IMMIGRAZIONE: DALLA PROPAGANDA AI FATTI… DOPO 14 MESI DI TWEET, IN 14 GIORNI, SI COMINCIA A PARLARE DI SOLUZIONI CONCRETE
C’è chi pensa all’immagine e ai sondaggi, e chi si occupa dei problemi reali, trattando con tutti gli interlocutori interessati e occupandosi di leggi, procedure e trattati. È sicuramente più noioso di una diretta facebook con i mojito, ma è anche l’unico modo per almeno provare a risolvere qualcosa, senza prendere in giro gli italiani.
Un po’ di numeri. In totale, le imbarcazioni per le quali l’Italia ha aperto delle crisi, da giugno 2018 a agosto 2019, hanno alla fine fatto sbarcare in Italia 1.346 persone, ottenendo che altri Paesi europei si facessero carico di 593 di loro: in sostanza, per ogni 10 persone sbarcate in Italia a seguito di una crisi in mare, l’Italia è riuscita a ricollocarne poco più di 4.
Nello stesso periodo, però, il totale delle persone sbarcate è stato di 15.095, in grande maggioranza arrivi autonomi con “barchini”, per cui non abbiamo potuto chiudere i porti, dovendone dunque consentire lo sbarco senza alcuna negoziazione con gli altri partner europei.
Di fatto, se confrontiamo il numero totale di sbarchi con quello delle “crisi in mare” emerge che il nostro Paese ha aperto crisi e chiesto il ricollocamento solo per il 9% dei migranti sbarcati, e che è riuscita a strappare “solidarietà europea”, cioè promesse di ricollocamento, solo per il 4% del totale degli sbarcati.
Ma a partire dal vertice di Malta di ieri «l’Italia non è più sola» e si inizia a definire il principio che i confini marini di Italia e Malta verso l’Africa sono i confini dell’Europa, con tutto ciò che ne consegue in termini di responsabilità e risorse. Grazie all’impegno del Presidente Giuseppe Conte, del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del neo Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, finalmente, in poco più di 14 giorni, si comincia a lavorare seriamente e concretamente sul tema dell’immigrazione.
Il precedente Ministro degli Interni? In 14 mesi la Lega non ha partecipato a 22 incontri istituzionali che si sono tenuti sul tema della revisione del trattato di Dublino. I risultati sono evidenti.
Noi andiamo avanti, siamo abituati a preferire il lavoro ai riflettori e a cercare risultati concreti attraverso la serietà, l’analisi delle possibilità e il dialogo con gli altri Paesi coinvolti: ieri al vertice c’erano i ministri dell’Interno di Germania, Francia, Malta, i rappresentanti della Presidenza finlandese del Consiglio UE e la Commissione europea.
Certo non siamo ancora alla soluzione definitiva, ma finalmente c’è un primo accordo tra “paesi volenterosi” che, riconoscendo la difficoltà di cambiare le regole europee in senso più solidale, si dichiarano disponibili ad agire al di fuori dei trattati per ricollocare i migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale e sbarcati in Italia o a Malta.
Nel frattempo Di Maio, da Ministro degli Esteri, sta lavorando su altri fronti per una stabilizzazione della situazione in Libia e sui rimpatri. E il lavoro continuerà ad ottobre in Europa, partendo dai principi della necessità del ricollocamento, della rotazione dei porti, dalla dissuasione delle partenze cominciando dal rendere l’Africa un posto sicuro per chi ci vive, dal garantire sicurezza e dignità a chi in Italia lavora e vive avendone diritto, e con la ripresa del controllo internazionale attraverso operazioni ufficiali e coordinate e non “spontanee”.
Il problema è estremamente complesso, chi parla di scorciatoie fa propaganda.