkestein e dei balneari. Abbiamo visto passare 15 anni di scelte congelate da una vecchia politica che decideva di non decidere, tra rinvii, proroghe e false promesse, volte più a carezzare (o prendere in giro) una parte di cittadini per un facile consenso elettorale.

Ma finalmente il nostro Paese si mette al passo col resto d’Europa. C’è molta attesa di approfondire il testo che uscirà dal governo, ma riteniamo, io e i miei colleghi, che la strada intrapresa sia quella giusta.

Come Movimento 5 Stelle abbiamo lavorato perché si arrivasse a un sistema di gare come ribadito anche dalla sentenza del Consiglio di Stato, ma con meccanismi premianti per tutti quei titolari di concessione che negli ultimi anni hanno lavorato in modo virtuoso e nel rispetto delle norme vigenti, oltreché con un doveroso meccanismo di un eventuale indennizzo tra gli imprenditori uscenti ed i subentranti, per tutelarli dalle perdite sull’investimento fatto. Inoltre, siamo convinti che servono clausole sociali per porre fine al far west dei lavoratori creatosi negli anni.

Mai abbiamo creduto che lo Stato dovesse disperdere know how ed esperienze positive che negli anni hanno permesso lo sviluppo dell’offerta turistica. Non era però neanche pensabile fare dell’imprenditore balneare una sorta di lavoro ereditario ed in questa direzione andavano le indicazioni Europee a tutela della libera concorrenza.

Continueremo a lavorare per individuare tutte le soluzioni più idonee, con i distinguo territoriali del caso. Nei fatti, la demagogia di Lega e Fdi di questi anni, volta alla falsa promessa del mantenimento dello status quo perenne, ha illuso gli operatori creando false aspettative alla quali nei fatti non hanno mai mantenuto fede.

Per questo oggi inizia davvero una nuova era, chiara, trasparente, condivisa con tutte le forze politiche. Era quello che chiedevamo da sempre mentre qualcuno continuava con il solito gioco di parte.

La Tutela dell’ambiente in Costituzione

 

La tutela dell’ambiente è stata ufficialmente inserita in Costituzione.

L’approvazione definitiva della proposta di legge è arrivata dalla Camera nei giorni scorsi. L’obiettivo è introdurre la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi fra i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana, modificando due articoli della Carta, il 9 e il 41. 

Questo provvedimento era stato presentato ormai tre anni fa, a inizio legislatura durante il Governo Conte I, da noi del MoVimento 5 Stelle.

Il testo, dopo la seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti. Il Senato lo aveva già approvato con la maggioranza dei due terzi lo scorso 3 novembre.

Ecco come si presenteranno gli articoli 9 e 41:

  • Articolo 9

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. 

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. 

  • Articolo 41 

L’iniziativa economica privata è libera. 

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. 

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali. 

 

Cosa comporta l’inserimento dell’ambiente fra i diritti fondamentali?

La Repubblica italiana da oggi tutela come diritto fondamentale l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi  “anche nell’interesse delle future generazioni”. Lo abbiamo fatto per i nostri figli, e per i loro figli, perché abbiano una vita sana e un ambiente salubre. E si riconosce anche il principio di tutela degli animali, attraverso la previsione di una riserva di legge statale che ne disciplini le forme e i modi. 

Noi siamo convinti che l’unico sviluppo possibile sia quello sostenibile e infatti, con il nuovo articolo 41 è stato stabilito che anche l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con la salute e l’ambiente, oltre che con la sicurezza, libertà e dignità umana. 

Abbiamo acceso un faro che, d’ora in avanti, illuminerà il cammino dell’Italia verso la Transizione Ecologica aiutandoci in un cambiamento epocale anche di natura culturale: le attività umane non devono recare danno agli ecosistemi, alla salute umana e alla biodiversità. 

Il mio rammarico è che questa notizia sia passata in secondo piano,  in sordina e con molte critiche. Avevamo da poco eletto il Presidente della Repubblica e certamente la politica non aveva dato il migliore degli spettacoli ma l’importanza di questa novità resta tale ed è per questo che ne parlo oggi, in maniera più approfondita.

Guardando all’Europa, come l’Italia anche altri Paesi hanno introdotto la tutela dell’ambienta nel loro impianto Costituzionale e sono il Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.

Peraltro, l’accesso a un ambiente pulito e sano è un diritto umano fondamentale. L’8 ottobre 2021, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc), con la risoluzione 48/13, ha riconosciuto, per la prima volta, che l’accesso a un ambiente pulito e sano è un diritto umano fondamentale e ha invitato gli Stati membri dell’ONU a cooperare per darvi attuazione.

 

 

Il Superbonus non alimenta le frodi fiscali

Il Superbonus non alimenta le frodi fiscale. A chiarirlo è stata l’Agenzia delle Entrate che, un paio di giorni fa, è stata ascoltata in Senato proprio per fare chiarezza su questo tema.

Siamo abituati agli attacchi e alle strumentalizzazioni, è già avvenuto con il Reddito della Cittadinanza e ora è la volta del Superbonus 110% che è stato preziosissimo per il rilancio del settore edile e per riqualificare un bene tanto prezioso come la casa.

Da settimane ci sentiamo dire, con tanto di titoloni sui giornali, che la stretta sulla cessione dei crediti del Superbonus 110% fosse necessaria per bloccare il rischio di frodi. Ma nelle foto potete fare un confronto fra i titoli dei giornali e la tabella allegata al testo dell’Agenzia delle Entrate.

Alcuni titoli di giornali

Alcuni titoli dei giornali

 

La tabella dell’Agenzia delle Entrate sulle frodi fiscali

Come potete osservare con i vostri occhi, il 46% delle frodi nell’ambito delle cessioni dei crediti d’imposta riguarda il Bonus facciate, il 34% l’Ecobonus, il 9% il Bonus locazioni/botteghe, l‘8% il Sisma Bonus e solo il 3% il Superbonus.

Questa è la verità. Ancora una volta quindi, rispondiamo alle menzogne con i fatti, con i dati di chi è deputato al controllo. Chiederemo un’informativa urgente del ministro dell’Economia e delle Finanze e una volta chiarito questo aspetto, ci auguriamo che venga ingranata la marcia per sbloccare il Superbonus.

Esistono altri modi per evitare le frodi, e infatti noi del Movimento 5 Stelle, nell’ introdurre questo bonus, avevamo già previsto delle misure per il controllo preventivo che hanno evidentemente funzionato. Non sono sufficienti? Che si studi in fretta per trovarne delle altre! Penalizzare le imprese e i cittadini onesti per l’incapacità di individuare soluzioni è da incoscienti.

La sospensione del Tribunale di Napoli e la leadership di Conte

Ormai le cronache non parlano d’altro che della sospensione da parte del Tribunale di Napoli del Presidente Giuseppe Conte e della sua leadership verosimilmente messa in discussione. Anche i giornali locali hanno voluto affrontare l’argomento ascoltando alcuni Parlamentari marchigiani, fra i quali il sottoscritto.

Quello che più mi colpisce è come, in ogni occasione, le difficoltà che affronta il Movimento 5 Stelle siano ampiamente e con dovizia di particolari affrontate da tutti i giornali e opinionisti. Stessa attenzione però, non viene riservata alle nostre proposte o a terremoti che tutte le coalizioni stanno affrontando in questo particolarmente momento.

A seguito del voto del Presidente della Repubblica, tutte sono state attraversate da discussioni al loro interno. Alcune con effetti deflagranti. Ma sembra sempre che i problemi siano solo nel M5S. Intanto però non esiste più una coalizione di destra, con i vari leader armati l’uno contro l’altro e i ruoli di Salvini, Meloni e Berlusconi messi in discussione.

Non va meglio al centrosinistra: con il voto sulla Belloni, Letta ha trovato difficoltà causate dalle tante correnti dal solito Renzi. Ma nelle cronache tutto viene ridotto e sviato sui problemi del Movimento.

Giorgio Fede

Noi, dalla nostra nascita, veniamo descritti moribondi, e certamente, anche per la nostra giovane età, di “mareggiate” ne abbiamo passate molte. Ma, forse proprio per questo, ci siamo abituati a navigare in tempesta e supereremo anche queste “onde” polemiche.

Premesso tutto ciò, sono convinto che la leadership di Giuseppe Conte si basi sulla profonda condivisione di principi e valori ed è da questo che era scaturito un altissimo consenso. Oltre il 90%. Prima ancora delle carte bollate, quel che è importante è il fortissimo legame politico che certo non dipende e non è messo in discussione da un ricorso sollevato da tre militanti su di una comunità di oltre 100mila iscritti.

La sentenza del tribunale di Napoli mi ha lasciato personalmente stupito, poiché proprio il Tribunale di Napoli, in prima istanza, aveva respinto il ricorso cautelare per la sospensione delle delibere dell’agosto 2021 (per l’approvazione del nuovo statuto e l’elezione del Presidente). Tuttavia ne prendiamo atto perché le sentenze, come ha detto Beppe Grillo, si rispettano.

Ma è anche doveroso ricordare che è arrivato solo un provvedimento di sospensione.

Dal momento che erano comunque programmate nuove votazioni, immagino che non avremo alcun problema a proporre agli iscritti la ratifica delle delibere attualmente in discussione. Oltretutto, con un plus: tutti quelli che non erano abilitati al voto l’estate scorsa, oggi hanno anche maturato i sei mesi di iscrizione. Ma possiamo  valutare la partecipazione anche a quelli con meno di sei mesi di anzianità.

Va precisato anche che la regola dei sei mesi di anzianità era da tempo una prassi consolidata nelle votazioni con lo specifico obiettivo di scongiurare che la comunità fosse infiltrata da cordate organizzate ad hoc per alterare le singole votazioni, complice anche la gratuità e semplificità dell’iscrizione.

Non voglio entrare nel merito della discussione Conte – Di Maio. Di sicuro avremmo tutti preferito un confronto rivolto maggiormente all’interno, nella logica del naturale confronto democratico, oltretutto per una forza politica che antepone il dialogo ed il confronto e vieta per statuto le correnti. In ogni caso ho apprezzato la scelta di Di Maio di uscire dal comitato di garanzia e la conferma data da Giuseppe Conte di assoluta disponibilità ad un confronto chiaro, partecipato e democratico.

Sono certo che anche in questo caso troveremo la migliore soluzione.

Maggiori risorse per insegnanti, scuole dell’infanzia e Università

Maggiori risorse per insegnanti, scuole dell’infanzia e mondo dell’Università.

Nella Legge di Bilancio ci sono numerosi interventi che riguardano il settore dell’istruzione, fondamentale per un Paese che sia attento al proprio futuro. 

Uno fra tutti riguarda, ad esempio, l’aumento di risorse (60 milioni in più) per gli stipendi dei professori. L’obiettivo è la “valorizzazione della professione docente”. Si va quindi dai 240 milioni previsti inizialmente a 300. Contestualmente scompare il riferimento alla “dedizione” del corpo docente da premiare, tanto criticata dalle organizzazioni sindacali. Le risorse potranno ora essere spalmate a pioggia.

Abbiamo pensato anche agli asili nido per i quali sono destinati 120 milioni di euro per l’anno 2022 (+20 milioni rispetto alla legislazione vigente), 175 milioni di euro per il 2023 (+ 25 milioni), 230 milioni di euro per il 2024 (+ 30 milioni), 300 milioni di euro per l’anno 2025 (+ 50 milioni), 450 milioni di euro per l’anno 2026 (+ 150 milioni) e 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027 (+800 milioni). E’ stato disposto anche un livello minimo di posti asilo da garantire, in proporzione alla popolazione ricompresa nella fascia di età da 3 a 36 mesi, fissato su base locale al 33%, compreso servizio privato.  Con la misura intendiamo recuperare il gap tra il Nord Italia e il Sud, tendenzialmente carente sul fronte della disponibilità di posti. Obiettivo non solo di carattere educativo, ma anche di tipo occupazionale, laddove venga favorito il rientro al lavoro delle donne neo mamme.

Previsti anche più soldi per ricercatori e docenti universitari. Abbiamo incrementato il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei stimato in 250 milioni per quest’anno, 530 milioni nel 2023 e 750 milioni nel 2024. Una parte di queste risorse arriverà alle università in forma vincolata. Dei 250 citati, solo un centinaio saranno liberi. Per la somma restante le destinazioni già individuate sono: assunzioni di docenti, ricercatori e personale tecnico- amministrativo (75 milioni) in deroga alle facoltà ordinarie di assunzione; valorizzazione dei dipendenti degli atenei (50 milioni); cofinanziamento delle chiamate dirette di studiosi provenienti dall’estero (10 milioni); risorse extra alle Scuole superiori di ordinamento speciale (15 milioni); borse di dottorato di ricerca (15 milioni). Accanto ai 60 milioni per il Cnr e i per il Fondo ordinario degli enti di ricerca (Foe) spiccano infine altre due voci: il rifinanziamento del Fondo italiano scienza (che dal 2023 salirà a 200 milioni e dal 2024 a 250) e l’istituzione di un nuovo contenitore (il Fondo scienze applicate) dotato di 50 milioni nel 2022,150 nel 2023 e 250 nel 2024.

 

Il nuovo Reddito della Cittadinanza

Reddito di cittadinanza, OCSE: “Ha permesso una riduzione dell’intensità della povertà e ha avuto un ruolo importante nel sostenere il reddito delle famiglie nel corso della pandemia. C’è molto da fare, ma riteniamo sia uno strumento molto importante e che ha permesso di prevenire alcuni degli effetti più devastanti della pandemia”. 

La natura primaria del Reddito di Cittadinanza è sempre stata quella di protezione verso le fasce più deboli di reddito, verso soggetti che cercano un impiego ma che non riescono a trovarlo. Posizioni come quella dell’OCSE confermano la bontà di questa misura che certamente ha anche bisogno di essere migliorata.

Ecco perché con l’ultima Legge di Bilancio abbiamo potenziato il Reddito di Cittadinanza con un miliardo in più ma, allo stesso tempo, prevediamo controlli preventivi più stringenti e soluzioni per fluidificare l’accesso al lavoro dei percettori di RdC che sono effettivamente occupabili. 

Alcune forze politiche hanno costruito sopra a questa misura una certa retorica volta a screditarne l’utilità e i benefici. Parole che però sono smentite dai numeri. Un rapporto della Guardia di Finanza relativo a quasi due anni di pandemia dice che a fronte di 15 miliardi di euro complessivamente sottratti allo Stato in termini di truffe e illeciti vari, solo lo 0,8% fa riferimento a erogazioni a titolo di RdC.

Ciò non toglie che tutto si possa migliorare e siamo d’accordo sulla necessità di avere regole maggiori che sono state recepite in Legge di Bilancio.

Più controlli.

Le condizioni per ottenere e mantenere il RdC saranno più stringenti. Non basteranno più autocertificazioni da parte dei richiedenti ma sarà l’Inps che verificherà preliminarmente l’esistenza delle condizioni per ottenere il sussidio attraverso i dati Isee, così come i controlli dell’anagrafe e il casellario giudiziario.

Ma non basta. A questo proposito, è stato esteso l’elenco dei reati incompatibili col Reddito, prosciugando così il bacino dei beneficiari che prendono il sussidio sottraendosi alle attività lavorative.

Dopo il primo rifiuto, taglio di 5 euro.

La riforma prevede anche un inasprimento del sistema sanzionatorio. D’ora in avanti, se il titolare del Reddito di cittadinanza non si presenta senza giustificazione al centro dell’impiego che lo ha convocato, incorre nella sospensione temporanea del sussidio. Dal prossimo anno, invece, anche una sola assenza ingiustificata all’appuntamento con il centro per l’impiego determinerà l’immediata decadenza dal beneficio. Inoltre, se ora il titolare del sussidio può rifiutare fino a tre offerte di lavoro congrue prima che il Reddito venga tolto, dal 2022 lo perderà già al secondo rifiuto. Non solo. Se non accetterà la prima offerta di lavoro congrua, subirà un taglio dell’assegno di 5 euro al mese per ogni mese di non lavoro, con il limite di 300 euro (il sussidio non può scendere sotto).

Subito la disponibilità a lavorare.

Fino ad oggi, i beneficiari del RdC considerati occupabili hanno dovuto sottoscrivere la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio o comunque quando ricevono la prima convocazione da parte dei centri per l’impiego. Dal 2022, invece, la Did dovrà essere firmata nel momento in cui si presenta la domanda per il Reddito. In questo modo i centri per l’impiego disporranno in anticipo di una serie di informazioni utili alla profilazione dei beneficiari.

Valide le offerte di impiego da tutta Italia.

Per favorire l’impegnò dei percettori del RdC viene cambiata la nozione di offerta congrua di lavoro, quella cioè che se rifiutata più volte determina la decadenza del sussidio. Finora la prima offerta è congrua se riguarda un’occupazione entro 100 chilometri dalla residenza del beneficiario, la seconda entro 250 chilometri e la terza da tutto il territorio nazionale. Dal 2022, invece, la prima dovrà essere entro 80 chilometri (o una percorrenza della durata non superiore a 100 minuti con i mezzi pubblici), ma già la seconda offerta di lavoro sarà congrua se arriverà da qualsiasi parte d’Italia. Inoltre verrà considerata più facilmente congrua l’offerta part-time: basta che l’orario non sia sotto il 60% di quello dell’ultimo contratto (finora la soglia è dell’80%).

Non occupabili due terzi dei percettori.

E’ sempre bene ricordare che più di due terzi dei beneficiari del Reddito non sono occupabili. E vengono indirizzati ai servizi sociali dei comuni. Gli stessi comuni dovrebbero inoltre organizzare i progetti utili alla collettività, per impiegare i titolari del sussidio occupabili. Finora solo pochi comuni lo hanno fatto, per poche migliaia di persone su una platea potenziale di un milione. Per dare una spinta, su questo fronte, la riforma stabilisce che i comuni siano obbligati a coinvolgere nei Puc almeno un terzo dei titolari del Reddito residenti. Sul versante delle aziende private, per facilitare l’assunzione dei percettori di RdC, si stabilisce che la decontribuzione scatti anche se non è stata comunicata al centro per l’impiego la vacancy.